#3

1K 75 2
                                    

>Night changes, One Direction.

Ben.

Si era addormentata tra le mie braccia, con la mia felpa e le  mie labbra addosso, come quando ci eravamo appena conosciuti. Come quando andava tutto bene.
Ero rimasto a guardarla, con il sottofondo della canzone con la quale si era addormentata.
Mi era mancato sentire le mie braccia che si intersecavano in un modo così perfetto con le sue, i suoi capelli scivolare sulle mie spalle.
Sentire come ero ormai certo che quella ragazza era la mia certezza e la roccia che non si sarebbe mai spezzata. Mi teneva fuori dal baratro senza saperlo.
Posai la testa sul suo petto, e dopo poco sentii il suo battito accellerare, e non di poco.
Spostai confuso lo sguardo sulle sue mani: stringevano le lenzuola con tanta forza da rendere le nocche bianche.
Sussurrai il suo nome con un filo di voce, ma non mai sentii.
Iniziai a vederla tremare e ansimare nel sonno.
Le scossi una spalla e la chiamai più forte, ma rimaneva segregata in quello che, ormai l'avevo capito, era il suo incubo.
Mentre chiamavo il suo nome ancora e ancora, tutte le volte in cui la stessa cosa le era successa ed io non c'ero mi colpirono come mazzate che mi tolsero il respiro.
-Sophia!- Gridai.
Lei spalancò gli occhi grandi. Stavolta stringeva la mia mano, non le lenzuola.
-Sei qui.. Sei davvero qui..- Mormorò debolmente, mentre una lacrima le percorreva una guancia.
-Sì, sì Sophia, e quanto vorrei restare.-
Lei mi avvolse tra le braccia ancora tremanti, ed io le posai la testa sul mio petto, così che potesse calmarsi ascoltando il battito del mio cuore.
-Canta, Ben..- Sentii sussurrare poi da lei.
La sua guancia era ancora incollata al mio petto, ed io la stringevo talmente intensamente che avevo paura si potesse fare male, ma non osavo allentare la presa.
Con voce tremante, cominciai a cantare.
-I put my heart into your hands,
learn the lessons you teach.
No matter when, wherever I am
you're no hard to reach.
And you've given me the best gift
that I've ever known;
you give me purpose everyday,
you give me purpose in every way.
You are my everything..-
Aveva ancora gli occhi aperti, ma non piangeva più né tremava ancora.
-Non mi sono mai dimenticata di questa sensazione, lo sai?- Sussurrò.
-E io non mi sono mai dimenticato di come sia tenerti tra le braccia.- Mormorai accarezzandole i capelli.
___

Soph mi aveva fatto conoscere Liam e Vicky, i due ragazzi  con cui negli ultimi mesi aveva legato di più.
Liam sapeva farla ridere. Lo notai subito.
Probabilmente era stato lui che, più di me, l'aveva tirata su quando era triste o arrabbiata col mondo.
Tutte le volte che rivolgeva la parola a Sophia, stringevo più forte la sua mano, come se lui avesse potuto prenderla e portarla via.
Ero geloso di lei. Sì che lo ero, dannazione. Non potevo rischiare di nuovo di perderla. Io, senza di lei, non riuscivo più a starci.
___

La strinsi forte, e Dio solo sa quanto in quel momento avrei voluto portarla con me. Ogni minuto che passavo lontano dalle sue braccia mi sentivo più indifeso.
-Devi proprio ritornare?- Chiese appoggiando la fronte alla mia.
-Sì, ma ti prometto che finirò il prima possibile. Ormai manca poco. Mi credi?- Chiesi accarezzandole una guancia.
Lei alzò verso i miei gli occhi poco lucidi.
Le sue lacrime non le sopportavo. Avrei fatto di tutto pur di rimanere lì con lei, ma non era possibile. Averci passato solo qualche giorno dopo mesi senza di lei era troppo poco. Ne avevo ancora bisogno.
E, ad un certo punto, mi venne un'idea. Poteva anche essere sciocca e troppo sdolcinata, ma in quel momento non ci feci caso.
-Mi prometti una cosa?-
Lei studiò la mia espressione, confusa.
-Se ti chiedo di fare una cosa, la farai?-
Lei si fidò, e annuì.
Tirai il cellulare fuori dalla tasca e lo collegai alle cuffie. Ne misi una nel mio orecchio e una nel suo. La melodia di una canzone si sprigionò nella testa di entrambi.
-Mi prometti che tutte le sere la ascolterai? Anche se sarò dall'altra parte del mondo, non importa che ore saranno, che cosa starò facendo: mollerò tutto è andrò ad ascoltare la stessa canzone.
Non importa quanto saremo lontani: staremo ascoltando le stesse parole.
Me lo prometti?-
Ascoltando le dolci frasi del pezzo, una lacrima le scivolava giù per una guancia.

"Se fosse tutto sbagliato avrei comunque te,
per ogni lacrima un bacio da ricevere,
se fossi un salto nel vuoto anche senza speranza
non potrei fare a meno di te.
E vivremo i giorni senza credere al domani,
come se non esistesse un altro giorno per amarci,
come se fermare il tempo fosse mettere le ali,
come se..
Se fosse tutto sbagliato,
avrei comunque te."

Si slanciò verso di me e mi abbracciò.
-Sei l'unica cosa dannatamente giusta nella mia vita fatta di sbagli.-
Evitai di dirlo. Che ero giusto, intendo. Ero tutto tranne che giusto. Ero fatto di sbagli legati a contraddizioni che stavano in piedi per miracolo.
La baciai per un'ultima volta, e poi, senza smettere di guardarla, mi diressi verso i controlli. Dopo qualche ora, ero seduto accanto al finestrino su un aereo che mi avrebbe portato un'altra volta lontano dalla ragazza che amavo. Quel vuoto che ormai conoscevo bene, cominciava già a farsi strada dentro di me.

Mi sentii sprofondare sempre più in giù, annegare in me stesso,
e tutto,
perché vicino a me non c'era lei.

E solo quando sentii il rombo dei motori me ne ricordai.
Diamine, come avevo potuto dimenticarmene?
Ero un dannato idiota, nient'altro.
D'istinto, presi il cellulare, ma eravamo a chilometri e chilometri di altezza, non potevo chiamarla.
Tirai un pugno al sedile di fronte  al mio guadagnandomi solo qualche occhiataccia e delle nocche scorticate, ma non me ne importava.
Come potevo essermi dimenticato di dirle una cosa così importante?
Aspettai delle ore che passavano così lente da esasperarmi. Scesi dall'aereo che ormai ero a Sydney.
Accesi immediatamente il cellulare.
Niente campo.
Morite tutti.
Corsi con lo zaino che mi sbatteva sulla schiena per cercare un taxi e salirci il prima possibile.
Faceva caldo, troppo caldo, e la strada era vuota.
Quando finalmente uno stramaledetto taxi si decise a fermarsi, mezz'ora e troppi insulti dopo, mi ci infilai dentro senza tanti preamboli e dissi frettolosamente il mio indirizzo al tassista.
Dovetti aspettare altri cinque dannati minuti prima di trovare campo.
Chiamai Sophia.
-Rispondi, ti prego rispondi.. Ti prego Soph.. Rispondi..-
Ma il cellulare continuava solo a squillare a vuoto.
Furiosamente, riattaccai e composi il numero di Fede.
-Ohi Ben.-
-Federico. Sophia non risponde, devi dirglielo tu. Ti prego.-
-Cosa stai.. Insomma, eh?!-
-È una cosa importante. Molto importante. Mi sono dimenticato di dirgliela, sono un deficiente, lo so, ma per questo glielo devi dire tu.-
-Benjamin, si può sapere di cosa diamine stai parlando?!-
Aprii la bocca per rispondere, ma non sentii la voce uscire.
L'aria mi sembrò improvvisamente inesistente, e il cellulare probabilmente scivolò via dalla mia mano.
Sentivo la voce elettronica di Fede che chiamava il mio nome, ma per quanto volessi rispondere non riuscivo a parlare.
Vedevo tutto sfocato, come se stessi piangendo. Non sentivo più nulla intorno a me, era come essere in caduta libera al buio.
Il suono lontanissimo della radio ancora accesa era confuso ed indistinguibile.
Mi sforzai di respirare.
Sophia. Pensa a Sopbia. Fallo per lei.
Alzai un braccio con un doloroso sforzo, ma non riuscii a prendere il cellulare.
Mi accasciai a terra, senza più forze né aria.
Che cosa diamine stava succedendo?

/

ehii, scusate il ritardo
comunque, per chi volesse saperlo, la canzone che ho citato è "a meno di te" di francesco renga. se avete un attimo di tempo andate ad ascoltarla, è bellissima
consigliatemi qualche canzone susu, e se volete qualche consiglio basta chiedere :)
ricordate che se avete bisogno, sono qui
all the love, as always.
C.

without you / benjamin mascoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora