«Ti amo, Harry.»Uscirono dalla mia bocca naturali, così dolcemente. Ma non appena le dissi, mi ghiacciai sul posto. Per un momento smisi di respirare.
«Cioè... io,» balbettai cercando di trovare una spiegazione, nonostante quelle parole fossero ciò che provavo. Amavo Harry per molteplici ragioni, e in tanti modi. Lo amavo per il modo in cui si prendeva cura di me, per avemi salvata dopo che mi ero persa nella foresta. Per avermi dato da mangiare quando ero fin troppo debole per farlo da sola, con quella dolcezza che mi riempiva il cuore e mi aiutava a vedere ciò stava sotto quel suo lato oscuro. Lo amavo per avermi portato conforto nei momenti di panico, per avermi scelto e letto il mio libro preferito. Per le sue parole piene di amore e le sue assicurazioni. Per le promesse che ancora non aveva violato. Lo amavo per avermi dato amore. Lo amavo, nonostante le circostanze in cui ci ritrovavamo, nonostante la sete per la vendetta che lo tormentava nel profondo, nonostante la mia iniziale paura di lui.
E fu ciò che mi portò a confessare il mio amore per lui; ciò che lo portarono ad aprire il suo cuore afflitto – a fidarsi di me, in un modo in cui non aveva mai fatto con nessun'altra persona prima.
Ma questo non significava doverlo ammettere ad alta voce. Non così presto. Non adesso almeno, quando solo poche ore fa avevo cercato di distanziarmi da lui con la mente e con il cuore. La sensazione mi travolse, ma non mi pentii, non quando mi ritrovavo tra le sue braccia, ad immergermi in quei pozzi verdi colmi di oscurità, in attesa di una sua risposta.
«Mi ami?» Mi chiese. Tranquillo, composto, mascherando le sue emozioni alla perfezione.
Incredulo era. Non mi credeva.
Io non parlai, per timore che la sua reazione potesse rovinare il clima affettuoso e pieno di amore che ci circondava.
«Sono un assassino, Violet,» proseguì. «Ho ucciso molti uomini cattivi, sì, ma comunque uccisi. Sono un mostro. Sono pura carneficina e vendetta. E dici di amarmi?»
I secondi passarono troppo lentamente, e le mie orecchie non udirono altro che menzogne. Aprii la mia bocca, poi la richiusi esterrefatta, reagendo al suo stesso modo e lo guardai dritto negli occhi.
«Prima di tutto...» presi un profondo respiro, poi mi chinai in avanti, elencando mentalmente tutto ciò che volevo dire. «Sei stato addestrato per quello. Non eri nell'esercito? Non era il tuo dovere?»
«E' sempre ciò che sono,» obbiettò, e con coraggio mi rivolse uno sguardo, ma sotto di lui vidi qualcosa vacillare. E poi mi chiesi: forse lui non aveva mai provato niente senza condizioni, neanche amore. Questa constatazione non fece che stimolarmi. «E che sono tuttora. Ho prestito servizio per sette anni nella SAS. Mi sono ritirato lo scorso autunno.»
Mi ritirai improvvisamente, aggrottando le sopracciglia. «Ma quanti anni hai?»
Rise. «Ti dico che sono un assassino e che ho passato anni nell'unità delle forze speciali, e tu vuoi sapere quanti anni ho.»
«Beh, hai detto di esserti ritirato,» sentii il rossore farsi spazio tra le mie guance. «E' una domanda logica.»
«Sì lo è, piccolina,» sorrise, l'affetto si percepì attraverso le sue parole, e sorrise dolcemente. «Ne ho venticinque.»
«Beh,» respirai sollevata. Ridacchiò ancora una volta. Sorrisi di rimando, spontanea. «Poteva essere peggio.»
Alla leggera sfacciataggine contenuta nella mia affermazione, Harry reagì. Velocemente, fu fin troppo semplice per lui bloccarmi a letto sotto di lui, con le mie gambe intorno al suo corpo, volgendomi uno sguardo misto di dolcezza e meraviglia, con le mani attorno al mio bacino sotto la mia maglietta.
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The Northridge Ripper | Harry Styles (Italian Translation)
Fiksi PenggemarViolet non avrebbe mai creduto alle storie raccontate sulla foresta che circondava la sua dimora: storie di un uomo malvagio che si nascondeva dietro gli alberi, storie di ragazze rapite e non ritrovate più. Storie su un serial killer... di uno Squ...