Quando siamo piccoli, tutti abbiamo tante idee, tanti sogni nel cassetto, tanti desideri. Si pensano e si desiderano tante cose da bambini. È importante sapere ciò che si vuole fin da piccoli, ma soprattutto ciò che si vuole diventare da grande. È una domanda che si fa ad ogni bambino, e ognuno di loro ti risponderà in modo diverso, e la risposta è significativa. Cambiano sempre risposta, dalla maestra alla dottoressa, alla scienziata, dalla ballerina al calciatore. Si hanno tante idee.
Il sogno che ha costellato la mia infanzia, è stato il desiderio di diventare una grande ballerina. "Ho iniziato a camminare ballando" dicevo, "e smetterò di camminare ballando". Avevo due body nel cassetto, che volevo usare per fare danza, ma le uniche occasioni in cui li ho usati sono state qualche carnevale, e per ballare in casa. Mettevo sempre la musica, ballavo in camera da sola, quando scendevo in giardino, avevo sempre una scusa per danzare, ballavo continuamente. Obbligavo il mio vicino di casa a ballare con me, e i miei fratelli. Mi inventavo nuovi passi, nuove "coreografie", me le immaginavo. Ballavo anche nella mia testa, ad ogni nota che le mie orecchie udivano corrispondeva un nuovo passo. Passavo i miei pomeriggi liberi interamente alla danza. Ho imparato da sola a stare sulle punte dei piedi. Quandoate uscivamo la sera, andavamo nei paesini, e c'erano le feste, come a Quasano. Ogni scusa era buona per mollare tutto e andare a ballare. Era il mio sogno più grande. Mia nonna Nunzia diceva che sarei diventata una bravissima ballerina da grande. E non solo lei, tutte le persone che quelle sere mi vedevano ballare, lo dicevano. Non so se a dire il vero lo pensassero sul serio, per farmi felice da bambina. Invogliavo le persone a ballare, ero l'anima delle serate. Una sera, mi hanno anche cacciata perché non potevo ballare.
Mia madre si decise a portarmi a vedere una scuola di danza, una volta, perché eravamo in zona. Scese le scale, c'era un'ampia sala con lo specchio e tante bambine in body azzurro e con i capelli raccolti in un tuppo, che si allenavano. Volevo andarci, infondo il body azzurro lo avevo di già. La scuola di danza mi fu solo promessa. Non ne ho mai frequentata una. Ogni volta che sentivo le mie compagne di classe parlare della loro scuola di danza, stavo male, perché io non ci andavo e ci volevo andare. Ogni volta che passavamo da quella scuola di danza, lo dicevo sempre, "qui c'è la scuola!" Ma mai, mi potevo fermare a guardare. Ogni volta passavo da un punto in cui c'era una scuola di danza, come l'helga kaloc, stavo male. Perché le mie compagne di classe ci potevano andare, e io no. Una volta, sono passata con mio padre da lì. La scuola aveva l'esterno in vetro, e sopra il logo rosa enorme della scuola. Io mi affacciavo perché volevo vedere, e volevo entrare. Mio padre mi tirò via, e mi disse chiaramente che non ci avrei mai messo piede. È là che il mio mondo si è infranto. Io continuavo imperterrita a voler ballare, ma non da sola, per conto mio, volevo andare là. Il mio sogno era andato ormai in frantumi, nonostante mi ero promessa che avrei continuato a danzare e che un giorno lo avrei rivendicato, tornando a danzare.
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SCREAM. (IN REVISIONE)
Non-FictionCosa vuol dire rimanere in silenzio ed essere spettatori della propria vita? E mantenere gli urli disperati nella propria gola, senza mai reagire? Tratta da una storia VERA. Questa è la mia storia. Tutto ciò che è scritto è accaduto realmente. Ed...