19 | Truth

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La mattina successiva, la neve ancora non aveva smesso di cadere dal cielo e il vento sembrava essere aumentato. Le finestre erano completamente offuscate, e Harry mi aveva detto, nei piccoli attimi in cui si era svegliato, sempre premuto contro di me, che non dovevo preoccuparmi di aprire la porta o la neve sarebbe entrata dentro. E facendomi venire più ansia, mi aveva anche detto che probabilmente avremmo passato un altro giorno e un'altra notte qui. Questo mi rendeva nervosa, e sapevo anche il perché. Non solo perché fuori c'era ancora quella bufera all'opera, ma anche perché non mi sentivo bene. Non sentivo di poter camminare fino al bagno e poi tornare qui, e questo sarebbe stato un problema se ce ne fossimo andati, anche se non avevo dubbi sul fatto che Harry avrebbe potuto portarmi in braccio – lo aveva già fatto prima d'ora.

Ma davvero, mi rendeva nervosa perché da quando mi ero svegliata ormai non era più il bacio che ci eravamo scambiati a preoccuparmi. Quello che mi preoccupava era quello che mi aveva incitato a correre la prima volta, la brutalità che quell'uomo aveva utilizzato per rompere la porta di Harry. Se mi avesse seguita, sarebbe riuscito a trovarci entrambi. Comunque, questa persona sconosciuta era una minaccia e io avevo paura di rimanere qui in questa piccola capanna. Harry mi avrebbe protetta, sì, ma se fosse anche lui in pericolo?

Cosa sarebbe andata a finire?

Dopo essermi seduta sul letto, sbattendo le palpebre intontita, Harry si unì, la coperta cadde da lui rivelando il suo petto e la moltitudine di tatuaggi che lo incorniciavano. E per qualche ragione, forse era per colpa del bacio che arrossii. Un piccolo, sorrisetto malizioso si formò all'angolo della sua bocca, ma rimase indifferente quando si avvicinò per posare il suo palmo sulla mia fronte, poi con il suo pollice finì sul mio polso, controllando il mio battito. «Come ti senti?»

«Come se mi fossi persa nel mezzo di una bufera.»

«Come se avessi tentato la fuga nel mezzo di una bufera,» mi corresse, il tono era tagliente, facendomi capire quanto veramente fosse arrabbiato. «Hai fame?»

Ingoiando duramente, mi forzai ad annuire, anche se la mia intenzione era quella di rimanere nel letto per tutto il giorno, forse a dormire per dieci o venti anni. «Ho paura che tutto quello che abbiamo sia zuppa, zuppa e ancora zuppa. Niall non è il migliore a procurare le giuste provviste per questi posti.»

Andava bene per me. In pochi minuti, Harry mi aveva preparato una calda zuppa e l'aveva posata di fronte a me. La mangiai con certa facilità, sentendo il mio stomaco grugnire desiderandone di più. per guadagnare dell'altra forza. Ma ancora mi sentivo scossa, fragile e spaventata. Non avevo interamente recuperato le mie forze, anche Harry lo sapeva. Gli chiesi se saremmo tornati a casa presto, lui mi rispose con un cipiglio e con uno sguardo oscuro negli occhi. «Non metteremo piede fuori da qui fino alla fine di questa bufera e fino a quando tu non avrai recuperato le tue forze per poter camminare di nuovo. Fino ad allora, non voglio sentire da te neanche un lamento.»

Le sue parole mi fecero stare in silenzio, ma fecero aumentare la mia paura. Questo mi ricordava che presto mi sarebbe aspettata una punizione. All'ora di pranzo, mi sentii nauseabonda, incapace di poter mangiare e non intenzionata a lasciare il letto. Mi sentii più al sicuro sotto le coperte invece di essere esposta in un posto sconosciuto solo con la maglietta di Harry addosso.

Tenni la testa sotto al cuscino nel tentativo di scappare dalla cruda realtà. E dopo un'ora passata nella stessa posizione, Harry mi venne vicino.

«Stai male? Ti senti peggio?» Chiese preoccupato, ma come se si aspettasse questo comportamento da parte mia.

Aggrottai le sopracciglia. «No.»

«E allora perché sei sotto le coperte?»

«Io... non lo so.»

The Northridge Ripper | Harry Styles (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora