"Cerco te nel letto quando non ci sei, i miei problemi che fanno effetto.
Resta con me..
Se te ne vai, t'aspetto, ma non tornerai prima che non te l'abbiano detto.
Resta con me, che tutto questo adesso parla di te.,,Alla fine del primo giorno, i medici erano preoccupati. Non avevo mangiato né bevuto assolutamente nulla, e secondo loro non bastava la flebo a dare al mio corpo il nutrimento di cui necessitava. Dovevo mangiare, ma non lo facevo. A stento riuscivo a deglutire, e anche solo il pensiero di buttare qualcosa nello stomaco mi faceva serrare le labbra. Non avevo più detto una parola, nemmeno per rispondere alle loro domande. Sentivo costantemente gli occhi rossi e brucianti e come se fossi senza fiato, nonostante la cannula che mi trasmetteva ossigeno.
Ma io lo sapevo che cosa mi faceva stare così.
Ben.
Ed è per questo che, nonostante riuscissi a malapena a tenere gli occhi aperti da quanto bruciavano, li spalancai, quando un infermiere con uno sorrisetto sempre stampato in volto mi venne a prendere. Mi disse solo con tono gentile "alzati, dobbiamo andare in un posto". Non feci domande. Non ne avevo voglia. Non importava.
Mi sedetti su una sedia a rotelle, e lui staccò momentaneamente la flebo. Poi spinse la sedia fuori dalla stanza. Entrammo in un ascensore, salì di un piano, e quando le porte si aprirono mi condusse in un vicolo di corridoi, che nemmeno volendo io sarei mai riuscita s memorizzare.
Non capivo perché e dove mi stesse portando, ma continuai a rimanere in silenzio.
Pensavo solo al vuoto che sentivo così assordante dentro di me.
La sua felpa non bastava; io volevo lui. Le sue braccia lì a stringermi. Che poi non importava se fosse stato debole per un po'... L'avrei abbracciato io.
I suoi occhi azzurri lì a guardarmi... Che, a pensarci bene, dire azzurri era riduttivo. I suoi occhi erano pezzi di cielo riflessi nell'acqua. Era come se fosse un angelo. Il mio angelo, per la precisione, per cui Qualcuno aveva ritagliato due pezzi di cielo da mettere al posto dei suoi occhi.
E che occhi.
Se li avreste visti, vi ci sareste persi dentro anche voi.Aprì una porta interamente in vetro coperta dalle tapparelle abbassate. Non avevo fatto in tempo a leggere il nome del reparto.
L'infermiere continuò a spingere la sedia a rotelle piano, fino a quando ci fermammo davanti ad una finestra. Ma non potevo vedere quello che c'era dentro. Sempre per colpa di quelle dannate tapparelle.
-Sei una persona sensibile?- Chiese all'improvviso il dottore. -Rispondimi stavolta, o non ti farò entrare.- Disse mentre il solito sorriso gli tirava le labbra.
-Credevo di esserlo. Ma poi ho vissuto cose che una persona sensibile non avrebbe mai potuto sopportare.-
-Ci avrei scommesso, sai? Si nota da come...-
-Possiamo entrare, ora? Già non mi piace stare in un maledetti ospedale, se poi devo stare pure con un medico che continua a farmi domande inutili, non è per niente divertente. Me ne torno a casa mia.-
-Guarda che da qui nessuno viene perché lo vuole. E nessuno decide quando uscire. O se uscire.-
Lo so, pensai.
Se Ben avesse potuto decidere, sarebbe già stato fuori da quel posto che era più opprimente ogni minuto che passava.
-Ci ho messo un po' per convincerli, ma oggi mi hanno dato il permesso. Per cui, forse, al posto di insultarmi, dovresti ringraziarmi, e tra poco capirai il perché.-
Non chiesi chi aveva dovuto convincere, non chiesi nulla. Ormai ero capace di fare solo così.
Per la seconda volta, aprì la porta, e spinse delicatamente la sedia nella stanza.
E fu lì che, davvero, il mio respiro si fermò per almeno qualche secondo.
Perché sull'unico letto, in fondo alla stanza, un tubo infilatogli in bocca, un cerotto bianco che copriva quella che, ormai l'avevo capito, era la cicatrice che gli sarebbe rimasta per sempre.
Mi alzai in piedi, come se avessi appena subito una scossa, e feci per camminare velocemente verso di lui. Non m'importava se aveva gli occhi chiusi. Ma andai a sbattere contro un vetro.
Il medico venne a sorreggermi. -Non posso permetterti tutto, Porter.- Ridacchiò. Mi passò un apparecchio collegato ad un filo. -Se parli con questo la tua voce si sentirà solamente nella stanza in cui si trova lui. Strinsi la radiolina tra le mani come se fosse stata un'àncora. L'unico oggetto capace di collegarmi, in qualche modo, a lui. -Ti lascio sola, ma torno tra poco, okay? Non puoi stare qui dentro per molto.-
Ancora in trance, annuii.
Quando parlai, riuscii solo a mormorare. Per cui mi sforzai di parlare almeno con un filo di voce.
-Ehi Ben... È la seconda volta che siamo in una situazione simile. Tu dici sempre che ti faccio preoccupare troppo. Perché non mangio mai, perché d'inverno, per colpa della fretta, esco senza il giubbino, perché sembro sempre così dannatamente triste se non ci sei tu, e allora io ti dico che non devi crederti la rovina della mia felicità se ne sei la causa. Ti ricordi quando mi sei venuto a prendere? Mi ero ubriacata per la prima volta nella mia vita, e tu eri già lì, come se sapessi che avevo bisogno di te. È questo che, all'inizio, mi rendeva così diffidente. Il fatto che tu sapessi leggere tutto ciò di cui avevo bisogno, senza tralasciare nulla, senza che io dovessi dire una parola. Il fatto che tu mi completassi mi faceva sentire... Diversa. Avevo paura. Perché se hai sempre vissuto con delle ferite che nessuno ha curato, quando arriva quel qualcuno le cui ferite combaciano con le tue... Hai paura. E ti allontani. Fino a quando capisci che non troverai mai nessuno come lui. Infatti siamo sempre tornati l'uno per l'altra.
Insomma, io ti faccio preoccupare per un sacco di cose, e tante volte penso anche di non meritarmelo. Insomma, sbaglio sempre dopo ogni ferita, ogni lezione. È un mio difetto del quale non so se riuscirò mai a liberarmi. Cado sempre negli stessi punti nonostante sappia che fa male. Eccome se fa male. Però ti stai vendicando, lo sai?- Sulle mie labbra nacque un sorriso timido. -Ricordi quando, quella notte, sei venuto a prendermi? Mi ero ubriacata per la prima volta in vita mia, e tu eri lì come se sapessi per certo che avevo bisogno del tuo aiuto. Diamine, Benjamin... Non avrei mai pensato di trovare quel numero dispari che mi completasse nel modo in cui lo fai tu. E ti ricordi di quando mi hai portata a vedere le stelle? Hai detto che avresti smesso di amarmi solo quando il sole si sarebbe scontrato con la luna. Non so come fossimo arrivati a quel punto, attraverso quali collegamenti idioti, ma non voglio che siano gli sbagli di un altro a far finire tutto. Ti amo, Ben. E potrebbe essere anche un bel casino, sai? Se non ti svegli, chi ci vive con tutto questo sentimento che da sola non so portare?-
Un segnale mi fece capire che l'aggeggio si era spento.
Rimasi lì, con le parole ancora imprigionate in gola. Erano le cose che avrei voluto dirgli ancora, ma che, dopotutto, non sapevo nemmeno se avrebbe sentito.
Ad un certo punto colsi un movimento impercettibile.
Azzurro.
Vidi solo quel ritaglio d'azzurro.
Sentii la porta che era alle mie spalle, aprirsi.
-È sveglio...- Sussurrai mentre stringevo ancora forte l'apparecchio in una mano.
Lui mi prese per un braccio. -Vieni Porter. Ora chiamo i dottori.
Avvenne forse senza bisogno che io me ne accorgessi.
Premetti il pulsante che mi permetteva di parlare con lui e dissi semplicemente il suo nome.
Non so cosa mi aspettassi, non che cosa avrebbe potuto fare per farmi sentire meglio, ma lo feci.
L'infermiere mi tirò fuori dalla stanza con un leggero strattone. -Scusami, ma era l'unico modo!- Esclamò. Ma io quasi non lo sentii.
Il battito del mio cuore era troppo forte, rimbombava in tutto il mio corpo non facendomi sentire nulla.
Aveva aperto gli occhi.
E non m'importava di quanto velocemente l'infermiere mi avesse tirata fuori di lì.
Li avevo visti, i suoi occhi nei miei./
buon 2017! spero che, brutto o bello che sia stato il 2016, quest'anno possa essere migliore :)
LO SO, il capitolo non è sto granché ma "stanotte" (io non so da voi ma qui faceva un freddo pazzesco, ye) dopo esserci gelate per bene, io e delle mie amiche siamo andate a dormire alle sei.
sei.
e io sto morendo di sonno per cui non so quello che sto dicendo wiiii
ma qualcuno di voi sa quello che è successo ieri a benji&fede durante le prove del programma? no perché io stavo mangiando la pizza e non ho capito nulla di quello che la gente ha scritto in giro, haha
I PENTATONIX SPACCANO DE BRUTTO, sono giusto un po' ossessionata in questo periodo ha ha ha
baci alla pesca,
C.
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without you / benjamin mascolo
Fanfiction"Non ci sarà un giorno in cui smetterai di mancarmi, perché non ho mai più amato nessuno come ho fatto con te, e un amore così, che ti sconvolge in quel modo, non si dimentica." sequel di secret/benjamin mascolo started on 14.11.2016 ended on...