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-inedito-
" La mia storia è una di quelle un po' diverse da tutti. Dopo essere passati da un livello degli inferi, se ne passa ad un altro. Ed è quello che ora vivo, vivo il presente, e il mio passato, allo stesso tempo. Un errore, forse, che non solo io faccio. Magari lo potrebbe fare anche tanta gente.
E il tempo a volte sembra come non passi mai, altre invece che passi velocemente, come una metamorfosi, ci sono giorni che si tramutano in anni e anni che si tramutano in giorni, secondi.
Ogni volta che passo da qualche luogo, parte, mi ricorda tutto, tutte le cose che sono accadute lì.
Ogni volta che entro in questa casa è come se fosse la prima volta, anche se non so neanche se sarà lui l'urina volta, come un addio.
Ogni volta che con la macchina, Anna, parcheggia nel posto in cui parcheggiarono la macchina i vigili urbani, quel giorno, mi ricorda tutto. È come un déjà-vu.
Ogni volta che entro in quel la maestosa e grigia stanza, dove incontro la mia psicologa, è sempre come il primo giorno in cui la conobbi. Le poltroncine rosse nella sala d'aspetto... E ogni tanto mi fermo e mi soffermo, perché i pensieri mi avvolgono con i ricordi.
E quando la notte è scura, nel mio letto, rimango sveglia, talvolta fino a piangere.
Ma non piango più sul divano come il primo giorno.
E ancora non senti il calore casalingo in me, a volte il divano è qualcosa, un oggetto su cui ci si rilassa, si dorme, si sta bene. Ma io no. È come se mi sentissi scoperta, scomoda.
E mi ricorda ancora quando arrivai al villaggio.
Lunedì 13 gennaio 2014.
Ultimo giorno a casa, a nostra conoscenza, ma non con sicurezza.
Quella mattina per fortuna, nessuno di noi era andato a scuola. Eravamo tutti a casa. I nostri genitori avevano un incontro con la nostra assistente sociale, si portarono Marta, la mia sorella più piccola e si lasciarono noi più grandi a casa. Io, dormivo ancora quando se ne andarono. Erano le 10-10e e mezza circa, quando mia madre mi avvisò. Mi avvisò di prendere le nostre cose più care per noi con un messaggio su whatsapp.

"Ele, prendere le vostre cose e scendete giù."
"Stiamo vendendo a prendervi, preparatevi."
"Siamo io, Marta e la Ranieri con due vigili."
"Stiamo vendendo a prendervi con la macchina dei vigili urbani."

Il cuore era a mille. Svegliai Alfredo che ancora dormiva beatamente. Nella fretta di scappare, iniziai a prendere la cartella, poi un piccolo borsone e iniziai a riempirlo. Sembrava pieno, ma era vuoto. Presi un album, di Max Gazzè, il diario, l'astuccio, tutti i caricatori, ciò che metto sempre nella mia borsa, gli auricolari. Mentre Alfredo si vestiva, Giuseppe impazziva per cosa mettere in cartella. Alla fine, Giuseppe ha messo un pupazzo di vecchia data, Alfredo due libri e io ho aggiunto il mio pupazzo preferito Tiger. Non sapevamo cos'altro prendere nella fretta, avremo voluto prendere minimo mezza casa, gli ultimi cinque minuti, li ho trascorsi ad aprire e chiudere i cassetti del mobile del soggiorno... Vidi l'album detto Maroon 5 nel mio cassetto... Ma poi, non so perché lo richiusi, senza prenderlo, senza sapere se un giorno sarei tornata...

SCREAM. (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora