7 | Trapped

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«No, no!»

Avendolo così vicino finii per avere un attacco di isteria, somigliando ad un verme nel momento in cui mi contorsi nel tentativo di sfuggirgli. Una delle sue mani si avvolse attorno al mio bacino e l'altra mantenne la sua presa sulla mia spalla, tenendomi stretta e premuta a lui. La mia figura tremante e lacrimante sembrava accendere la sua rabbia ancora di più. Le sue mani erano ruvide nel momento in cui mi alzò, improvvisamente e con una scossa. Le vertigini mi colpirono istantaneamente non appena mi sentii lanciare in aria solo che ero stata bloccata sulla sua spalla. Il sangue mi salì in superficie, il mio naso era sepolto nel tessuto della sua giacca, il suo braccio stretto intorno ai miei fianchi cercando di farmi smettere, anche se ormai ero immobile.

Era quasi impossibile respirare con la sua spalla che sorreggeva il mio stomaco, urtando le mie costole e non appena ricominciai a muovermi per liberarmi, la sua mano venne a contatto con il mio sedere – forte, il che mi fece uscire un lamento di sorpresa.

Ero stata con lui solo per poche ore e mi aveva già fatto del male fisicamente più di quanto avessi mai subito in tutta la mia vita.

«Imparerai ad ascoltarmi,» ruggì minaccioso, io fui ancora immobile da quando mi aveva colpita, e la consapevolezza di quello che avrebbe potuto farmi non fece che arrestare i miei movimenti completamente.

«Non capisco perché lo stai facendo.» Non uscì niente se non un'ampia disperazione sulle mia parole pronunciate; disperazione di andare a casa – nella casa che avevo abbandonato.

Ignorandomi ancora, salì sul portico vicino alla porta – ancora, troppo facilmente. La sua forza mi sbalordì e mi terrificò. Non potevo competere con lui, neanche sgattaiolando di notte quando lui era ignaro di tutto. Riusciva con un piccolo movimento di polso a muoversi di scatto, mandandomi di sicuro al tappeto.

Non riuscendo a vedere quello che faceva, passò un secondo prima che un suono simile ad un beep mi arrivò alle orecchie e un tintinnio di chiavi aprì la serratura. La realtà mi colpì subito, non appena realizzai di essere davvero bloccata in quella casa con lui. Poteva farmi di tutto e nessuno se ne sarebbe mai accorto. Poteva uccidermi, gettarmi nella foresta come un rifiuto, e nessuno mi avrebbe mai trovata.

Una scia di umidità mi inondò non appena entrò dentro, io cercai di roteare il collo tanto per vedere dove ero finita.

Sembrava essere una normale casa, proprio come da fuori. Volevo rimanere pronta e attenta per ogni evenienza, o almeno per tentare di fuggire, dato che ormai la droga non si era ancora dissolta completamente. Mi mise a terra e chiuse a porta. Non aiutò tanto poiché iniziai a muovermi non appena i miei piedi toccarono terra. Il risultato fu che nel tentativo di allontanarmi da lui, finii schiacciata sul pavimento. L'impatto era duro che potevo svenire in qualsiasi momento, e quando la mia vista si offuscò, vidi i suoi stivali farsi avanti minacciosi. Le braccia era ancora di fronte a me, il petto prese un lungo respiro. I miei occhi sbatterono mentre lo guardai, non molto a conoscenza del dolore che stava subendo la mia testa. Tutto intorno a me sembrava girare, ma in qualche modo riuscii a concentrarmi sulla sua espressione rigida e fredda. Solo in questo stato riuscivo a mantenere uno sguardo senza scoppiare a piangere o a scusarmi ripetutamente.

«Alzati,» ordinò duramente. «Non costringermi a farlo.»

Era malato. Era malato e aveva una mente contorta, pensava davvero di essere normale? Pensava davvero che fossi io quella difficile e quella pazza?

La paura mi immobilizzò. Non mi mossi dalla mia posizione, e i secondi passarono mentre lui si lamentò, evidentemente irritato dalla mia lentezza. Per quanto avessi paura, volevo rendergli il tutto sempre il meno semplice possibile. Non si sarebbe arreso così facilmente.

The Northridge Ripper | Harry Styles (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora