Sì, non è stata un'infanzia tutta rose e fiori, ma ci sono stati piccoli momenti, o periodi felici. Durante le vacanze, spesso più in estate, quando la nonna Nunzia era ancora viva, passavamo giornate insieme ai nostri quattro cugini a creare altri ricordi positivi.
Certo, come ogni bambino, come i nostri cugini, sicuramente io e i miei fratelli eravamo vivaci. Noi tre, avevamo il vizio di arrampicarci sugli armadi, e buttarci sui letti, cosa che spaventava qualsiasi ospite, ma per noi era un gioco divertente, e non ci siamo mai fatti male, non siamo mai caduti. Scrivevamo sui muri di casa della nostra camera, li dipingevamo, ci disegnavamo liberamente, collezionavamo figurine di ogni tipo.
Mia madre, i lenzuola bianchi e vecchi non li buttava: ci faceva disegnare sopra con i colori a spirito, quando volevamo fare qualcosa, ci annoiavamo, lei tirava fuori questo grande lenzuolo, lo stendeva sul pavimento e noi ci mettavamo sopra a disegnare con i Giotto.
Abbiamo passato le nostre estati tra il Brindisino, siamo stati a Fasano, allo Zoo safari, ad Egnatia e Savelletri, che era uno dei nostri luoghi preferiti, a Quasano, Ruvo, Bitetto, Cassano, Mercadante, alla fiera del Levante, e sulle Dolomiti Lucane. Dopo che mio padre aveva "perso" il lavoro, dovevamo andarcene dalla casa in cui abitavamo, per questo nostro padre ci diede l'autorizzazione di sfasciare qualche mobile vecchio e qualche armadio, che non serviva più, infondo credevamo che dovessimo andarcene via. (Falso!) Da quando lui non lavorava più, ricevavamo dei soldi, che utilizzavamo durante l'estate, che ci pernettevano di fare le gite fuori porta, quando la macchina c'era ancora, o per fare la spesa. I miei dicevano fosse il mutuo. Un inverno, intorno al 2009, il periodo in cui avevamo deciso di trasferirci, abbiamo fatto un viaggio e siamo saliti su in Alto Adige, dove tutto è cominciato. Ci siamo messi tutti in macchina, compresa Miele, la nostra gattina, e siamo partiti. Siamo andati a trovare a casa i nostri cugini e i nostri zii, lo zio Piero e zia Wally, che ci hanno ospitati per una notte. Avevamo trovato una casa, vicino ad un cimitero, e il lavoro. Siamo andati a Ruffè, il paesino in cui tempo indietro abitavamo, tra l'Ortles e lo Stelvio, a trovare i vecchi proprietari di casa, che ci hanno accolti in casa loro e ci hanno offerto la loro Sambuca, con qualche amaretto. Abbiamo tentato di lasciare Miele lassù, in quel paesino di 100 abitanti. Ma non ne ha voluto sapere, quando siamo tornati in auto, è salita nuovamente con noi, pronta a ripartire. Non ricordo esattamente per quale motivo per cui non ci siamo più ristabiliti lì, il posto era piaciuto a tutti, oltre che la casa vicino al cimitero. E non ricordo oltre, tranne che la felicità di rivedere i miei cugini e il pane miele burro a colazione in famiglia. Mi erano mancati molto, dato che non ci vedevamo da tanto tempo, dopo aver passato intere estati d'infanzia insieme. Così, ripartimmo e tornammo di nuovo a casa, direzione Puglia, pronti a ricominciare.
Abbiamo dovuto lasciare Miele la nostra gatta, perché non poteva più stesse in casa con noi, e non potevamo più mantenerla. Per questo l'abbiamo portata in azienda da Pino, dove le abbiamo finalmente restituito la sua libertà di qualsiasi altro animale, che avrebbe assaporato a pieno una volta fuori da casa nostra e dalle grinfie di noi bambini.
Durante quell'ultimo periodo di scuola elementare, ho preso la passione per il calcio. Ogni estate giocavo con i miei fratelli e gli altri bambini dei due palazzi a pallone, e conoscere le Pink Bari alla fiera del Levante, non ha fatto altro che aumentare la mia passione per il calcio. Ero un maschiaccio. Sono stata tifosa del Bari, mio padre ci portava alle partite e ogni volta faceva di tutto per farci entrare senza pagare, cosa che facevamo, e ci mettevano in curva nord a vedere le partite. Sapevo a memoria tutti i giocatori e avevo una loro lista. A volte, andavo a vedere i loro allenamenti e una volta sono riuscita ad avere i loro autografi. Ai tempi, avevo l'autografo del portiere, di altri giocatori e di Barreto, l'attaccante più forte della squadra. Ma anche quando andavamo allo stadio, i brutti momenti riemergono. Riemergono, perché mio padre si fermava ed ogni momento per lui era buono per alzare le mani e prenderci a botte. Anche quando siamo andati a farci fare gli autografi dai giocatori del Bari, quel giorno, avevo gli occhi rossi segnati dal pianto. Anche quando sono andata alla partita, avevo pianto. Una volta stavamo guardando l'allenamento del Bari quando mio padre si stancò di sentirci litigare, si girò e cominciò a prenderci a schiaffi, a botte, senza guardare dove colpisse, e ci minacciò di lasciarci lì, o di abbandonarci in una campagna, o di portarci in una campagna, un luogo isolato, per "suonarcele di Santa ragione", e agli occhi delle altre persone sembrava una cosa da niente, il fatto che mio padre non prendeva mai le nostre difensive, o ci picchiava sempre, o ci faceva sempre piangere.
STAI LEGGENDO
SCREAM. (IN REVISIONE)
NonfiksiCosa vuol dire rimanere in silenzio ed essere spettatori della propria vita? E mantenere gli urli disperati nella propria gola, senza mai reagire? Tratta da una storia VERA. Questa è la mia storia. Tutto ciò che è scritto è accaduto realmente. Ed...