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"Nobody said it was easy
no one ever said it would be this hard
take me back to the start […]
Tell me you love me
Come back and haunt me
and I rush to the start
Running in circles, chasing our tails
Coming back as we are,,

Un mese dopo.

"Non avresti dovuto dire di . Prima o poi litigherete. Non riuscite nemmeno a stare insieme per qualche giorno che litigate già, come fareste a vivere insieme?"
Le voci si sovrapponevano nella mia mente mandandomi in confusione. Ero uscita dall'appartamento solamente con il cellulare e le cuffie nella tasca degli shorts. La testa mi faceva male per aver urlato fino a pochi secondi prima. Sentivo tutta l'adrenalina scorrere nelle vene,
Solo lui sapeva farmi sentire così, anche se mi costava ammetterlo.
Per una volta, non tentai nemmeno di mettere la musica per sopprimere i miei pensieri che urlavano in modo disordinato. Quelle frasi continuavano a circolarmi in testa e niente avrebbe potuto fermarle.
Davvero eravamo così tossici l'uno vicino all'altra?
E perché ci ferivamo come lo eravamo adesso sapendo che avrebbe fatto talmente male da allontanarsi?
Non volevo negare la realtà. Noi due ci eravamo appena gridati contro tanto da far rimanere un'unica soluzione: andare via. Ed è quello che ho fatto. Ero andata via sbattendo la porta, urlandogli che non sapevo come avevo fatto ad innamorarmi in quel modo di lui, che poi lo sapevo benissimo. Che quella notte si era rivelato un deficiente senza precedenti, che basta, non ce l'avrei fatta più a restare con lui.
Il problema era che non ero sicura nemmeno del fatto di poter stare senza di lui.
La sera prima non eravamo usciti insieme. Già da qualche giorno le cose tra di noi erano strane, ed era come se stessimo inconsapevolmente aspettando il momento in cui tutto sarebbe ceduto per esplodere.
Io ero andata ad una festa con Martina, Alessio e altri ragazzi e ragazze, mentre lui... Non ne sono neanche certa. Aveva detto che sarebbe andato con Federico da qualche probabilmente, ma non fu più chiaro.
Fatto sta che tornò praticamente alle tre di notte, un'ora dopo di me.
Ricordo come strascicava le parole, le risate immotivate che faceva mentre io gli urlavo contro e tentavo solo di trattenere le lacrime, l'odore dolciastro che aveva addosso quando cercò di abbracciarmi, quello che non assomigliava neanche lontanamente al profumo imprigionato dentro alle felpe che gli rubavo sempre.
Era successo di nuovo: aveva bevuto un'altra volta nonostante più persone glielo avessero vietato dopo l'incidente.
Era da giorni che provavo a capirne il motivo.
Lui lo sa che tu hai paura delle persone così, mi dicevo.
Lui lo sapeva che io avevo paura di chi beveva e perdeva il controllo, ma lui lo faceva lo stesso.
Ed ora erano le cinque. Due ore passate a gridarci contro  i nostri difetti.
L'eco delle nostre voci che fino a poco prima si erano date contro mi rimbombava in testa anche al centro del silenzio dove mi trovavo.
Ero ancora sotto casa sua, come se avesse potuto apparire alla porta da un momento all'altro, corrermi incontro e baciarmi.
Non l'avrebbe mai fatto, perlomeno in quelle condizioni.
Cominciai a camminare. E poi a correre. Le prime luci dell'alba si facevano spazio sopra i tetti delle case come le parole dure di Benjamin rimanevano impigliate nelle ferite che mi aveva provocato. La sua voce arrochita e le sue continue piccole risate.
"Ho solo bevuto un bicchiere, che c'è, ti faccio paura bimba?"
"Hai ancora paura di chi beve un po' di più? Fatti abbracciare, ti proteggo io." Diceva ridendo.
Tenevo sempre con me la chiave di casa mia, dove viveva mia madre. Mi rifugiai in camera mia, facendo attenzione ad essere il più silenziosa possibile per non svegliarla. Trovai la voglia di mettere le cuffie nelle orecchie per tentare di togliermelo dalla testa, ma non serviva a niente.
Tutte le canzoni e tutte le loro dannate parole mi ricordavano lui in una maniera che faceva male quanto la sua voce che sembrava tornata quella del Benjamin che all'inizio odiavo.
Restai così per ore.
E neanche addormentarmi servì a toglierlo dalla mia testa.
___

Mi svegliai solo nel tardo pomeriggio. Guardando l'ora mi chiesi quanto avessi dormito, e mi resi conto che non dormivo veramente da giorni.
Le discussioni con Benjamin si erano fatte troppo frequenti per permettermi di passare notti senza incubi. E poi, quasi senza accorgercene, la notte non dormivamo più abbracciati. Certo, capitava che la mattina ci trovassimo più vicini di quando ci eravamo addormentati, era ovvio. Non è che nello stesso letto potessimo rimanere lontani.
E poi quando mi svegliavo sforzandomi di non urlare, lui mi stringeva senza chiedere nulla. Ma qualcosa era cambiato. La distanza ed il troppo tempo passato da lontani ci avevano cambiati. Non eravamo gli stessi ragazzi che si erano incontrati e quasi inconsciamente si erano innamorati forse anche troppo alla prima occhiata.
Ma quello che mi dava più fastidio
è che nonostante ci fossimo fatti così male, e ce ne stessimo facendo tutt'ora,
nonostante sapessi che probabilmente qualcosa era cambiato per sempre,
nonostante sapessi che forse non avremmo mai potuto più essere quelli di prima,
lo volevo lì con me.
Pronto a stringermi come sempre, a sussurrarmi ancora una volta che saremmo rimasti insieme e che nulla ci avrebbe separato.
Perché si; io, nonostante l'evidenza, ci credevo ancora.

Strinsi gli occhi. Non potevo piangere. Il suono del mio cellulare mi riportò alla realtà.
Oh, una distrazione.
Ma anche lì mi sbagliavo.
Era una chiamata persa da Benjamin.
E, scorrendo sullo schermo con un dito, vidi un'altra notifica.
26 chiamate perse.
Sempre da lui.

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ma io non so che cos'hanno in quella testa i professori: che  cavolo continui a spiegare ed interrogare se manca un giorno alle vacanze di Natale?
coomunquee scusate se non rispondo sempre ai messaggi privati ma potrebbe essere che non mi arrivino tutti! provo a riscaricare wattpad e poi la cosa dovrebbe aggiustarsi, quindi se vi annoiate o boh scrivetemi haha
love uu *-*
C.

without you / benjamin mascoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora