Così, il vicepreside aprì la porta della classe e per la prima volta io ne varcai la soglia. La classe era silenziosa e l'attenzione che tutti rivolgevano alla professoressa minuta e bionda dallo sguardo severo cadde su di me, compresa quella della sottoscritta. Il professore mi augurò una buona giornata e dopo aver detto il mio nome alla professoressa dell'ora uscì, e la prof e i miei compagni mi indicarono il posto libero che avevano riservato per me: un terzo banco nella fila centrale ed in seconda fila, vicino ad Erasmo. Tutti mi fissavano e avevano un sorriso strano dipinto sul volto. La professoressa si presentò, era la prof Susca di matematica e coordinatrice di classe, che doveva restare anche l'ora successiva. Mi apprestai a recuperare un quaderno a quadretti nuovo per prendere appunti, fortunatamente non avevo interrotto alcuna spiegazione poiché stavano facendo esercitazione a cui mi unì ben presto, cercando di capire a che punto della matematica fossero arrivati. Nonostante fossi mancata tanto tempo da scuola quando andavo alla Tommaso Fiore, con l'aiuto di Erasmo e con il sottofondo di Andrea che mi faceva domande, provai inutilmente a svolgere l'esercizio cercando di mettermi pari passo con la classe. L'ora volò in fretta, e non appena suonò mi annotai i compiti per casa, e recuperai l'orario definitivo. Ogni giorno si usciva all'una, tranne che due giorni si usciva alle due, e quel giorno avevo sei ore. La prof di matematica si diede il cambio dell'ora successiva con un'altra prof, quella di Tecnica la stessa materia che si fa alle scuole medie sulle tecniche di rappresentazioni. Mi fece subito far prestare un foglio e un paio di squadrette dall'altra classe per fare svolgere anche a me la rappresentazione assegnata alla classe.
La campanella dell'intervallo non tardò a suonare, così la mia nuova compagna di classe Claudia, mi fece scoprire che si poteva uscire dalla classe, cosa che non avevo mai fatto, e di sua iniziativa mi portò con sè giù fuori a conoscere qualcuno dell'istituto. Così mi ha fatto conoscere un po' di persone che lei conosceva e che erano conosciute in tutto l'istituto, me li presentava e mi diceva il loro soprannome, per come erano conosciuti e tutti erano curiosi di conoscere la nuova arrivata tra quei 180 studenti, che erano come una piccola famiglia. Vidi che c'erano dei signori che vendevano i panini e la focaccia, e Claudia mi fece presente che venivano ogni giorno dal panificio alla nostra scuola apposta per il nostro istituto. Dopo dieci minuti la campanella suonò e ritornammo in classe.
Un omone era in piedi sulla soglia della porta, e guardava l'interno della classe in silenzio il chiasso che gli alunni stavano provocando per via degli schiamazzi e di alcune persone attorno a me che mi chiedevano di parlare con l'accento o in dialetto barese. Quando tutti se ne furono accorti cessarono le voci ed egli si diresse verso la cattedra entrando in classe. Era un prof davvero molto alto e anziano il professore di lettere Perrino, il prof anti juve per eccellenza. All'inizio della sua ora fece l'appello, così ho potuto conoscere i nomi di tutti i miei nuovi compagni di classe. Il prof era una persona educata, serio al momento giusto, ma quando gli davi da parlare attaccava, e così l'ora volava via tra un discorso e un altro, come successe. Così si diede il cambio con un altro professore, quello di religione, che si presentò, e dopodichè aspettò il nostro silenzio per portarci al pino superiore, in un'aula per farci vedere un filmato sulla religione registrato su una videocassetta che avremmo visto tramite una televisione del tutto tranne che moderna. Terminata l'ora, il prof si dette il cambio con una professoressa, quella di informatica. Dopo le presentazioni, mi informò che aveva due giorni con noi e quella fu la giornata dedicata alla teoria, in cui consegnò i compiti sul codice binario che avevano svolto i miei compagni di classe. Io di informatica non ne sapevo una mazza dato che a scuola o non ci andavo, o la prof mancava, o eravamo a digitare ai pc a fare pratica alla scuola che frequentavo in precedenza.
Finalmente l'ora terminò e suonò la campanella di uscita, la mia ultima campanella del primo giorno in quella scuola. Così, cercai Nino tra gli alunni e mi diressi all'autobus verso cui si stava dirigendo. Sono salita, mi sono messa vicino all'autista assieme a lui e ho aspettato che partisse, tanto dovevo scendere alla prima fermata.
Ogni mattina per andare a scuola, alle otto meno un quarto scendevo a piedi la discesa con Nino fino alla fermata del pullman come indicato dal direttore, fino a quando non sono diventata autonoma e ho cominciato a farmi strada da sola e con il ragazzo della settima casa mi ci ritrovavo alla fermata. Quando salivo sul pullman, timbravo il biglietto e se c'era posto mi sedevo, altrimenti rimanevo tranquillamente in piedi. Quando mi vedevano le ragazze sul pullman o nel bagno, o per i corridoi mi chiedevano se fossi la ragazza nuova, ed era divertente perchè loro erano curiosi di conoscermi. Inoltre tutti sapevano che venissi dal Villaggio SOS. Nei giorni a seguire mi sono arrivati i libri, ho avuto il libretto delle giustificazioni nuovo, ho avuto l'abbonamento per il pullman e ho conosciuto il resto dei professori e dei loro assistenti. Ho conosciuto anche la prof di sostegno del ragazzo della classe aveva dei problemi, che mi ha aiutata moltissimo nell'inserimento e nel recupero di alcune materie a me nuove, come la chimica e la biologia. In educazione fisica, facevamo basket, mentre nell'altra scuola facevamo solo test di Couper. In fisica ero moltissimo indietro. Insomma, avevo molto da recuperare, tranne che per l'inglese ed appunto scienze motorie, ed ero pronta e disposta ad impegnarmi. Mi hanno anche cambiata di posto per via della sicurezza in caso di evacuazione quindi mi hanno messa infondo, un post più indietro rispetto a quello precedente e all'ultima fila, vicino a Claudia e Andreina, che mi hanno riempita di dediche il diario.
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SCREAM. (IN REVISIONE)
NonfiksiCosa vuol dire rimanere in silenzio ed essere spettatori della propria vita? E mantenere gli urli disperati nella propria gola, senza mai reagire? Tratta da una storia VERA. Questa è la mia storia. Tutto ciò che è scritto è accaduto realmente. Ed...