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''Buongiorno a te, anche se non sei più qui con me.
Queste mattine fanno schifo; il cielo è blu e lo vedo grigio.,,

Ero rimasta tra quei corridoi che avevano visto tante vite nascere, finire, riuscire a salvarsi o no almeno fino alle quattro di notte. Non mi reggevo più in piedi e non sapevo nemmeno perché mi ostinassi a rimanere lì. I medici avevano detto a Fede che probabilmente Benjanim sarebbe rimasto in quello stato a lungo. Io non potevo cambiare le cose. La figura di Fede mi si avvicinò. Il corridoio era semibuio, ma le prime luci del giorno stavano cominciando a passare attraverso i vetri. Si lasciò cadere sulla sedia accanto alla mia.
-Non hai proprio intenzione di andare a casa, eh?-
Alzai le spalle, guardando un punto indefinito. -Non lo so.. È come se qualcosa mi tenesse ancorata qui.-
Alzò un braccio per avvolgermi le spalle, ed io posai la testa sulla sua spalla. -E poi non ho un posto dove andare.-
Sentii un sorriso formarsi sulle sue labbra. -Staremo nell'appartamento di Benjamin. Cioè... Sempre se non ti dà fastidio.-
Scossi la testa. Vivere tra le sue cose sarebbe stato come vivere accanto a lui. O avrebbe significato soffrire perché continuavano a ricordarmelo?
Chiusi gli occhi. Ormai era diventata una cosa normale: quando sentivo che avrei pianto, chiudevo gli occhi per impedirmelo.
-Vai a casa, Sophia. Dopo un volo di così tante ore ed essere rimasta in un posto così, sei distrutta.-
Malgrado avesse ragione, scossi la testa. -Voglio restare qui... Vicino a lui...-
-Non voglio fare l'ipocrita, ma credo lo sappia anche tu. Quanto restiamo qui non cambia le cose. Tu lo ami, io gli voglio bene come un fratello, ma tutto dipende solo da lui. E so, per quanto lo conosco, che non gli piacerebbe vederti così. Vai. Solo per dormire e mangiare qualcosa, poi se vuoi puoi tornare, okay?-
Sbuffai leggermente, facendo si che Fede mi alzasse il mento con due dita per farsi guardare negli occhi. -È per il tuo bene. Ti ripeto che non vorrebbe vederti stare così male.-
Sorrisi, triste. -Tu non vieni?- Chiesi alzandomi.
-Resto qui ancora un po', voglio chiedere delle cose ai medici.-
-Ci vediamo a casa, Fe.- Lo salutai.
Uscii dall'ospedale quando finalmente trovai l'uscita. Era incredibile quanto fosse grande, che per tutti Benjamin era soltanto l'ennesima vittima di un incidente stradale, quando per me era tutto.
C'erano ancora poche macchine sulle strade. Erano solo le quattro e mezza, il sole stava sorgendo. Raggiunsi l'appartamento di Ben grazie alle indicazioni di Fede. Era abbastanza grande, le pareti erano coperte di fotografie e poster delle band che sapevo ascoltava in continuazione. Come ci si poteva aspettare da lui, c'erano spartiti e fogli mezzi scarabocchiati praticamente ovunque. Era lo stesso disordine che si portava dentro. C'erano ampie finestre che davano sulla città e sul mare. Immaginai quante volte Ben si fosse seduto sul davanzale per fissare il sole che affogava nel mare, quante canzoni avesse scritto lì e quante volte magari ci si fosse addormentato accanto, con la chitarra ancora imbracciata e la melodia che aveva trovato ancora imprigionata nelle dita impostate sulle corde. Cercai camera sua, e quando la trovai, vidi subito il grande letto rifatto ordinatamente e tutte le sue felpe riposte normalmente nell'armadio, i suoi libri erano ovunque. Per quanto disordinato, tutto era normale.
Non era cambiato nulla; mancava solo lui.
Presi una sua maglietta dall'armadio e la infilai al posto della mia. Mi stesi sotto le lenzuola che profumavano di lui, di tutte le volte che si era girato e rigirato di notte per la mancanza di sonno.
E mi addormentai in poco, nonostante il vuoto che avevo dentro sembrasse rendere impossibile ogni cosa.
___

Non riuscivo a vederlo in faccia e neanche ad urlare. Nonostante mi stesse facendo un male allucinante non riuscivo ad urlare. Sentii qualcuno che mi scuoteva una spalla contemporaneamente ad un calcio nello stomaco. Sentii il sangue fuoriuscire dalla pelle. E poi riuscii a spalancare gli occhi.
C'era... Federico?
Senza nemmeno rendermene conto, lo spinsi più lontano da me. -Sc... I... Io... Fede...- Cominciai a singhiozzare silenziosamente, mentre lui si limitava ad accarezzarmi un braccio.
Era strano. Federico, intendo. Si teneva sempre sullo sfondo delle cose, e capiva e notava tutto ma non interveniva mai se non ce n'era bisogno. Non si faceva vedere mentre crollava.
Lo faceva da solo, come se fosse spaventato dal fatto che altri avrebbero potuto vederlo spezzarsi. Appena si accorgeva che stava perdendo qualcosa, scattava per recuperarla. Amava poche cose, ma quelle poche cose le amava tanto. Era disposto a lasciar perdere solamente se sapeva che non c'era un ultimo straccio di possibilità. Quindi, praticamente, mai. Per certi versi eravamo simili, ed io non l'avevo mai notato davvero. La differenza era che ora mi stavo facendo vedere fragile da lui. Tentai di smettere di piangere, come se fosse stato possibile.
-Scusami... Sono un disastro...- Sussurrai con voce rotta.
Gli occhi di lui mi guardavano e non giudicavano, tentavano solo di farmi sentire meglio.
-Era come se, quando ti dimenavi in preda a quell'incubo, volessi essere stretta da qualcuno. Ma allo stesso tempo solo da lui.- Mormorò.
Ma venne bloccato da un rumore secco, come quello di una porta che si apriva e di una caduta seguita poi da un gemito di dolore.
Fede girò di scatto la testa verso la fonte del rumore e corse fuori dalla porta per andare a vedere chi fosse entrato così in casa.
Che cosa stava succedendo ancora?

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farlo svegliare o non farlo svegliare, questo è il dilemma.

without you / benjamin mascoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora