Mati

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This time I'm ready to run,
Wherever you are is the place I belong

||REINA||

I giorni passano lenti, a Cervera, senza la presenza di Marc.
Non c'è molto da fare qui, ho persino finito tutte le consegne di un esame da oggi a due mesi e rivisto tutta la stagione della MotoGP dell'anno scorso per pensare a cosa fare alla moto di Marc.
Ho scoperto in Barbara e Angel degli amici, sopratutto in Babara. Adoro il fatto che la nostra sembri più un'amicizia tra uomini che tra donne. Parliamo tanto di Rossi quanto di Marc, ma non delle loro persone. Della loro guida, delle loro moto.
Barbara non mi ha chiesto particolari di ciò che è successo a Jerez ed io non ho mostrato il minimo interesse nel volergliene parlare.
Tutto ciò è fantastico.
Sa però che Marc mi ha invitato ad andare con lui a Le Mans e crede che sia pazza anche solo prendendo in considerazione la possibilità di non andarci. Ovviamente, lo penserei anche io se non sapessi i retroscena.
Dovrei approfittare dell'occasione senza pensare a Marc ? Sfruttare la nostra amicizia per restare nel mondo che amo, o rinunciare all'esperienza in pista per essere coerente con me stessa ?
I dubbi mi attanagliano anche in questo placido lunedì pomeriggio, mentre aspetto l'arrivo di Barbara comodamente seduta sul divano in salone. In sottofondo, la TV trasmette una vecchia puntata di O.C.
Quando suona il campanello sento una sedia in cucina spostarsi e la figura di Mati mi sfreccia davanti, correndo verso la porta. È dai ieri che si comporta come un pazzo, ma ieri era il suo compleanno quindi è giustificato. Evidentemente compiere 11 anni gli ha dato alla testa.
"Perché tuo fratello mi ha chiamato Marc?" chiede Barbara, non appena mi raggiunge in salone. Dietro di lei si nasconde Mati, che cercando di passare inosservato torna in cucina con la testa bassa.
Guardo Barbara con uno sguardo interrogativo. Mi alzo dal divano per raggiungere Mati nell'altra stanza. Lo trovo impegnato a giocare con due modellini di moto da corsa, una è la Honda di Marc.
"Mati" richiamo la sua attenzione, mettendo la testa in cucina "Va tutto bene?" Gli domando.
Mati non alza lo sguardo, ma annuisce.
"Sicuro?"
La testolina piena di capelli castani fa di nuovo su e giù.
Lo so che qualcosa non va, ma faccio finta di niente per il momento e torno da Barbara.
"Sigaretta e poi ci studiamo ogni singola componente delle moto dei nostri fantastici piloti?" propone lei, già con la sigaretta spenta in bocca.
"Quanto di merda si sentiranno Angel ed Eric quando si renderanno conto che i progetti di due donne sono migliori dei loro?" dico, facendo partire una risata.
Ride anche lei, poi iniziamo con la nostra tabella di marcia.
Pensare ai motori è la cura a qualsiasi cosa.

Barbara se ne va poco prima di cena, e a casa restiamo io, Mati, mia madre e tre pizze fumanti.
Continuo a pensare che mio fratello abbia qualche problema, perché contrariamente al solito è piuttosto silenzioso.
Mamma non sembra accorgersene o comunque non sembra particolarmente preoccupata. Tutto ciò mi puzza.
Faccio finta di niente però e a tavola parliamo del più e del meno. Mamma mi chiede se andrò a Le Mans e le rispondo che no, non ho ancora deciso.
Dopo cena la aiuto a sparecchiare, ma mi defilo non appena posso per andare in camera di Mati.
Mio fratello è già nel letto, con la lampada del comodino accesa, intento a leggere un fumetto che ha come protagonisti delle macchine parlanti.
Si vede proprio che abbiamo gli stessi geni.
Quando mi vede si irrigidisce, ma mi fa comunque spazio sul materasso.
Con una mano gli tolgo i capelli dalla fronte e resto ad osservarlo in silenzio.
"Mati che c'è?" gli chiedo, accarezzandogli la fronte con i polpastrelli.
Lui aggrotta la fronte, ma non risponde.
So come convincerlo a parlare però.
Gli sfilo il fumetto dalle mani e inizio a fargli il solletico sui fianchi. La risata di Mati invade le mie orecchie ed è uno dei suoni più belli del mondo.
"Dimmi cosa mi stai nascondendo o non la smetto" lo minaccio, piegandomi completamente su di lui. Mati si gira e rigira, ma non riesce a liberarsi.
"Non posso è una promessa" risponde lui, tra le risate.
Mi fermo un secondo per farlo respirare, poi riprendo più forte di prima.
Si arrende quando scendo fino alla pianta dei piedi.
"Marc" dice, ed io mi immobilizzo "Marc mi ha detto che come regalo del compleanno mi avreste insegnato a guidare la moto, ma non è venuto"
Resto ferma, con le parole di mio fratello che mi rimbombano in testa.
"Quando hai parlato con Marc?" domando, andando in iper ventilazione.
"È passato un po' di giorni fa, voleva vedere te"
Mi alzo di scatto dal letto.
Ho il cuore che sembra aver preso la rincorsa. Perché nessuno mi ha detto niente? Perché lui non mi ha detto niente?
"Tu e Marc vi volete tanto bene?" chiede Mati, mentre sono in panico totale.
È questo che intendo quando dico che lui è un idiota, ma che io lo sono di più.
Questo, è quanto dipendo da Marc.
"Si Mati, tanto" rispondo, azzardando un sorriso "domani finisci presto i compiti, facciamo le prime lezioni in moto"
Corro via da camera di Mati per raggiungere la mia. Sul mio telefono ci sono solo messaggi di Eric e Barbara, non li guardo e compongo il numero di Marc.
Sentire la sua voce dopo giorni è un toccasana per le mie orecchie, e ne gioisco almeno finché non mi rendo conto che è la semplice voce registrata della segreteria.
Non lo tartasserò di chiamate, anche perché lui non me ne ha fatta mezza. Però è venuto a cercarmi e per me conta più di una chiamata non ricevuta, anche se probabilmente gli avrei chiuso la porta in faccia.
Piuttosto, mentre aspetto che mi richiami, accendo il pc e, digitando in fretta, mi ritrovo sul sito di una compagnia aerea.
Marc parte solitamente il martedì della settimana di gara, ma ovviamente per domani non ci sono posti sul volo per Le Mans, come non ce ne sono per dopo domani.
Il primo posto disponibile è giovedì pomeriggio.
Prenoto il biglietto aereo senza pensarci due volte, se lo facessi potrei fermarmi, dirmi di ragionare, di valutare.
C'è qualcosa che mi suggerisce invece che andare lì è la cosa giusta, e le sensazioni si ammazzano mettendosi a pensare.

Il giorno dopo Marc non mi ha ancora richiamato, ma rispetto la promessa fatta a Mati.
Nella strada davanti casa nostra, sulla mia prima moto, gli insegno le fondamenta del restare su due ruote.
Mati sfoggia la sua nuova tuta, che ho scoperto essergli arrivata per posta come regalo di Marc, e un mio vecchio casco.
Mi sento così grande in questo momento, e così fiera di me stessa. Quando Mati fa i suoi primi 50 metri quasi mi esplode il cuore dalla gioia.
Lui potrebbe farcela, potrebbe arrivare dove io non ho avuto il coraggio di spingermi.
Lo ammetto, vorrei che Marc fosse qui in questo momento. Ci teneva tanto quanto me a mettere mio fratello su una moto, ora però sarà già a Le Mans.
Ed io sarò lì con lui tra qualche giorno.
Dopo aver passato tutto il pomeriggio a fare avanti e dietro per strada con la mia mini moto da cross, costringo mio fratello a scendere dal sellino.
Ci riesco solo dopo diversi tentativi e la promessa di continuare domani, è proprio come sua sorella.
In effetti, continuiamo con le nostre lezioni anche il pomeriggio successivo. Cerco di insegnargli una cosa fondamentale: come cadere.
Mati vorrebbe salire in moto anche il pomeriggio di giovedì, ma c'è un taxi davanti casa che mi porterà dritta in aeroporto. Ho preparato la valigia all'ultimo, in fretta e furia, così da non farmi prendere dall'ansia prima del previsto.
Mio fratello mi guarda speranzoso quando lascio la mia camera, credendo che abbia cambiato idea sulla lezione di oggi. Purtroppo, il taxi è davvero qui fuori.
"Ti manderò un bacio in diretta mondiale" gli dico, prima di lasciare casa.
Il viaggio verso l'aeroporto è lungo e pieno di aspettative, come lo è anche la mia attesa nella grande e moderna struttura, in coda per l'imbarco.
Cerco su internet i video della conferenza stampa di oggi pomeriggio, per restare aggiornata sugli avvenimenti.
Una chiamata di mia madre interrompe la mia ricerca.
Sento il tono agitato e subito mi allarmo.
"Mati ha preso la moto da solo, è caduto. Lo sto portando in ospedale"
Faccio subito dietrofront.

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Ciao babeees!
Questa volta in diretta dal treno di ritorno da Milano ahahahah a quanto pare per continuare a scrivere assiduamente questa storia dovrei prendere treni con almeno 6 ore di viaggio.
EBBENE SÌ, neanche sta volta il fato è dalla parte dei nostri cuccioli.
Ecco, credo sia finalmente giunto il momento che le cose esplodano.
Nel prossimo capitolo torniamo in pista... Reina riuscirà ad andare a Le Mans? O cosa?

Grazie grazie per il vostro supporto, davvero. Siete fantastiche.

Baciii

YOUNG GOD // MARC MARQUEZDove le storie prendono vita. Scoprilo ora