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La mia storia comincia nel momento in cui i miei genitori si sono conosciuti. Si conobbero per caso a Bolzano, nel 98'... Mia madre era in vacanza con un'amica, mentre mio padre lavorava presso un teatro, a Bolzano. Un giorno si incontrarono per caso, e lui le fece la corte. Non ricordo molto bene i dettagli. Il 23 gennaio 1999 si sposarono. Avevano un grande album di foto del matrimonio fatto da un loro amico, e anche una VHS, così la mia curiosità prese visione del librone pieno di foto, quand'ero piccolina. Avevo sempre questo vizio di vedere sempre le foto. E casa avevamo tantissimi album di foto. Dopo il matrimonio dei miei genitori, ecco che nacqui, nel giugno dell’anno seguente. Abbiamo vissuto nel Trentino Alto-Adige per circa tre anni, da Bolzano alle valli, fino a quando non è nato mio fratello, Alfredo. Lui è nato nel 2001 a Cles. Qualche tempo dopo la sua nascita, con la mia inizialmente "piccola" famiglia, mi trasferì da mia nonna Nunzia, in provincia di Bari, a Modugno, in una palazzina per i ferrovieri, nella zona industriale di Modugno su una strada statale, perché mio nonno era un ferroviere e ai loro tempi gli fu assegnata quella casa. I commenti a scuola partivano subito per questa storia della statale. La palazzina era di un colore marrone e marroncino a righe, ed era a cinque piani, e ogni piano aveva tre appartamenti. Per fortuna c'era l'ascensore. Accanto c'era una palazzina, a righe ma di un colore più chiaro. Il nostro appartamento era al terzo piano. Appena si entrava, c'era il soggiorno con piccola cucina con una porta, una di quelle "a zig-zag", e poi c'era il corridoio, che portava al bagno e le due camere da letto; porta a sinistra i miei genitori, porta destra quella mia e dei miei fratelli, e alla fine del corridoio c'era lo stanzino, e salendo sopra con una scala c'era "l'ammezzato", che era una specie piccola soffitta. Dentro lo stanzino c'era il baule, poi un'asta per appendere i giubbotti e i giacchettini, dei mobiletti messi in alto e qualche chiodino per appendere i cappellini, o gli zaini. Inizialmente, c'erano diverse cose, diversi mobili, che col passare degli anni abbiamo smontato, rotto, mosso, o aggiunto. Avevamo anche i balconi, un balcone lungo a sinistra, che partiva da una porta finestra dal soggiorno e finiva alla porta finestra della stanza da letto dei miei genitori, e poi c'era un altro, che si affacciava dalla nostra finestra. All'inizio erano davvero pieni di piante perché papà faceva il giardiniere, poi molte sono andate via, probabilmente vendute. Le finestre erano tutte a porte, tranne quella del bagno e della cucina ovviamente, che erano piccoline. Dopo che c’eravamo trasferiti in Puglia, le cose andavano discretamente bene. Ho frequentato la scuola materna e la scuola elementare nello stesso plesso.

La scuola materna... che dire? I primi amici, le prime litigate per il "fidanzatino", e i primi saggi di fine anno. Ricordo bene, che durante la materna rimanevo a scuola dopo la mensa fino alle quattro di pomeriggio, facevamo tanti lavoretti, tante paginette. Una delle mie maestre più importanti era la maestra Cianciotta. In terza materna, facemmo la recita di Grease; avevo sempre desiderato di fare Sally, la protagonista, ma ovviamente presero un'altra bambina, ma non bionda, come quella originale. Ne presero una della mia classe, diciamo quella che non sopporterò mai, una delle "vippette" che diciamo che ha avuto più fortuna di me, anzi diciamo che non aveva niente di diverso da me. Era solo più estroversa. Comunque sia, ci rimasi malissimo, ebbi la mia prima grande delusione alla materna. 

Quand’ero piccola amavo cantare e amavo ballare. Mia madre mi raccontava sempre di quando ho iniziato a muovere i miei piedini per terra per la prima volta: eravamo in un ristorante, e stavamo cenando lì. Eravamo a Bolzano ovviamente, e come è solito in tutti i ristoranti, la musica non manca mai, per tenere un'armonia attiva, ed io stavo per conto mio a gattonare, quando a un certo punto mia madre si volta a non mi trovò più dov'ero prima: ero in piedi, dietro di lei, mentre ballavo: avevo conosciuto l'equilibrio attraverso la danza. Sognavo, sognavo sempre di fare la ballerina, e l'ho sempre sognato, era il mio grande sogno nel cassetto. 

Arrivò il momento della scuola elementare, per abbandonare il mio grembiulino bianco, e indossare quello blu. Una volta persi il mio grembiulino bianco... E mi misi a piangere, aveva una mucchetta rosa sopra ed era il mio preferito. Cos'era, la scuola elementare, oltre al grembiulino blu? Semplice: il piano superiore dalla scuola, la cartella più grande, i libri, le cedole che quando le andavi a consegnare oltre ai libri ti davano anche i regalini, (una volta ci rimasi male quando non mi diedero nulla) nuovi amici, insomma; un nuovo mondo da scoprire. Ero solo una bambina, cosa ne sapevo io di cosa si potesse trovare, dietro tutte queste novità positive? Quindi, com’è stata la scuola elementare? E cosa mi ricordo soprattutto? 

Beh, ricordo quanto mi piacesse scienze, le mie prime migliori amiche, i San Valentino, il catechismo... ma non solo le cose belle... anche i tasti dolenti di questa parte della mia infanzia.

SCREAM. (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora