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Le scuole elementari non sono state caratterizzate solo da qualche avvenimento importante della mia infanzia come quelli già raccontati, tipo la morte di mia nonna, o le estati al mare. A 6 anni, ho imparato ad andare in bicicletta, e mi sono sfracellata le ginocchia perché andavo troppo veloce, e sono caduta rischiando di andare in ospedale per il tanto sangue che perdevo. Al secondo anno per esempio, ho imparato ad avere un diario dei segreti su cui scrivere. Era un libricino con la copertina rigida delle Winx, con stella disegnata sopra, e aveva una serratura con due chiavi con la testa a forma di cuore, rosa. L'ho ricevuto da mia madre il giorno del mio onomastico, quando ero a casa a letto con la febbre, e i miei fratelli si divertivano a saltare sul letto per disturbarmi. Me lo ricordo ancora, perché la prima pagina era dedicata proprio a loro due, ho scritto che stavo male a letto con la febbre, e mi lamentavo di loro due che non mi lasciavano riposare nonostante mamma li rimproverasse. Ho imparato a scriverci di tutto su quelle pagine rosa a righe, della casa, della scuola, e quell'anno ho cominciato a scrivere su un diario segreto. Purtroppo, il mio primo diario è andato perso nel tempo, e adesso non ne rimane che il ricordo. Ma ne ho ancora uno, dell'anno successivo. Più che un diario era un quadernetto multifunzione, perché non solo ci scrivevo qualche mio pensiero, così a caso, di getto, ma mi appuntavo diverse cose di scuola, sugli One Direction, sul calcio o sui cartoni animati, o ci disegnavo. Infatti ci sono molti disegni, liste di compagni di classe, le tabelline, dediche, avvisi o orari di scuola, oltre momenti di sfogo. In molte pagine è appuntato in basso l'anno: 2009.
Sembra strano, ma non ci sono molte cose su mia nonna. Forse perché in quel periodo, avevo smesso di parlare con la figurina del suo funerale in sua memoria. Invece, ho scritto molte cose sui cani che ho avuto Chicco e Brigida, due cuccioli di labrador. Li abbiamo portati a casa il 25 marzo 2009, datato. Dopo una settimana però, li abbiamo dovuti dare via e riportare da dove li avevamo presi, un'azienda di un amico di mio padre. Il cane da guardia di questo suo amico aveva avuto dei cuccioli con un cane della zona, e a mio padre era venuta l'idea di prendere gli ultimi due con sé a casa con noi. Li abbiamo portati dal veterinario, fatto fare i controlli e vaccini. Solo mamma si prendeva cura di loro. Non erano ancora abituati a fare i bisogni fuori casa, per questo ogni volta si dovevano pulire, e ci pensava sempre lei. La notte rimanevano chiusi nel soggiorno, e abbaiavano, e lei non dormiva mai. Fino a quando non le è arrivata l'allergia e ha detto una frase che avrebbe condizionato la situazione: "o me o i cani". Per questo li abbiamo restituiti, e anche perché sostenerli diventava un caro prezzo per noi a livello economico, dato che mio padre non lavorava.
Ci sono pagine del diario in cui scrivo dei regali ricevuti a Natale o per il mio onomastico, pagine private in cui dico di odiare la mia famiglia, i miei fratelli. C'è anche annotato il mio indice di massa corporea, che non ricordavo ci fosse. C'è una pagina sulla prima comunione, giorno in cui dopo tanto tempo riuscii a rivedere i miei cugini e i miei zii. E pagine su quanto fosse stato orribile il giorno del mio compleanno, perché non avevo nessuno da invitare.
Ho festeggiato il mio compleanno tante volte. Mia madre organizzava feste a casa, ai "tempi d'oro", perché andavano ancora d'accordo con tutti e i soldi c'erano, e le riusciva tutto alla grande. Invitavo i miei compagni di scuola e la maggior parte erano. presenti. L'ultima festa a casa, è stata quella dei miei 7 anni. I miei 8, li ho festeggiati da Flunch, una sottospecie di McDonald all'interno dell'Auchan di Modugno, dove tutti i bambini festeggiavano sempre il loro compleanno. L'ultima festa organizzata a casa è stata quella di halloween del 2008, in piccolo, perché sono venute poche persone, tra i miei compagni e quelli di mio fratello Alfredo. Gli altri compleanni sono stati organizzati all'ultimo momento, giusto tanto per farli, giusto per sottolineare che fosse il mio insignificante compleanno. Puntualmente, ogni 10 giugno dell'anno, pioveva, e piangevo tutto il giorno. Gli invitati pian piano divennero sempre gli stessi: i miei vicini di casa. Niente più compagni, niente più parenti.

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