33 | Fate

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Harry era così dolce con me, la sua gentilezza mi portava quasi a dimenticare i tragici eventi di stanotte e il dolore. La verità era che il mio collo e la colonna della mia gola bruciavano. Haynes mi aveva quasi distrutto la trachea, ne ero sicura. Che mostro.

Così assetato di sangue e di rabbia e così pronto ad uccidere... ero così fortunata che Harry fosse arrivato in tempo per salvarmi, mettendo a rischio la sua incolumità.

«Mi dispiace,» sussurrai non appena mi fece rientrare a casa, la prima volta dopo l'incendio del nostro vecchio capannone. Ormai non avevo più paura di questo posto, mi sentivo al sicuro qui, di famiglia.

A casa.

Mi zittì dolcemente, scuotendo la testa di disapprovazione. «Non mi importa di niente in questo momento, piccola. Ora ferma un attimo.»

Dopo avermi appoggiata contro il bancone del bagno, una posizione così familiare di quando mi aveva messo i punti sul polso dopo l'incidente con le manette, Harry mi scosse leggermente per incontrare il mio sguardo.

«Ti fa male quando respiri?»

Scossi la testa, e provai ad ingoiare– ma quest'azione mi fece solo sussultare di più.

«Fatto male?» chiese, e imprecò a bassa voce quando annuii confermando. Sì, faceva male. «Parlami, e dimmi se fa male anche così.»

«Sono... sono scappati?» La mia voce uscì rauca, e la gola bruciava ad ogni sillaba.

Harry si accigliò. «Non mi sembra buono, piccola.»

«Fa... fa male,» ammisi a malincuore. Non sapevo cosa aspettarmi dopo. Non volevo andare all'ospedale, non volevo che mi si facessero domande su come ero stata in procinto di morire strangolata.

Volevo solo andare a dormire nelle braccia di Harry, ad essere onesta.

Con il tocco più dolce che abbia mai ricevuto da lui, Harry gentilmente passò la zona della mia gola su cui Haynes aveva premuto insistentemente come una bestia, accertandosi di qualche lesione. Ma poi il suo sguardo si indurì e dopo essermi aspettata di sentirlo imprecare l'ennesima volta, sentimmo suonare alla porta. Mi irrigidii immediatamente e mi aggrappai disperata a lui, la paura si insinuò subito.

Prese le mie mani nelle sue, zittendomi ancora una volta. «È solo Niall, piccolo fiore. Dovrebbe essere venuto con il dottore.»

E fu così che un uomo sulla settantina, la cui mente mi parse molto acuta, si prese cura delle mie ferite. Harry e Niall sembrarono fidarsi della sua opinione, e io guardai Harry ascoltare attentamente la sua diagnosi e le sue istruzioni. No, il dottore non riteneva ci fossero lesioni, o almeno niente che necessitasse un particolare intervento e un'analisi diagnostica più approfondita. Avevo bisogno di risposo, come aveva detto, e di ghiaccio. Buffo, pensare di stare per morire e che gli unici rimedi fossero riposo e ghiaccio. Mi morsi il labbro e non parlai molto, in parte perché faceva male usare la mia voce, e dall'altra perché ero nervosa in presenza di un estraneo.

Quando il dottore se ne andò, Niall rimase con me, nei suoi occhi c'erano simpatia e preoccupazione. Non mi permisi di pensare a come aveva premuto il grilletto e messo fine alla vita di qualcuno solo poco fa–non me ne capacitavo. Aveva salvato la mia vita, insieme ad Harry e alla squadra.

«Come ti senti, tesoro?» Mi chiese.

Harry mi spinse più vicino a lui, con una mano rimosse leggermente dei nodi dei miei capelli. Sapevo di apparire un disastro, ma ero troppo esausta e troppo dolorante per pensarci.

«Sono stata meglio,» sfoggiai un piccolo sorriso. Scandire ogni parola mi fece trasalire, evidentemente. «N'è valsa la pena, però.»

Sorrise e annuì, come se ormai avesse capito. Forse più ora, visto era anche lui parte della squadra di Harry.

The Northridge Ripper | Harry Styles (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora