Helpless, helpless, helplessBaby can you hear me now?
The chains are locked
And tied across the door
Baby, sing with me somehow
La prima cosa che sentii furono le familiari parole della canzone di Neil Young. Non era stata la canzone a svegliarmi, anche se il motivo per cui avevo aperto occhio fu il cambio di terreno da perfetto pavimento liscio ad un percorso sterrato di neve. Realizzai di trovarmi in una macchina. Per un momento la mia mente giocò brutti scherzi facendomi credere di essere a casa, al sicuro – forse per via di tutte quelle volte in cui mi addormentavo sempre quando ero piccola mentre mamma e papà e Chelle, la quale sedeva in mezzo a loro, guidavano con le note delle mie canzoni preferite in radio.
Un senso di sicurezza mi pervase.
Ma non per tanto.
Solo finché non captai il suono del potente motore del camion, che ruggiva ad ogni battito che faceva con la strada, totalmente opposto al calmo e tranquillo vagone dei miei genitori. La strada su cui stavamo viaggiando era fin troppo irregolare per essere attraversata, e l'uomo che stava imprecando non sembrava essere per niente mio padre.
Fino a quando un'ondata di panico mi colpì, ma ciò che mi spaventava di più era il fatto di non essere del tutto cosciente, forse lo ero mentalmente, ma i miei sensi motori non lo erano. Erano troppo deboli per muoversi, i miei occhi troppo pesanti per aprirsi, un dolore forte mi forò le tempie e giurai che in quel momento avrei potuto vomitare prima di aver avuto controllo del mio corpo. Il sudore mi pervase interamente.
Incredibilmente claustrofobica da quando ero piccola, lo odiavo. Era come se fossi intrappolata nel mio stesso corpo.
Lentamente, comunque, dopo aver pensato fosse passata un'ora o comunque più di dieci o quindici minuti, i miei arti tornarono in se. Ora il mio respiro era affaticato, duro, e la mia mente annebbiata cercava di formulare un piano di fuga, per tirarmi fuori da questa situazione. Doveva esserci un modo. Potevo anche non sapere cosa stesse architettando questo uomo, o quello che aveva in serbo per me, ma non mi sarei di certo arresa. Non potevo.
Appena le mia dita si mossero, cercai di spostarmi in ogni modo possibile, dopo che la mia forza mi ritornò improvvisamente. Mi mossi dal sedile barcollando, gli occhi spalancati e concentrati sull'uomo sulla guida. Dallo specchio retrovisore vidi la sua espressione turbolenta, e anche attraverso gli occhiali da sole, sapevo che mi stava guardando.
Il camion si fermò, e la sua voce mi paralizzò come la droga che mi era stata iniettata poco fa.
«Pensa bene a quello che vuoi fare, Violet,» parlò lentamente, ma con tono minaccioso. «Non fare niente di cui potresti pentirti, perché ti assicuro che sarà così.»
Alla sua promessa minacciosa sul qualcosa che sarebbe successo se non mi fossi "comportata" bene o se non avessi fatto la "brava ragazza" come mi aveva ordinato prima, iniziai a perdere la mia voce. Per un minuto intero mi sedetti lì, muta e inerte, persa e impaurita del mio stesso spirito.
«Dove siamo?» La mia voce, quando parlò, uscì dolce e traballante, la più timida che io abbia mai usato. Schiacciandomi contro l'angolo del sedile posteriore il più che potevo, portai le mie ginocchia al mio petto e guardandomi intorno, diedi un'occhiata all'ambiente circostante.
«Dove mi stai portando?»
Quando non rispose, afferrai la maniglia della porta. Non si aprì e lui sembrò per niente irritato dal mio tentativo, anche quando cercai di abbassare le finestre disperata. In entrambe le parti.
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The Northridge Ripper | Harry Styles (Italian Translation)
FanfictionViolet non avrebbe mai creduto alle storie raccontate sulla foresta che circondava la sua dimora: storie di un uomo malvagio che si nascondeva dietro gli alberi, storie di ragazze rapite e non ritrovate più. Storie su un serial killer... di uno Squ...