Trouble

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ZACK'S POV

Mi sono dovuto accontentare della receptionist per avere notizie su Ellie. A quanto pare non è ancora stata vista rientrare all'hotel e ciò mi lascia molto perplesso. Dove diavolo sarà finita? Fatto sta che devo scoprire dove si trova. Nell'azienda ha un ruolo importante e questa assenza ingiustificata non può di certo essere vista di buon occhio. Naturalmente avrà un valido motivo, quando è stata assunta, ci siamo assicurati che fosse una persona affidabile, ma in ogni caso è mio dovere scoprire cosa sta succedendo. Saluto la donna dietro al bancone di ingresso e mi reco verso l'uscita. Ho come meta l'azienda, anche se, a metà strada mi tornano in mente le sue parole: "pronto soccorso". Forse sarebbe più intelligente andare direttamente al  NewYork-Presbyterian, non è l'unico, ma sicuramente è uno dei migliori e il più vicino a questa zona. Considerando la mia importanza e i soldi che possiedo, non dovrei avere problemi nel ricevere dati personali sulla Wilson. Solitamente non amo sfruttare il mio potere per infierire nelle vite private altrui, soprattutto se si tratta dei miei dipendenti; ma direi che questa è una situazione d'emergenza e mi sento la coscienza pulita mentre raggiungo la hall del Presbyterian. "Salve" l'infermiera davanti a me deglutisce a vuoto quando scruta con attenzione il mio viso. "S-signor Evans?" "In persona" ammicco, lasciandole un lieve sorriso. "C-come p-posso a-aiutarla?"  il suo balbettare mi infastidisce non poco, ma non è l'unica che lo fa in mia presenza, ormai sembra essere un'abitudine; a partire dalle donne che frequento, per finire con i miei dipendenti e collaboratori. Ellie invece sembra sempre piuttosto decisa. Forse è per questo che mi ha da subito attratto, nonostante la rabbia spesso nutrita nei suoi confronti. "Sto cercando la Signorina Ellie Wilson. Da quanto mi risulta non è ricoverata, ma potrebbe esserlo qualcuno che conosce. Un certo Alex." Come se glielo avessi ordinato, si mette subito alla ricerca tramite il computer sulla sua scrivania, quando improvvisamente si blocca e mi osserva con una punta di timore nello sguardo. "Signor Evans, lei è un parente? Altrimenti non posso fornirle l'accesso per una questione di privacy". Nonostante un vago nervosismo si espanda nel mio corpo, non posso negare che la donna stia solo facendo il suo lavoro, in modo impeccabile peraltro. "Senta, non sono un famigliare, ma sono il suo capo e si tratta di un'emergenza. Non si presenta al lavoro da giorni e io ho davvero bisogno di sapere cosa sta accadendo. Sa... ci tengo ai miei dipendenti" assumo un'aria da dirigente che ritiene i suoi collaboratori come una famiglia e questo fa sì che l'infermiera sia maggiormente predisposta a fornirmi ciò che mi serve. La vedo ancora riluttante, probabilmente teme di perdere il lavoro se qualcuno venisse a sapere che mi ha lasciato passare, così decido di giocare la mia carta da  uomo ricco e influente. "Ascolti, posso capire la sua titubanza, ma le assicuro che questo segreto resterà tra noi due, nessuno verrà a saperlo. Sa chi sono e quindi saprà anche quanta voce in capitolo io abbia. Se può tranquillizzarla, sono anche uno dei benefattori che donano annualmente dei fondi all'ospedale". Con queste ultime parole, ogni suo dubbio viene spazzato via e vengo indirizzato verso la stanza di questo Alex. Decisamente non può essere più ricco di me...e neanche più bello, potrebbe essere intelligente e simpatico, ma...direi che queste doti non mancano neanche a me. Chissà che tipo è. Magari hanno anche già in programma di sposarsi, di comprare casa, un cane...però Ellie non avrebbe richiesto lavoro nell'azienda se fossero già così organizzati. E poi chissà che diavolo sarà successo. Potrebbe essere qualcosa di grave e io starei per turbare una situazione già di per sé sgradevole. Preso come sono dai miei pensieri rallento il passo. Non avevo pensato a quest'ultima opzione: non posso spuntare dal nulla e rimproverarla per la sua assenza come se niente fosse. Mi riprometto di mantenere la calma e di mostrarmi attento ai suoi bisogni e non dispotico come mio solito. Tutto questo riflettere mi annebbia, non solo il cervello, ma anche la vista, dato che non mi accorgo di essermi scontrato con una ragazza un po' più giovane di me: ha i capelli arruffati legati in una coda scomposta e gli occhi grigi tendenti al verde che sembrano piuttosto stanchi e inappropriati su un viso così fanciullesco. Devo ammettere che  non è niente male. In mano stringe due bicchieri di caffè con scritti due nomi per distinguere i liquidi. "Kim" leggo, mente l'altro è quasi completamente nascosto dalla sua esile mano. "Scusa" non mi guarda neanche e ritorna velocemente sui suoi passi. Sono in un ospedale, sarà difficile non vedere qualcuno con profonde occhiaie o visi stravolti dalla stanchezza. Questo posto è enorme e sto vagando a vuoto. Non voglio chiedere a nessuno per non creare problemi. Prima o poi la troverò.

When Love Takes OverDove le storie prendono vita. Scoprilo ora