16 | Drowse

3.6K 112 33
                                    



Mi svegliai dopo non più di un'ora tremando, di soprassalto, proprio come l'altra notte. E ancora una volta, rimasi terrificata e in un ennesimo stato di panico. Sembrava non passasse alcuna ondata di calore, e durante la notte tremavo non solo per la paura anche per lo sbalzo di temperatura.

Le coperte mi fecero sentire in trappola, come se ci stessi soffocando proprio come nel sogno che avevo fatto, e non riuscivo ad usarle. Quindi mi sedetti e subii il freddo che mi fece intontire.

Harry entrò stamattina, un po' in ritardo del solito, il mio stato era così tremolante che i miei denti batterono fra loro. Indossava uno spesso, confortevole maglione grigio mentre io rimasi lì, congelata a guardarlo pietosamente. Non riuscivo ad evitarlo.

«La caldaia si è rotta durante la notte,» spiegò. Era ovvio che si fosse svegliato prima, forse prima dell'alba, per aggiustarla. Prese silenziosamente nota del mio intenso stato di tremolio e fece una pausa, anche tutto quello che aveva di fronte era una ragazza seduta accanto al muro senza una coperta che la avvolgesse. Rabbia – solo rabbia nella sua reazione, era tutto ciò che riuscii a comprendere, dal modo in cui stringeva la mascella e dall'oscurità dei suoi occhi. Velocemente, Harry si abbassò e mi prese in braccio, insieme alla coperta e si recò alla porta, con me tra le sue braccia.

«Cosa... stai facendo?» Squittii, temendo di averlo fatto arrabbiare e che mi punisse. Il mio stato traballante si intensificò che quasi potevo cadere dalle sue braccia. Ma la sua stretta rimase forte e sicura, il calore che il suo petto emanava mi incitava ad avvicinarmi, e accettai volentieri nel momento in cui mi fece premere la fronte contro la sua mascella, il mio naso rimase nell'incavo del suo collo. Emanai un soffio, chiedendomi come ero finita in questa situazione. Ero terrificata dalla mia stessa mente, dai miei stessi sogni.

E con ciò, mi stavo solo aggrappando al mio rapitore in cerca di calore e sicurezza.

«Ti sto portando a fare colazione,» replicò semplicemente. «E mi assicuro che tu stia al caldo.»

Faceva ancora più freddo al piano di sotto, ma Harry sembrò non preoccuparsene quando mi fece sedere al tavolo – con me sulle sue gambe, la coperta avvolgeva entrambi. Improvvisamente mi ricordai della notte precedente, di come si fosse preso cura di me e di quando mi aveva portata a letto, sentivo di poter piangere. Di nuovo. Ma chi era questo uomo? Non ne avevo idea, me mi mandava più in confusione lui rispetto agli altri.

La sua più larga, forte figura mi offrì ancora calore più di quanto lo facesse la coperta, e mi fece premere la schiena contro il suo petto, con le braccia avvolte intorno al mio bacino per tenermi il più vicina possibile a lui mentre mi faceva trovare di fronte la colazione. Un vigoroso servizio di uova strapazzate, pancake, e frutta tritata.

Mi ritrovai ad avvicinarmi di più lui, riuscendo a riprendere controllo del mio respiro, il mio tremolio cessava col calore che lui mi stava offrendo. Di nuovo, non chiesi il motivo per cui insistette nel farmi sedere sulle sue gambe o il motivo per cui doveva sempre avere un contatto con me ogni volta che gli ero vicina. Invece, sgranocchiai un pezzo di pancake e qualche frutto, prima di fare la mia prima e "normale" domanda da quando ero arrivata qui.

«Uhm, Harry?» Iniziai, esitante e intimorita dalla sua reazione. Lui mi rivolse uno sguardo, cosa che mi incitò a proseguire. «Avresti del tè?»

Prima Harry sembrò sorpreso di sentirmi parlare, poi il suo sguardo di illuminò di piacere, e si avvicinò a me curiosamente. «Ce l'abbiamo.»

Ignorando il termine "noi" che aveva utilizzato, facendomi capire che ciò che era suo era anche mio, balbettai, incapace di chiedere di più. Lui sembrò averlo notato. «Ne vorresti un po'?» Chiese lentamente.

The Northridge Ripper | Harry Styles (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora