Family

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ELLIE'S POV

"Sei silenziosa". Queste sono le prime parole che aleggiano all'interno della macchina dall'ultima sconvolgente notizia. Sono terribilmente scossa e sono felice che Alex stia dormendo beatamente sui sedili posteriori, non avrei avuto le forze per accudirlo. Ciononostante non è colpa di Zack se ci ritroviamo in questa situazione e anche se sono contrariata dal momento che non mi vuole dire chi sia il traditore, anche lui forse è sconvolto quanto me. Di conseguenza, decido di degnarlo di una risposta: "Se è per questo, non hai parlato molto neanche tu". Fa un cenno di assenso per darmi ragione. "So a cosa stai pensando" non mi guarda mai, da bravo guidatore tiene lo sguardo fisso sulla strada da percorrere e io ne approfitto per guardare fuori dal finestrino. "Sai anche leggere nel pensiero adesso?" "Molto spiritosa... so che ce l'hai con me, ma la verità è che non so con esattezza chi non è dalla nostra parte". "COSA?" Ora sono ancora più nervosa, come diavolo fa a mettermi nell'orecchio una pulce del genere e non avere neanche la certezza che essa esista? Sto per dirgliene quattro quando mi volto verso di lui e mi blocco. Le braccia sono tese e le mani stringono talmente forte il volante da rendere le nocche bianche, la mascella è serrata e il ghiaccio dei suoi occhi è solcato da venature grigie; non so se sia per via della notte che incombe su di noi, ma qualcosa mi dice che è più preoccupato di me e subito ne comprendo il motivo. "Temi che sia Matt?" "Mai, neanche una sola volta, Matt ha ferito la mia fiducia. È sempre stato dalla mia parte, ed è una delle poche persone che mi è stato vicino anche nei momenti di maggiore difficoltà. Mi rifiuto di credere che sia lui la spia." "Ma una parte di te non può evitarlo, suppongo." La mia è solo una banale constatazione, o per meglio dire, una fredda e cruda verità. So che si sente male a dubitare dell'amico di una vita e che niente può alleviare i suoi sensi di colpa. "Solo due persone sono a conoscenza del piano. Se vuoi credere che sia stata Jennifer a tradirci, va bene. Lo farei anche io al tuo posto, ma non possiamo permetterci di perdere la calma e di puntare il dito contro chiunque." "No, infatti. D'ora in poi lavoreremo da soli." "Hai intenzione di rapire me e mio figlio? Dì la verità, hai costruito un bunker super tecnologico in cui poter mandare avanti il nostro piano" cerco di sdrammatizzare per rendere l'aria più leggera. "Tu guardi decisamente troppi film" e finalmente possiamo lasciarci andare ad una risata.

Non so esattamente quanto tempo sia passato da quando sono riuscita ad accoccolarmi alla portiera, ma una mano non troppo conosciuta ma comunque forte e al tempo stesso carezzevole, mi scuote una spalla. "Cinque minuti" mugolo. "Se vuoi restare in macchina per me va bene, anche se di sopra ho un letto che credo sia più comodo. Anche se... ripensandoci...resta qui, il morbidissimo materasso lo teniamo io e Alex". Materasso? Alex? Quella era la voce di Zack? Ripiombo immediatamente alla realtà e gli eventi della sera prima sembrano schiaffeggiarmi data la velocità con cui ritornano nella mia mente. È ancora buio e scorgo degli elementi del paesaggio che sembrano avere un'aria famigliare, ma subito mi si para davanti Zack con in braccio un Alex ancora nel mondo dei sogni e tutta la mia attenzione si sposta su di loro. "Dove siamo?" "Sta per piovere, è meglio salire" devia la mia domanda e mi porge il bambino, così che lui possa prendere il mio borsone dal baule. Mi fa strada verso un condominio non troppo alto dall'aria piuttosto malandata. Il suo appartamento si trova al penultimo piano ed è completamente diverso dall'esterno: non sembra essere nuovo, ma è in ordine e chiunque l'abbia arredato ha decisamente buon gusto. "Vieni, ti faccio vedere la camera" mi guardo intorno cercando di essere il più discreta possibile e sicuramente la tenue luce che illumina l'abitazione non aiuta la mia curiosità. "Vuoi qualcosa da mangiare?" Mi chiede prima di aprire una porta: la stanza che segue presenta un letto ad una piazza e mezza al centro e sopra ad esso è posto un bellissimo dipinto che raffigura una mano che sostiene l'altra. Ho il vago sospetto che sia opera sua, ma glielo chiederò in un altro momento. "Vuoi qualcosa da mangiare?" "No, sono a posto. Grazie." "Il bagno è la prima porta a sinistra uscendo da qui, se hai bisogno di qualsiasi cosa, sono in sala". "E camera tua dov'è?" Mi guarda stranito. "Si, insomma, andrai a dormire prima o poi, no?" "Ci sei dentro. A camera mia, intendo" "Oh". "Non dire niente, stasera facciamo così, discorso chiuso. Buonanotte". Sapeva che mi stavo per lamentare e non me ne ha dato il tempo.

When Love Takes OverDove le storie prendono vita. Scoprilo ora