St. Regis Hotel

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Non credo sia necessario dire quanto io sia felice anche perché suppongo non sia esprimibile a parole. Solitamente non piango di gioia, ma credo anche a causa della tensione accumulata, non posso impedire ai miei occhi di inumidirsi e in un impeto di felicità incontenibile, getto le braccia al collo di Matt. Lui mi stringe amichevolmente, rassicurandomi e subito mi balena in testa l'immagine di mio figlio. "Alex!" mi riscuoto e mi allontano leggermente in imbarazzo per il gesto da me compiuto poco fa. "S-scusami" abbasso lo sguardo; "Figurati, sono contento che ti abbia fatto piacere la notizia" mi sorride facendo spuntare una fossetta ai lati delle sue labbra. "Devo correre in centrale" mi fiondo all'interno dell'appartamento per prendere giacca e borsa, lasciando interdetto l'uomo che si appoggia allo stipite della porta. "Hai bisogno di un passaggio?" solitamente non accetto inviti di nessun genere dagli sconosciuti, ma sono molto di fretta e non vedo l'ora di riabbracciare il mio piccolo. "Ti ringrazio davvero di cuore" sfodero il mio sorriso migliore degli ultimi mesi e chiudo la porta di casa, incamminandomi verso l'uscita del palazzo accompagnata da Matt.

"Allora, posso sapere cosa dobbiamo fare in centrale?" guida in una postura rilassata, ma al tempo stesso vigile; è un uomo indubbiamente tranquillo e sicuro di sé, ma senza essere sfrontato. "Devo recuperare una persona, sai, non solo mi hai detto una fantastica notizia, ma me l'hai data anche nel momento in cui ne avevo più bisogno" fremo sul sedile e non riesco a stare ferma, il tragitto fino alla destinazione sembra interminabile. "Alex giusto?" annuisco alla sua domanda per poi rendermi conto che non può vedermi mentre è concentrato sulla strada. "Si, proprio lui". Non parliamo più nei seguenti cinque minuti e quando arriviamo, apro violentemente la portiera per poi catapultarmi all'ingresso dell'edificio. "Salve sono Ellie Wilson e rivoglio immediatamente mio figlio". Al diavolo l'educazione, la calma e qualsiasi altra cosa. Questa è la svolta che stavo aspettando e niente e nessuno potrà rovinare questo momento. La donna dietro il bancone mi guarda piuttosto confusa. "Signorina mi ricordo di lei, chiamerò subito l'ispettore capo e gli assistenti sociali, nel frattempo si accomodi" cerca di essere cordiale, probabilmente è consapevole del mio essere una brava persona e capisce quanto io desideri rivedere Alex.

"Signorina Wilson" "Ispettore" rivolgo un cenno all'uomo che ha appena fatto la sua comparsa. "Venga, si sistemi nel mio ufficio." Lo seguo impaziente e mi siedo su una delle comode poltrone di fronte alla scrivania. Questa stanza è molto accogliente: le luci soffuse, il tappeto persiano ai miei piedi e le librerie poste sui due lati più corti, rendono l'ambiente caldo e in totale contrapposizione con la sala degli interrogatori in cui ero stata precedentemente scortata. "Allora, come posso esserle utile?" assume una postura serena, con la schiena ricurva e le gambe incrociate all'altezza delle caviglie. Nonostante sia il capo, mi sento molto più a mio agio in sua presenza che insieme ai due segugi mangiatori di ciambelle. "Vorrei riavere la custodia di mio figlio, ora sono in grado di soddisfare le condizioni che mi avete imposto" sono sicura di me stessa e questo da motivo di riflessioni all'uomo davanti a me, il quale si dimostra piuttosto incredulo. "In quale miracolo è incappata cara?" il suo tono è ironico, ma non dispregiativo; semplicemente curioso. "Me lo chiedo anche io, mi creda. Qualche tempo fa, ho fatto un colloquio per entrare alla Evans Enterprise. Ebbene, mi è stato riferito poco fa che ho ottenuto il posto" sono fiera di me stessa e lo lascio ben intuire dalla mia voce che si spinge oltre le mie labbra in modo deciso e con una punta di orgoglio. "C'è qualcuno o qualcosa che può attestarlo?" "Ehm..si! Certamente!" mi alzo con uno scatto e la sedia rischia di ribaltarsi. Mi guardo intorno per un momento, raccapezzandomi del fatto che ho lasciato Matt indietro. Accidenti. "Solo...solo un momento la prego, è qui fuori, lo vado subito a chiamare" senza dare il tempo all'ispettore di rispondere, corro a chiamare il mio portatore di buone nuove che fortunatamente è seduto in sala d'attesa. Sono consapevole di sembrare una pazza agli occhi di chiunque e sono anche consapevole di passare per una maleducata iperattiva, ma in questo momento, finché non rivedrò Alex, non potrò tranquillizzarmi. "Matt!" mi si avvicina velocemente, come se avesse avvertito la mia necessità, così gli prendo un polso il più delicatamente possibile e lo scorto fino all'ufficio. "Ho bisogno che tu comunichi all'Ispettore che ho ottenuto il posto di lavoro".

When Love Takes OverDove le storie prendono vita. Scoprilo ora