Ti aspetti che sia da solo in una stanza semibuia, al massimo con una flebo a bucargli il braccio ed una maschera per l'ossigeno posata sul viso. Ti aspetti che sembri che stia solo dormendo. Ti aspetti che non sia così diverso, che non sia così difficile. Che, alla fine, potrai farci i conti, con un immagine di lui così diversa da quella che vedevi di solito.
E invece no.
La stanza era illuminata in modo freddo, e dei letti erano disposti a corona su tutto il suo perimetro. La maggior parte erano vuoti, ma lui lo vidi subito. Non so cosa era stato, ma il mio sguardo una volta entrata nella stanza si era posato subito su di lui, senza nemmeno sapere dove fosse.
Non capivo se il mio cuore volesse fermarsi o mettersi a battere più forte.
Mi avvicinai a piccoli passi verso il suo letto. La prima cosa che scorsi fu il viso.
I suoi tratti sembravano più sottili, e vedevo continuamente il suo volto contratto in una smorfia di dolore nonostante la maschera per l'ossigeno. Vidi una flebo stillare continuamente un liquido trasparente nel tubicino di gomma, che terminava con l'ago infilato nel suo braccio.
Il mio labbro inferiore cominciò a tremare, così come tutto il mio corpo.
Abbassai lo sguardo sulle sue braccia. I tatuaggi risaltavano troppo e sembravano ancora più neri sulla sua pelle ora così bianca. E sotto a tutti quei disegni scuri, si vedevano continui lividi violacei che coloravano la sua pelle in un modo inquietante. Era a dorso nudo, un lenzuolo lo toccava appena ed era stato privato del piercing. Aveva un ago infilato sottopelle per ogni braccio, e tutti i fili a cui il suo corpo era collegato mi facevano venire i brividi. Si contorceva dal dolore gemendo sottovoce e alzando debolmente il braccio come se volesse fare qualcosa, che però, per mancanza di forze, non riusciva a fare.
Avrei voluto dirgli che ero lì, che tutto sarebbe andato meglio. Che se fosse bastato un abbraccio o un bacio lui sarebbe stato di nuovo cosciente. Che se fosse dipeso da me, avrei fatto qualsiasi cosa pur di farlo ritornare dalle persone che lo amavano. Volevo solo fargli sapere che ero lì. Per lui è con lui, e che non avrei mai voluto andarmene anche a costo di vederlo soffrire.
Allungai due dita e sfiorai la sua mano.
Le sue mani erano le stesse.
Le sue dita avevano ancora una superficie dura dovuta alle corde della chitarra, avevano ancora incisa la scritta est.
Erano ancora quelle mani che per tante volte avevano stretto le mie, che mi avevano accarezzato la schiena quando di notte non riuscivo a prendere sonno, che si prima mattina mi avevano scompigliato i capelli tante volte, che avevano suonato canzoni che erano stata l'unica cosa capace di farmi sorridere, oltre a lui.
Lui era sempre lui, il mio solito Ben.
Ma se una volta c'era stato un muro di vetro a dividerci, ora ce n'era uno di cemento armato.
Una piccola spinta e la mia mano stava stringendo la sua.
Faceva strano pensare che di solito era lui a stringermela.
Sussultai quando gemette più forte delle altre volte, quasi avesse voluto urlare dal male che provava.
Un'infermiera si avvicinò velocemente per controllare i suoi parametri su uno schermo nero illuminato da linee e scritte verdi.
Prese un tubicino di gomma che collegò all'ago già infilato nel suo braccio e osservai la siringa a cui era già collegato riempirsi velocemente di sangue scuro..
Gli occhi della donna si posarono sulla mano si Benjamin stretta nella mia. -È il tuo fidanzato?- Chiese con voce sottile.
Feci di sì con la testa.
-Come sta?- Mormorai, guardandolo stringere gli occhi dal dolore e sforzandomi di non piangere.
-È abbastanza grave, noi non possiamo fare nient'altro. Ha sbattuto la testa in un modo non indifferente. La situazione deve solo non peggiorare.-
La situazione deve solo non peggiorare.
La situazione deve solo non peggiorare.
La situazione deve solo non peggiorare.
Benjamin doveva resistere.
Era la persona più forte che avessi mai conosciuto.
Lui ce l'avrebbe fatta.
Avrebbe vinto e avrei potuto abbracciarlo di nuovo.
Avrei voluto chiedere all'infermiera se ce l'avrebbe fatta, ma mi impedivo di farlo: sarebbe stato come dare ascolto a quella parte di me che credeva che tutto fosse già finito.
In uno dei letti a poca distanza di quello di Benjamin, c'era una ragazza. Rabbrividii un'altra volta quando mi resi conto che doveva avere pressapoco la mia età.
Riportai bruscamente lo sguardo su Benjamin, sulla mano che tenevo stretta tra le mie.
Guardavo i suoi occhi intensamente, come se grazie al mio sguardo si sarebbero potuti aprire e guardarmi.
Mi mancava la sua risata e come tentava sempre di farlo stare meglio.
Ma non lo dissi. Non riuscii a dire niente. Avevo paura che il groppo che sentivo alla gola si sarebbe trasformato in lacrime se avessi tentato di parlare.
E quando l'infermiere rientrò per portarmi fuori e accompagnare dentro Fede, riuscivo a pensare soltanto a una cosa.
"Torna. Ti prego, torna. Torna e ricordami com'è stare bene. Perché io, senza di te, so stare solo male."/
sto in ansia per la verifica di domani, help. chi è disposto a fingersi me durante l'ora di matematica di domani? vi pago in abbraccii haha
questo è un capitolo importante, almeno per me, e spero con tutto il cuore che vi piaccia, ditemi che ne pensate :)
ultima cosa, qualcuno di voi sa quali sono le canzoni scritte da benjamin in 0+? se sì me le scrivereste? lo sapete che vi amoo
see u at the next update.
all the love,
C.

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without you / benjamin mascolo
Fanfic"Non ci sarà un giorno in cui smetterai di mancarmi, perché non ho mai più amato nessuno come ho fatto con te, e un amore così, che ti sconvolge in quel modo, non si dimentica." sequel di secret/benjamin mascolo started on 14.11.2016 ended on...