Dad

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ELLIE'S POV

Non ho alcuna intenzione di perdere la speranza anche se sono perfettamente consapevole delle occhiate che tutti mi rivolgono. Ogni singola persona che mi passa accanto, sembra provare compassione per me  ed è una cosa che non sopporto. Già una volta, in passato, sono stata costretta a sorbirmi la pietà altrui, non voglio che ricapiti. So per certo che Alex sta bene, se gli fosse successo qualcosa, me ne sarei accorta. Sembra assurdo e persino Jennifer, quando le ho fatto questo discorso, mi ha osservata con espressione stralunata. Forse solo una madre può capire fino in fondo: se tuo figlio sta bene, stai bene con lui, se soffre, soffri con lui.

In questi ultimi giorni mi sono isolata il più possibile da tutti, ho difficoltà a dormire, mangio poco e sono piuttosto nervosa. Gli individui intorno a me sembrano essersi schierati su due fronti avversi: da una parte ci sono coloro che mi danno amichevoli pacche sulle spalle quando mi incontrano per i corridoi dell'azienda e che non fanno altro che dirmi di farmi forza, che andrà tutto bene; e dall'altra, coloro che ormai dubitano del ritrovamento di Alex e, anche se in modo indiretto, mi fanno comprendere che dovrei smettere di illudermi. Pare che i due gruppi opposti stiano combattendo una guerra che in realtà non è loro, ma solo mia.

Vado in bagno a sciacquarmi il viso, con l'obiettivo di ritrovare la concentrazione che ultimamente scarseggia sempre di più. Sono sommersa di scartoffie, ma non è colpa di Zack, la verità è che non solo ho accettato di restare al lavoro, ma ho anche insistito perché ne avessi in abbondanza, così da non restare a casa a crogiolarmi nella disperazione. Per quanto riguarda Zack...non lo vedo più così tanto, mentre Jennifer e Matt cercano sempre di instaurare un qualche tipo di contatto con me e io li allontano, Zack non si degna di avvicinarsi, anzi, sembra proprio volermi evitare e non ne comprendo la ragione. Ma la verità è che io non sono nessuno per giudicare, la mia amica è venuta a stare da me apposta per non lasciarmi sola e per me ogni occasione è buona per non passare del tempo in casa con lei. Mi sento un mostro, anche se una parte di me sa perfettamente che in qualche modo questo mio comportamento è giustificabile. Quando troveremo Alex, perché so che succederà, e quando i suoi rapitori saranno dietro le sbarre, potrò finalmente tirare il fiato: tornerò a mangiare, dormire, ascolterò il racconto dell'appuntamento tra i miei amici e affronterò questa strana situazione creatasi tra me e Zack.

Quando torno in ufficio, mi accorgo che il mio telefono sta squillando prepotentemente, rompendo il silenzio creatosi nel resto dell'azienda. Mi affretto a rispondere al numero sconosciuto: "Pronto?" "Commissario Wood, abbiamo trovato suo figlio". Non mi serve altro, maldestramente non chiedo neanche se sta bene o se davvero si trova in Centrale come penso, ma subito prendo le chiavi della macchina e mi faccio largo tra le poche persone nei corridoi. Quando passo davanti al bancone di Jennifer le urlo un: "L'hanno trovato!" con le lacrime agli occhi e il sorriso stampato in volto.

Sono sicura che mi arriverà a casa una multa per non aver rispettato neanche uno stop e per aver bruciato ogni limite di velocità, ma al momento non mi importa di niente e di nessuno, hanno trovato il mio piccolo e questa è l'unica cosa che conta.

Salgo gli scalini della centrale con passo spedito e maledico questi stupidi tacchi perché non mi permettono di correre. Mi scontro con alcuni agenti che inizialmente sono sicura vogliano insultarmi per la mia disattenzione, ma non appena scorgono il mio viso e comprendono chi sono, si affrettano a darmi indicazioni su dove trovare il Commissario. Sono grata a tutti loro per il duro lavoro di queste due settimane e quando Alex sarà di nuovo tra le mie braccia, vedrò di ringraziare tutti come meritano.

"Signorina Wilson" Wood mi accoglie con voce ferma e il mio entusiasmo si smorza a poco a poco quando mi rendo conto che l'uomo è solo nella stanza. "D-Dov'è?" Chiedo quando un moto di panico mi attraversa le viscere. È la polizia, se dicono che l'hanno trovato è per forza così. "Signorina, si sieda". "NO. Finché non mi fate vedere mio figlio, non mi siederò da nessuna parte!" Sono perfettamente consapevole di sembrare una bambina viziata, ma spero che l'uomo davanti a me sia in qualche modo in grado di capire quello che sto passando. "Adesso non può vederlo, prima dobbiamo parlare." Il suo tono è fermo, trasudante di una nota di severità, ma al tempo stesso non risulta cattivo o offensivo. Lo guardo con attenzione e mi accorgo dei suoi occhi stacchi, delle borse sotto agli occhi e della barba sfatta che cresce indisturbata sul suo mento. E allora capisco. Capisco che se ora Alex è al sicuro è merito suo e dei suoi uomini, capisco che non sono l'unica a non aver mai perso le speranze e capisco che per quanto una persona possa sembrare burbera e scostante, può rivelare un cuore d'oro. "Mi dica solo dove si trova e se sta bene" la mia voce ora è pacata e bassa, sono solo una madre esausta e preoccupata. "È in ospedale per fare dei controlli, ho mandato con lui degli agenti perché tenessero tutto sotto controllo". Annuisco cercando di tranquillizzarmi e mi siedo. "Mi dica cosa è successo, la ascolto".

When Love Takes OverDove le storie prendono vita. Scoprilo ora