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Avere un cellulare per Natale, mi ha permesso di avere una mia autonomia. E dopo aver scaricato diverse applicazioni, e dopo essermi cimentata nei social, sono entrata nel giro nella tecnologia anch'io. Mi sono iscritta su Twitter, Facebook, Instagram, Kik, Ask, e Vine.
Solo dopo aver fatto un post su un gruppo di directoners su Facebook di volerne creare uno su WhatsApp, ho creato il gruppo. Eravamo tante, all'inizio, poi si sa, man mano le persone abbandonano i gruppi per i troppi messaggi, lo silenziano, o appunto se ne vanno. E in quel gruppo eravamo un po'. C'erano Mariangela, Sara, Serena, Ilaria, Katia, Vanessa, Jojo, Ones, Claudia, Liliana, Erica, Menel, Deborah Erica, Arianna, Giada, e tante altre, ma noi eravamo quelle principali. Ho legato davvero tanto con Menel. Si faceva chiamare da noi Manny, era musulmana, di Modena, ed era una ragazza divertentissima. È stata una buona amica, c'è stata nei momenti migliori e peggiori per me. Ma un giorno non ho mai saputo per quale motivo, è sparita ovunque, nel nulla. Da quel giorno non ho più avuto sue notizie, né su facebook, su WhatsApp, o Twitter, o il suo Instagram che si è fermato con la sua scomparsa. Ogni tanto mi torna in mente, vago nei suoi profili fantasma, e spero di ritrovarla, spero di ritrovarci, che lei mi torni a scrivere. Ma non succede mai.
Non creai solo un gruppo, ma più di uno, conoscendo tante persone, tante fangirl, tante ragazze "come me" in giro per l'Italia.

Ho fatto parte anche di un gruppo di Smilers, i fan di Miley Cyrus, famosa per aver interpretato Hannah Montana. Si chiamava #teamtwerkwithMiley, e ho conosciuto tante ragazze, Lena, Michela, Lucia, e tante altre di cui ho dimenticato il nome.

Ero l'anima di ogni gruppo, non per vantarmi ma lo ero davvero. A volte le ragazze mi scrivevano in privato oppure scrivevano sul gruppo i loro drammi, com'era andata la loro giornata, o a scuola. Eravamo una più pazza dell'altra. La nostra età partiva dagli 11/12 ed arrivava ai 16/17 anni, eravamo tutte minorenni e nel pieno dell'adolescenza. Eravamo come una piccola famiglia e ci sostenevamo per qualsiasi cosa, in qualsiasi momento anche per la più pazza fan fiction sugli One Direction. Io ero cotta persa di Niall Horan, quel biondo irlandese dagli occhi azzurri che aveva catturato la mia attenzione con la sua risata, la sua voce, il suo sguardo, e il modo in cui suonava la sua chitarra.
Raccontavo tutto quello che mi succedeva, quindi loro, le mie amiche, sapevano tutto su di me. Ero una ragazza vivace, divertente ed aiutavo tutte. Ma io non mi facevo aiutare da nessuno. Ho aiutato persone, e mie amiche, ad uscire dall'autolesionismo, perché era una cosa sbagliata, dicevo. E ce l'ho sempre fatta. Ma man mano che andava avanti sempre di più, la curiosità era alta, e io già avevo provato a sfregiarmi il viso con le unghia tra i pianti perché non mi piaceva cosa rifletteva nello specchio. Per questo motivo allontanando le mie amiche da quella forma lenta di autodistruzione, mi sono avvicinata io sempre di più ad essa, fino a farla diventare parte integrante di me.
Ho aiutato tutte le mie amiche ad uscire da questo giro, a riprendere la loro vita tra le proprie mani, mentre io perdevo la mia.
Anche grazie all'iscrizione su Twitter, ho comunicato con tantissime directoners, beliebers, smilers, lovatics, persone di qualsiasi fandom, anche di Bari. Ho anche postato un tweet in cui dicevo di voler creare un gruppo di directioners su Whatsapp. Quindi, quando ho ricevuto abbastanza numeri in dm ho creato un altro gruppo. Ho conosciuto davvero tantissime fan degli one direction con cui ho condiviso tantissimi momenti virtuali, è con cui ho parlato intere giornate, ma ho passato anche nottate a fare after in chat. Un gruppo era composto da Fatin e Giulia, che andavano in classe insieme, Andrea, e Federica, la mia futura compagna di classe alle scuole superiori.

Quando è arrivato in Italia il Take me home tour, poche ragazze sono riuscite ad andare al forum di Milano e all'Arena di Verona, e la maggior parte è rimasta a casa. Io lo dicevo, lo dicevo che prima o poi loro sarebbero riuscite ad andare ad un loro concerto mentre io no, perché non credevo la mia situazione in famiglia sarebbe migliorata, o per lo meno credevo che non mi avrebbero mai comprato un biglietto di un concerto. E così fu. Tutte, sono riuscite ad andare al tour successivo. Tutte, hanno realizzato il sogno di viaggiare, di andare a Londra. Tutte hanno avuto questa fortuna. Tutte hanno incontrato la felicità. Sono riuscite addirittura ad incontrarsi tra di loro, le più vicine, o sono andate allo stesso concerto. Nessuna di loro aveva i miei problemi in casa. Ho provato a credere che il Where We Are tour sarebbe stato anche il mio tour, il mio momento, il mio anno. Ma non è stato così. Vedevo tutte realizzarsi mentre la cose in casa mia andavano sempre peggiorando, è lentamente tutto questo mi logorava. Sono rimasta indietro anziché stare al loro passo. Ho incoraggiato tutte le mie amiche, ed è stato vano, sapevo che loro ne avrebbero avuto la possibilità ed io no. Loro hanno cercato di incoraggiare me, perché è questo che gli amici fanno. Ma è stato tutto inutile, ed io già lo sapevo. Nessuno poteva capirmi. Andava sempre tutto storto. Andava sempre tutto per il verso sbagliato.

Ho avuto tantissime amiche virtuali grazie al telefono e i social, che non avevo nella mia vita reale e che non potevo avere. Tantissime migliori amiche, tra cui Rebecca, destinatario della mia lettera a cui presi 10 nel compito di italiano. Ma lei, come qualcun altro, sparì nel nulla dissolvendosi. Ed è solo questo il problema delle persone dietro un pc, o un computer che non sono della tua citttà. è al quanto malinconico il modo in cui potrebbero sparire nel nulla, o anche semplicemente allontanarsi da te in un attimo, in un click.

SCREAM. (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora