Gp de Catalunya

4.6K 166 11
                                    

With every ounce of my blood, with every breath in my lungs
Won't stop until I'm phenomenal

However long that it takes, I'll go to whatever lengths
It's gonna make me a monster though
I am phenomenal

|| REINA ||

Alla fine rimango a dormire dai Marquez.
Dopo aver raggiunto Alex nella sua camera si è fatto tardi, e con il warm up lap alle 8.30 sarebbe stato stupido rifiutare l'invito di Alex e tornare in albergo.
Mi sveglio prima che suoni la sveglia, con l'odore di caffè nelle narici. Mi rigiro sul divano, dove mi è sembrato giusto dormire, mugugnando parole incomprensibili mentre stiro i muscoli.
"Buongiorno a te, principessa" è la voce di Marc a farmi alzare definitivamente, accompagnata dalla sua risata.
"Idiota" mugugno, con la voce impastata.
Mi aggiusto al maglia con il 73 che mi ha prestato Alex per dormire e lo raggiungo davanti alla cucina, stropicciandomi gli occhi.
È così che sarebbe dovuta andare l'anno scorso, dormire insieme e trovarlo a preparare il caffè la mattina.
Questa volta comunque non è andata come speravo, perché la notte non l'ha passata con me ma con Lola e la cosa mi uccide. Anche se ormai è palese che non sappiamo più essere solo amici, il ruolo dell'amante mi sta stretto.
Che poi, amante è un parolone. Ci siamo solo dati un bacio...
Non so come gestirò la cosa, o cosa farà lui, ma so cosa voglio. O meglio, cosa non voglio.
Non voglio condividere Marc con nessuna.
Lui storce il naso quando getta l'occhio sulla maglia con il numero del fratello, fa per dire qualcosa ma ci ripensa. Ha la faccia pensierosa di chi ha cose per la testa troppo importanti per essere affrontate di prima mattina ed io sono così ridicola che vorrei poggiare le labbra sulla rughetta che gli si è formata sulla fronte e dirgli che tutto passa, che aggiusteremo tutto in qualche modo.
Certo, se lui chiedesse scusa ad Alex e mandasse Lola a quel paese sarebbe tutto più facile.
Apro la dispensa alla ricerca di qualcosa da mangiare per colazione, mentre Marc toglie la caffettiera dal fornello. Indossa già la polo bianca del team, si è tolto la benda dal gomito e ha lasciato solo un grande cerotto. I capelli sono quelli di un pulcino. È così innocente che sembra assurdo pensare che tra qualche ora salirà sulla sua moto e la domerà a trecento chilometri orari, ma io so di cosa è capace.
Ci impegniamo a non sfiorarci nello spazio ristretto della cucina, come se i nostri corpi potessero fare scintille una volta entrati in contatto. Però sento il suo sguardo addosso, mentre mi alzo sulle punte per prendere i piatti dalla credenza e la maglia si solleva.
Marc serve il caffè, io porto a tavola del pane che ho tostato con prosciutto e formaggio. A noi due piace la colazione salata.
"Marc" lo chiamo, mentre mangiamo silenziosi. Lui alza gli occhi dalla tazzina, mi guarda, lo sa cosa sto per dire. Sa che voglio parlare di ieri.
"Non credo di volerne parlare ora" mormora, buttando giù un boccone.
"Ok allora parliamo della gara. Non riesci ad andare veloce come gli altri ma nella moto non c'è niente che te lo impedisca, forse devi cercare di fare traiettorie più strette. Stacca più tardi e stai meno sul cordolo"
Mentre finisco la frase, Alex appare davanti ai nostri occhi.
Ha il viso gonfio e il segno del cuscino sulla guancia, un metro e ottanta di tenerezza mattutina.
"Vi prego, aspettate almeno altri dieci minuti prima di parlare della gara" mormora, poi si unisce a noi per la colazione.
Lola ci raggiunge dopo un po', con una camicia da notte che sinceramente mi vergognerei ad indossare davanti al fratello del mio fidanzato. Cioè, contieniti.
Non faccio commenti per non agitare le acque di prima mattina, per quanto muoia dalla voglia di farlo.
Non appena finisco di mangiare sparecchio e mi chiudo in bagno. Mi lavo in fretta per non dare fastidio, poi faccio cambio casacca togliendo l'azzurro di Alex per tornare ai colori del team Repsol Honda.
Alla fine, ci ritroviamo comunque tutti ad aspettare Lola.
Riusciamo a muoverci in tempo facendo i salti mortali, il warm up è tra un'ora.
Potremmo prendere i motorini per arrivare ai box, ma i ragazzi preferiscono camminare e Lola, prima di iniziare a lamentarsi, viene zittita dal mio sguardo omicida. Certo con quei tacchi stratosferici immagino stia soffrendo, eppure la cosa non mi dispiace affatto.
Cammino al centro, tra Marc e Alex. Questa è la quiete prima della tempesta, la pace che precede il climax.
C'è la folla di giornalisti e fan in lontananza, il delirio del paddock, la tensione per la gara, ma noi siamo nella nostra bolla felice ancora per qualche passo. Come fossimo a rallentatore, con una bella canzone cazzuta in sottofondo, passiamo il limite della safe zone e siamo pronti a combattere.
Marc viene rapito prima dai fan, insieme ad Alex. Cercano di firmare quanti più autografi possibile, fare foto sperando di accontentare tutti. Mi ritrovo io stessa a non potermi fumare una sigaretta in santa pace per fare le foto ai ragazzi dai telefoni dei fan.
"Scusami, posso fare una foto con te e Marc?" domanda una voce maschile alle mie spalle. Con la coda dell'occhio mi accorgo di avere Lola accanto, quindi non mi giro neanche.
Almeno finché non sento picchiettare sulla mia spalla.
C'è un ragazzo sulla trentina con un telefono in mano che mi guarda sorridendo, al collo ha un pass da giornalista e accanto a lui un altro tipo coperto da una telecamera sta riprendendo.
"Reina Del Gado, giusto? Hai vinto il Superprestigio nel 2012 e la classe Enduro under21 nel 2013, tuo padre era una leggenda della Superbike" dice, gasato.
Resto un attimo senza parole, almeno finché non appare Marc al mio fianco.
"Si, è lei" risponde lui per me.
Il sorriso del giornalista si allarga ancora di più. È vero, ho avuto i miei momenti di gloria, ma non avrei mai pensato che qualcuno mi avrebbe riconosciuto ad una gara di MotoGP. La gente deve essersi informata su chi fossi, dopo che Marc mi ha dato visibilità a Jerez.
"Scusa, potresti farci una foto?" il giornalista allunga il telefono nelle mani di una incredula Lola. C'è rimasta male, pensava che volesse una foto con lei.
Il ragazzo si mette tra me e Marc, mentre Marc gli passa un braccio attorno al collo e io lungo il bacino. Sento le dita della mano di Marc che trovano la mia spalla e la stringono, mi risveglio dal torpore giusto in tempo per sorridere verso la fotocamera del telefono. Anche perché la foto la sta scattando Lola e questo mi dà una meravigliosa sensazione di superiorità.
"Un fan delle vere corse ad una gara di MotoGP, fantastico" scherzo non appena il giornalista, Bruno, o almeno così è scritto sul suo pass, si stacca da noi.
Marc mi dà un buffetto scenico dietro il collo, Bruno ride.
"Posso farvi qualche domanda?" Ci chiede lui, indicando con un cenno il cameraman. Annuisco e Marc, con la sua solita cordialità, risponde "certo"
"Mi hai dato lo spunto giusto, così ci fa una campionessa di Dirt Track e Enduro nel team Repsol Honda di MotoGP?" domanda, lasciando perdere il lato da fan per entrare nella parte da giornalista. Si mette per tre quarti davanti alla telecamera, mentre ha il volto rivolto verso di noi. La situazione mi fa così tanto ridere che non posso farne a meno, il tutto sotto lo sguardo orgoglioso di Marc che mi riempie di gioia. Questo dovrebbe essere il suo momento, ciò per cui il suo ego vive, eppure sembra così contento di dividerlo con me.
"Studio ingegneria meccanica oltre che correre, e non appena la mia università me l'ha permesso sono corsa qui a portare un po' dello spirito d'avventura di chi preferisce correre sul fango. Sai, siccome Marc non sta vincendo abbastanza... Bisognava spronarlo un po'" rispondo sarcastica, spostandomi una ciocca di capelli ribelli dietro l'orecchio. Fa un strano effetto stare davanti alle telecamere, uno strano bello.
"Credo di aver capito che siete amici anche al di fuori del circuito, come gestite la passione per due generi di guida così diversi?"
"È semplice, ci scanniamo per la supremazia nel fango. Ho saltato i test in Malesia per una frattura al piede fatta nel Dirt Track, ma per quanto ci provi lei è più forte. Esattamente come ci scannavamo in pista da più piccoli, ma lì credo di aver avuto la meglio io" è Marc a prendere parola, facendo ridere Bruno.
"E Julio Del Gado che ruolo aveva nella vostra via? Oltre che quello di padre per te, Reina"
Cerco di non far notare come le mie spalle si siano irrigidite al sentire il nome di mio padre, ma Marc se ne accorge. Con molta nonchalance, si muove leggermente di lato. Verso di me.
Mi protegge.
"Se sono qui ora, è perché Julio mi ha insegnato a correre" risponde Marc. Bruno attende quale altro attimo che dica qualcosa anche io, ma mi limito ad annuire.
"Reina, ciò che è successo a Julio nel 2008 ha influito sulla tua scelta di preferire il cross alle corse in pista?"
Resto paralizzata dalla domanda. Non pensavo che qualcuno potesse avere le palle di essere davvero così diretto pur di sentirsi dire ciò che vuole.
Stringo i pugni, la simpatia che provavo verso Bruno è stata improvvisamente rimpiazzata dalla voglia di mandarlo a fare in culo. Marc, che mi conosce, apre la bocca per rispondere al mio posto, magari in uno di quei modi composti che mostra sempre davanti alle telecamere. Non mi sta bene però.
Alzo una mano e glie la poggio sul petto, fermandolo.
"Cosa avrebbe dovuto influenzare la mia scelta, precisamente? Il fatto che mio padre sia morto nel box ad una mia gara, o cosa? Il 2008 è composto da 365 giorni"
La risposta tagliente fa boccheggiare Bruno, che forse non si aspettava un accanimento. Imparasse a fare le domande giuste alle persone giuste, prima di tirare fuori argomenti del genere.
Incrocio le braccia sul petto e resto a guardarlo mentre cerca di gestire la situazione.
Se mi metti in difficoltà, io ti metto in difficoltà.
Bruno decide di buttarsi su Marc dopo qualche attimo di tentennamento, gli chiede della gara, della moto. Marc stesso, però, sembra intenzionato a mettere fine a questa farsa.
"Ora dobbiamo andare, scusate. Ho una gara da vincere" dice, facendo un occhiolino in camera. Qualche attimo dopo siamo finalmente liberi dalla canaglia.
"Tutto ok?" mi chiede, poi, afferrandomi il braccio. Il suo sguardo mi studia attento.
Annuisco, sto bene davvero. Non ho risposto male a Lola per tutta la scorsa ora, almeno mi sono sfogata con il giornalista.
Arrivati davanti al paddock di Marc ci separiamo da Alex e Lola.
"Ci vediamo in pista, come promesso" dico ad Alex, quando alzo una mano per farmi dare il cinque. Lui sorride, probabilmente pensava che me ne fossi dimenticata ma una promessa è una promessa.
Nel frattempo, Lola e Marc si scambiano un veloce bacio sulle labbra che mi impegno a non guardare.
La saluto con la mano mentre seguo il campione all'interno del box.
"Allora, chi è pronto a vincere la sesta gara di seguito?" Esordisce Marc davanti al team ed io, al suo fianco, sorrido.
È ora di rimboccarsi le maniche.

YOUNG GOD // MARC MARQUEZDove le storie prendono vita. Scoprilo ora