Ora mi tocca parlare del periodo della scuola media. Lo farò. E dirò tutto ciò che c'è da dire.
La scuola media, è un gradino più in alto, un "salto di qualità", un ambiente nuovo, in cui puoi sperare di trovare persone migliori rispetto a quelle precedenti, che possano capirti, o essere simpatiche e gentili nei tuoi confronti. Ecco perché avevo scelto di non avere nessuno della mia vecchia classe delle elementari, volevo trovare qualcuno con cui poter fare amicizia. Errore: le persone sono tutte uguali. Sì, ripeto, la media è un passo avanti, un gradino in più. Ma è comunque un covo di serpi.
La scuola media è un passo avanti solo perché è il passaggio dall'infanzia all'adolescenza, la pubertà. Purtroppo, molti bambini non superano questo cambiamento.
A scuola, andavo e tornavo con un pullmino del comune che i miei erano riusciti ad ottenere. Ogni mattina si fermava sotto casa, e prendeva i ragazzi e i bambini dei due palazzi e li portavano a scuola. Inizialmente il pullmino prendeva solo me, e poi andava direttamente alla mia scuola. Poi, il comune ha adottato un pullmino per tutte le scuole.
La mia prima compagna di banco, è stata Sharon, una ragazzina bionda, alta più o meno quanto me. Esattamente non ricordo i primi giorni di scuola, ma cosa è successo sì. Per esempio, il rifiuto di un mio compagno di classe, che con un bigliettino mi chiese di mettermi insieme a lui. Io, credendo fosse una presa per il culo e non conoscendolo, l'ho rifiutato. Mai l'avessi fatto! Lui, insieme al resto di altri elementi in classe, sono diventati i miei bulli.
Io esattamente non sapevo cosa ci fosse di sbagliato in me, o di diverso. Sharon, è stata la mia compagna di banco, e sottospecie di "amica" fino al 10 ottobre di quell'anno, il giorno in cui con la prof di musica siamo andati per la prima volta, di sera, a vedere uno spettacolo di musica classica al teatro Petruzzelli di Bari. Il giorno dopo, lei si mise al fianco di Ilenia. La bulla. La stronza. La ragazzina che ha reso la scuola media per me un inferno. E con lei Katia, e Alessandra, che erano sempre al suo fianco. Lei comandava tutte e tutti. Aveva tutti ai suoi piedi, era la ragazzina di buona famiglia, del CEP, che faceva danza, che aveva una cattiva condotta a scuola, piena di note, che si rifiutava di fare educazione fisica, ma se si impegnava prendeva voti alti. Quella piena di amici, ragazzini ai suoi piedi, che viveva solo di leggings, canotte, air Force e tette da fuori, faccia piena di acne ma con kg di fondotinta sul viso, tanti amici e tanti likes su Facebook con la bocca a pesce e con il cellulare di ultima generazione. Se avevo un minimo di chance di fare amicizia con i miei nuovi compagni, bhe, senza motivo, non ne avevo più. Io ero solo quella brava a scuola, in tutte le materie, da cui loro tutti dovevano solo copiare e per questo mi concedevano solo momenti di tregua in cui non mi allontanavano, escludevano, da qualsiasi cosa. Che io ero brutta, e "secchiona" non significava niente. Non era una giustificazione per rendermi insignificante agli occhi di tutti. Alessandro, avrà mai capito che un rifiuto non è un pretesto per bullizzare una ragazza? Per di più fragile? No. Lui abbassava la cresta solo quando mio padre alle riunioni riusciva a trovare i suoi genitori per riferirgli di ciò che succedeva, ma dopo qualche settimana di tregua tornava uno squalo come tutto il resto dei giorni passati. Con i professori andavo d'accordo. Le materie in cui andavo più forte erano inglese e francese, rispettivamente con le medie del 9 e del 10. In classe, c'era solo una persona che andava in classe con me alle elementari, Francesca, ma ci conoscevamo appena e non ci calcolavamo. Anche lei era un'esclusa. Insieme durante l'anno abbiamo fatto qualche cartellone per arte e immagine, e ricordo che al prof era piaciuto molto. Sono stata molte volte a studiare a casa sua, rafforzando quel piccolo legame tra compagne di classe che avevamo.Quando passò la circolare per partecipare a dei progetti pomeridiani organizzati dalla scuola subito mi informai. Decisi di partecipare al PON di matematica come indicato dal professore Magro, che mi avrebbe preparata alle gare Kangourou di matematica, quello di informatica e quello di musica. Quando tutti i progetti si accavallavano passavo i pomeriggi interi a scuola, pranzavo là, e rimanevo anche fino alle sei di sera, con il buio.
Quell'anno ho ricevuto a Natale il mio primo telefono cellulare, un Alcatel azzurro con una tastiera QWERTY. Nonostante ricevetti quel telefono, quel Natale fu orribile. Perché c'era un signore della nostra comunità neocatecumenale che ci provava con nostra madre, noi l'avevamo capito, e ci faceva paura. Per fortuna nostra madre era intelligente e lo capì, così non entrò più in casa nostra.
A gennaio, il professore di matematica decise di portarmi alle olimpiadi di matematica con altri miei compagni bravi in quella materia, dopo aver frequentato un corso pomeridiano di preparazione, per farmi partecipare alle gare regionali a Canosa. Non dimenticherò mai quel giorno. Perché per la prima volta, dovetti tornare a casa a piedi dalla scuola fino a casa. Con mio padre divertito e che mi minacciava, e io nel panico in lacrime che mi rifiutavo di andare a piedi fino a casa, attraversando la statale a piedi. Ma non ho avuto scelta. Alla fine, non mi sono qualificata per le gallerie alla Bocconi, si qualificarono i veterani, tre ragazzi che facevano il terzo anno.
Fu nel periodo invernale, che venne annunciata la gravidanza di mia madre, che aspettava mia sorella Marta.
A fine anno, a maggio, ho fatto il saggio di musica, per completare il corso a cui avevo partecipato. Ero bravissima a suonare il flauto e mi piaceva perché era semplice. Il pomeriggio stesso ho ricevuto l'attestato di partecipazione al corso di matematica e alle gare Kangourou.
Un pomeriggio di maggio mi cresimai ed ebbi in regalo dalla mia madrina Ida, una ragazza della comunità neocatecumenale, un altro cellulare, un nokia con lo sportellino. Con quello almeno potevo avere una canzone e fare qualche foto. Dopodiché il primo anno di medie è passato via, e a giugno mi liberai di questo peso, nonostante sapevo di dover ritornarci a settembre.
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SCREAM. (IN REVISIONE)
Non-FictionCosa vuol dire rimanere in silenzio ed essere spettatori della propria vita? E mantenere gli urli disperati nella propria gola, senza mai reagire? Tratta da una storia VERA. Questa è la mia storia. Tutto ciò che è scritto è accaduto realmente. Ed...