Al secondo anno di scuola media conto 42 assenze con rischio bocciatura e con chiamata a casa. Nel frattempo, sono uscita anche su tg norba 24 con il nome di Sara.
Perché tutto questo? Perché all'inizio dell'anno scolastico eravamo senza pulmino per andare a scuola, e per questo motivo, ci sono state storie. La motivazione per cui ha firmato mio padre la giustifica di tutte quelle assenze è stata "logistica". Ed è vero. Quando sono tornata a scuola, i primi giorni andavamo a piedi perché ancora non c'era il pullmino, e obbligati, altrimenti ci avrebbero portati i carabinieri con le forze. Per i corridoi, nessuno credeva che fossi tornata, ero come un miraggio per tutti. Invece ero reale. Il primo giorno di scuola sono entrata a seconda ora, c'era il cambio d'ora e tutti erano fuori dalle classi, e per il corridoio sentivo le voci che dicevano che fossi tornata. E passò liscio. Ho detto che ero finita anche sul tg per quella situazione, quel disagio. Ma la tregua terminò ben presto, perché dagli insulti, dalle parole, passarono alle mani. Venivi spintonata, o presa a schiaffi quando al sono dell'ultima campanella dovevamo uscire dalla classe, alle spalle, e molte volte dal primo volto che avevo conosciuto l'anno precedente, e credevo fosse amico. Già, belli gli amici. Tornavo a scuola piangendo, oppure appena arrivavo a casa mi buttavo sul letto a piangere disperata. La scuola mi stava logorando dentro. La situazione è andata avanti in quel modo fino a quando non sono andata dal preside, che ormai mi vedeva regolarmente. È salito in classe la mattina successiva in mio aiuto, e la situazione si è attenuata.
Il secondo anno è stato impegnativo per me, dato che ho fatto parte del giornalino della scuola e avevo l'impegno di frequentare la scuola anche di pomeriggio. Ho scritto qualche articolo, ma mai pubblicati. Ho redatto articoli di altri miei "colleghi" uno dei quali ha sotto riportato il mio nome al fianco del mio collega. Ho ancora conservata l'edizione della Gazzetta del Mezzogiorno, in cui c'è questo mio articolo redatto, perché una pagina era dedicata alla nostra scuola. Abbiamo anche fatto un tg, in cui leggevamo gli articoli che avevano scritto e pubblicato, e alla fine è stato proiettato a scuola. Ricordi che avevo una maglia blu abbinata al mio di fular legato al collo, e i capelli raccolti in due code. È stato molto semplice parlare mentre le prof registravano con la macchina fotografica mentre parlavo e per la prima volta mi sono sentita come una vera giornalista, con i figli avanti a me, e gli altri davanti alla macchina in modo tale che li leggessi. Dietro di me c'era la lim accesa con la foto presente nell'articolo. Ho preferito non impegnarmi in altri corsi come l'anno precedente, per evitare di scegliere a quale partecipare il pomeriggio. Non ho partecipato solo al giornalino della scuola. Con il professore di arte, il prof Bosna, quell'anno, ho partecipato al concorso del doodle di Google per i 150 anni dell'Unità d'Italia, con la mia classe. Ognuno doveva progettare il proprio doodle con le proprie idee. Il mio nome, era George99, il nome era ideato dalla protagonista della mia serie tv preferita a quei tempi dopo una mamma per amica e streghe, ovvero "death like me". Avevo disegnato il doodle di Google con le fonti alternative, ovvero l'energia rinnovabile. Il mio disegno, arrivò terzo in tutta Italia, ma al primo posto, come annunciato dai telegiornali, è stata una classe.
Un'altra cosa che ricordo della scuola, è che dato che eravamo una classe movimentata, i professori hanno deciso di attaccare una porta la tavola per le uscite al bagno, dove segnava quante volte e a che ora uscivamo al bagno. Ovviamente non tutti erano onesti. La mia classe non era movimentata, ma peggio, facevano sempre urlare la maggior parte dei professori, ed il nostro registro era pieno di note.
Il secondo anno è stato strano. Potrei definirlo ambiguo. Perché nonostante le persone che mi bullizzavano continuamente, quell'anno ho imparato a definire il mio modo di vestire, gli abbinamenti. Ma non è importante.
Nella classe accanto, ovvero la terza, arrivò un ragazzo nuovo da Novara, Lorenzo. Ovviamente da ragazzo nuovo, era quello più conosciuto della scuola, al momento. Tutte le ragazze gli andavano dietro. Una volta, uscii dalla classe per andare in bagno e c'era lui. Mi fece ridere, perché mi salutò con un dito su cui aveva disegnato una faccina.
Quell'anno, ho provato ad aggirare il nemico, rendendomi amica del mio nemico, nonostante tutto ciò che mi avesse fatto, e ho contrastato la pubertà. A che tenevo i capelli sempre legati, ho cominciato a portarli sciolti sulle spalle, e per la prima volta ho messo un paio di leggins. Quando il servizio dello scuolabus ha cominciato a funzionare, faceva diversi tragitti; ovvero prima di lasciarmi a casa, da scuola passava alla scuola elementare di mio fratello, lasciava i ragazzi che abitavano in zona della statale 98, poi andava a porto Torres, dopodiché lasciava me e i miei fratelli e infine lasciava i ragazzi del cep e del quartiere San Paolo, tra cui anche i miei compagni di classe. È stato difficile da sopportare averli non solo in classe, ma anche sul pullmino, dato che non perdevano occasione per bullizzarmi. In acque tranquille però, alcune mie compagne di classe mi chiamavano per chiedermi i compiti. Una volta, mi hanno aiutata a truccarmi in classe. Durante l'ora di educazione fisica mi hanno messo la matita sulle palpebre. Era la prima volta che mi truccavo esageratamente. Sul pullmino c'erano ragazzi di terza media, quindi quelli più grandi. Non so se mi presero per il culo, ma diverse volte mi chiesero di mettermi insieme a loro, o mi facevano complimenti. Una volta si stavano prendendo a mazzate mentre aspettavamo che uscissero i bambini delle scuole elementari. Quando scendevo dal pullmino perché ero arrivata a casa, spesso i soliti ragazzi si affacciavano dal finestrino per urlare qualcosa di carino, testimone la mia migliore sia Mariangela, che aspettava sua sorella perché veniva con noi. Le mie compagne mi chiedevano il motivo per il quale non mi mettevo con quei ragazzi, ma io non prendevo seriamente la cosa, ed io giustamente mi sono sempre sentita presa per il culo, non ci credevo e prendevo queste cose alla leggera, tutto lo prendevo alla leggera. Una volta ho anche messaggiato con un ragazzo che aveva chiesto il numero alla mia compagna di classe. Io non credevo lo avrebbe fatto sul serio, ma lo fece. Così per un po' ci scrivemmo.
Ecco perché quell'anno fu strano, oltre il fatto che si crearono i primi pettegolezzi su di me, o su "chi mi piaceva" che in realtà non mi piaceva affatto, o su di me e un ragazzo, che ci chiamavano "la farfalla e la libellula".Il 7 giugno 2012, con la redazione del giornalino della scuola e le nostre prof, andai al teatro Petruzzelli di Bari per assistere alla premiazione del News Paper Game 2012, in cui ci diedero tanti gadget tra cui due magliette dell'evento.
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SCREAM. (IN REVISIONE)
Non-FictionCosa vuol dire rimanere in silenzio ed essere spettatori della propria vita? E mantenere gli urli disperati nella propria gola, senza mai reagire? Tratta da una storia VERA. Questa è la mia storia. Tutto ciò che è scritto è accaduto realmente. Ed...