31 | Lacerate

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La notte si consumò. Nella mia mente, nel mio cuore, nella mia anima. Tutto questo non sembrava reale. Sembrava come prima; ancora una volta mi trovavo qui sola, Harry aveva ripreso il ruolo di rapitore insensibile, solo che ora mandava Niall a portarmi il cibo che, come se fosse una novità, rifiutai. Non mentre ero incatenata al letto di un uomo che non aveva neanche la decenza di guardarmi.

Sì, sembrava proprio come una volta, solo che ora non lo vedevo con la luce di prima. Prima era solo il mio rapitore. Ora era il mio amante.  E sapevo che era la mia vita a essere in gioco.

La testata metallica del letto rendeva la mia fuga impossibile, dovevo riconoscere a quel bastardo il fatto di non aver stretto troppo le manette, ma si assicurò di tenerle belle aderenti in modo da non dimenarmi.  O così pensai. Quando calò la notte Harry non tornò, neanche per dormire come speravo. Sapevo perché lui stava provando lo stesso. Prima ero solo la sua prigioniera. Ora ero solo sua.

Certamente, il panico diventò sempre più irrequieto. La preoccupazione che Michelle potesse affrontare lo stesso incubo che avevo vissuto io mi fece annaspare incontrollabilmente, tanto che ormai niente lo avrebbe fermato. La sensazione di essere intrappolata tra le manette rendeva tutto ancora più intenso, finché il battito del mio cuore non rimbombò nelle mie orecchie, ed ero sicura che sarei morta qui, sarei morta e tutto questo sarebbe stato inutile. Lo Squartatore avrebbe preso Michelle per consolazione, forse perché ormai sapeva che non sarebbe stato la causa della mia fine, e Harry — beh lui avrebbe solo ottenuto l'esatto opposto di quello che intendeva.

I miei pensieri continuarono a muoversi su questa spirale, senza controllo e senza senso.  Il mio cuore doleva, quando il sole spuntò attraverso la finestra, infiltrandosi tra le tende delicate portando un certo calore in contrasto con il metallo freddo delle manette. E anche se solitamente era la notte a scatenare il mio panico, oggi era stata la resistenza a questo calvario a condurmi al limite della mia sanità mentale.

Dal petto mi partì un singhiozzo, duro e ansimante, che risucchiò dentro tutta la forza che avevo. Tirai incessantemente contro la tastiera, le manette entrarono a duro contatto con la soffice pelle del mio polso. Divenni così isterica che forzai la mano contro la catena, portai i miei piedi contro la tastiera e spinsi più che potei. Un urlo strangolato e animalesco si udì per tutta la stanza. Ma continuai, in iperventilazione, piangendo, tirando. Nella mia vista annebbiata vidi tracce di gocce di sangue colare dal mio polso. Nemmeno questo mi avrebbe fermato, la mia mente era offuscata, troppo determinata a liberarmi nonostante tutto.

La mia mente vagamente prese coscienza del suono di un urlo profondo e preoccupato di qualcuno alle mie spalle, ma quando delle braccia forti mi tirarono contro io mi agitai ancora più forte. Calciai ovunque e continuai a tirare, finché non smisi e finché la forza che usai contro la tastiera non mi riportò indietro.

Harry era sotto di me, con le braccia che tenevano strette il mio corpo agitato e tremante. Teneva il mio polso e parlava ad alta voce, ma non riuscivo a dare senso alle sue parole fin troppo panicata per farlo, troppo concentrata al fatto di non essere più legata al letto. Odiavo quanto fosse confortante la sua vicinanza, le sue braccia. Odiavo il pensiero di volermi solo sciogliere su di lui e piansi per quello che avevamo passato. Odiavo tutto.

«Stai sanguinando, Violet,» parlò chiaramente, ma abbastanza forte da farmi riprendere dall'attacco d'isteria. Sbattei gli occhi, e poi in fine guardai quello che avevo fatto.

C'era come uno squarcio da cui il sangue colava per tutta la lunghezza del mio polso, quasi di due centimetri, e partiva dal punto in cui le manette lo tenevano stretto. E Harry non stava mentendo, stavo sanguinando. Molto.

«Oh,» sussultai.

In pochi secondi mi raccolse tra le sue braccia, le sue gambe lunghe si mossero fino al bagno. Era veloce, metodico, e calmo ad assistermi, poggiandomi in un attimo sul bancone del bagno mentre con l'altra mano prese un asciugamano per poggiarlo sul mio polso. Trasalii alla pressione, le lacrime offuscarono la mia vista mentre lo schock svanì per dar spazio al dolore.

The Northridge Ripper | Harry Styles (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora