Attenzione: Se non ve la sentite di leggere questo capitolo che contiene un tipo di punizione (sculacciate), vi prego di lasciare stare. Ad ogni modo so che tanto leggerete comunque per cui... buona lettura.Ero rimasta sola con Harry... l'irascibile, l'irrazionale Harry e un brivido percorse per tutta la stanza. Lui rimase fermo tra la porta e me, il suo sguardo oscuro mi anticipava quello stava per accadere e il mio stomaco fece le capovolte. I secondi passarono, il suo respiro era leggero, ma aumentava nel tentativo di mantenere il controllo.
Il livello di questo controllo mi spaventava a morte, come se fosse una bestia da domare. Mi faceva sentire indifesa, alla sua mercé, perché lui sapeva quello che stava facendo. E non ci trovava nulla di male.
Più mi guardava e più mi faceva sentire come se fossi io quello che aveva torto.
Incapace di reggerlo, ingoiai pesantemente e guardai il pavimento – come una codarda, sentendomi debole sotto il suo sguardo crudele. Il mio labbro tremava, ma non versai una lacrima. Il mio respiro si spezzò quando si fece avanti.
«Dimmi tutte le regole che hai infranto.»
Non riuscivo a parlare. Il suo ordine mi terrificava. Avevo appena assistito alla violenza che il suo amico aveva subito da parte sua, quindi non mi sentivo privilegiata rispetto a lui. Ricevette il mio silenzio come risposta – e questo non fece che irritarlo di più.
«Guardami, Violet. Adesso,» scattò improvvisamente, la voce aumentava di tono. Catturai il mio respiro. Quando la sua ombra arrivò a sovrastare la mia, alzai lo sguardo, pentendomene amaramente. Indietreggiai per quanto vicino fosse; i suoi stinchi sfioravano le mie ginocchia e la sua figura arrivava a torreggiare sulla mia. Di nuovo.
Con la mano, afferrò il mio mento in una salda stretta, me lo alzò e mi guardò dall'alto «Dimmele.»
Tremando, mormorai. «Sono scappata, d-da te.»
Quando non aggiunsi niente, mi strattonò, facendomi quasi cadere sulle mie ginocchia. Mi avvicinò pericolosamente a lui invadendomi completamente lo spazio personale, e con una mano stretta al polso, continuò con la sua tortura. «E poi?»
Presa dal panico, le mie prossime parole uscirono senza senso, solo per appagarlo in qualche modo. «N-non ti avevo ascoltato. Non avevo obbedito ai tuoi ordini.»
Mi forzai a dire, ricordandomi delle regole che mi aveva intimato di seguire giorni fa. Nonostante l'assurdità di ciascuno di essi, le avevo infrante tutte. Questo non andava bene. Per niente.
«Ho lasciato andare questa cosa per troppo tempo,» mormorò, veritiero, ma le parole erano evidentemente tinte di rabbia. Sapevo che non sarei sfuggita a quello che aveva in serbo per me. «Ti comporti come una bambina – e quindi sarai trattata come tale.»
Senza dire un'altra parola, in un attimo, mi afferrò e mi scaricò sulla sua spalla. Iniziai a piangere non appena salì le scale. Quello che mi aspettava mi fece combattere. Istericamente.
«Lo stavo solo abbracciando,» la mia constatazione uscì più come una supplica, ripensando alla scena. Harry era entrato nel momento in cui Niall mi stava consolando. Stavo impazzendo, e lui era lì, per me, per proteggermi, per darmi conforto. «Tutto qui, stavo impazzendo e non era colpa sua, non aveva fatto niente di male –»
«Non me ne frega un cazzo,» ringhiò, la sua voce sopraffece la mia. Il mio debole tentativo di oppormi stava sparendo nell'oscurità. «Ci sono delle cose che non hai ancora capito, amore. E io sono stato troppo paziente con te, ma ora è tempo che tu impari.»
«Ti prego, non farmi del male,» lo supplicai, la testa girava. Che cosa intendeva? Con quello che mi aveva detto prima Niall, ormai ero confusa. Ero persa.
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The Northridge Ripper | Harry Styles (Italian Translation)
FanfictionViolet non avrebbe mai creduto alle storie raccontate sulla foresta che circondava la sua dimora: storie di un uomo malvagio che si nascondeva dietro gli alberi, storie di ragazze rapite e non ritrovate più. Storie su un serial killer... di uno Squ...