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"Stay strong, stay gold;
you don't have to fear
you don't have to fear,
waitin'
I'll see you soon.
How could a heart like yours
ever love a heart like mine?
How could I live before?
How could I have been so blind?
You opened up my eyes.,,

E poi, tutto era successo velocemente.
La chiamata dall'ospedale la ricordo ancora a memoria.
Quelle parole fredde, e poi lo sguardo ghiacciato di Fede che si posava sui miei occhi improvvisamente  di nuovo sprofondati, che mi chiedeva cos'era successo.
Avevamo vinto, perché stavo piangendo?
Ricordo come mi prese per il polso e mi portò fuori da quel posto scuro, ricordo come volessi solamente fermarmi un attimo e pensare per un istante a quello che stava succedendo.
L'avevano detto anche gli infermieri: non doveva succedere così presto.
Ma d'altronde avrei dovuto saperlo. A Benjamin non è mai piaciuto troppo aspettare.
Ricordo solo immagini sfocate a causa delle lacrime che mi riempivano gli occhi, la voce di Fede che mi risuonava in testa dicendomi di stare tranquilla, che sarebbe andato tutto bene. Ma, in fondo, lo sapeva anche lui che quello che stava succedendo solo nella minima parte dei casi sarebbe andato bene.
Entrammo correndo in ospedale.
Fede diceva qualcosa ad alta voce al telefono. Probabilmente stava avvisando Martina.
Probabilmente avevo dimenticato la borsa con il cellulare in macchina per dirlo a lei.
Probabilmente avrei voluto solo accucciarmi vicino al muro e piangere più forte.
Suonai il campanello della terapia intensiva, ma non servì.
Le porte principali si spalancarono, ed una barella spinta in fretta da quattro medici si fece avanti.
Allungai la testa per vedere chi era sotto al lenzuolo.
E sì.
C'era Benjamin.
Era immobile, mi accorsi con uno scossone.
E quando dico immobile, intendo tutto il suo corpo.
Anche il petto.
___

Cinque ore.
Era cinque dannate ore che ero lì.
Che non la smettevo di piangere, di aspettare, di pregare, di sperare che Benjamin ce la facesse anche questa volta.
Lui si era svegliato, ma qualcosa era andato storto.
E il suo cuore si era fermato.
Il medico mo aveva detto che era andato in "arresto cardiaco", ma era solo un altro modo di dire "il suo cuore si è fermato". E allora quei quattro medici erano corsi in sala operatoria. Era da cinque ore che tentavano di salvarlo dopo averlo rianimato.
Quattro che non ricevevo più notizie.
Tre da quando era arrivata Martina.
Due da quando Fede se n'era andato sulla terrazza all'ultimo piano, quella dalla quale si vedeva il mare, perché non ce la faceva più a stare lì.
Una da quando era poi tornato.
Qualche minuto da quando avevo deciso di alzarmi e camminare un po' anch'io, nonostante le mie gambe vacillassero.
Raggiunsi l'ascensore e aspettai di essere all'ultimo piano per scendere.
Mi ritrovai in fretta sulla terrazza. Il sole era basso. Saranno state solo le sei di pomeriggio. In lontananza, il blu violento del mare e i colori della città, delle vite delle persone che andavano avanti.
Il mondo di tutti andava avanti normalmente. Solo il mio si era fermato quando lui se n'era andato.
Com avrei fatto a vivere di lui?
Dovevano salvarlo.
Dovevano. O saremmo morti in due.
La sua assenza mi avrebbe portato ad una sorta di vita priva della felicità vera.
Mi sono sempre chiesta perché nella vita nulla sia mai semplice.
Perché come trovi una persona che ti rende felice, questa se ne deve andare?
Perché devi sempre e solo confrontarti con il dolore come se lo scopo fosse solo quello di rinforzarsi e non quello di stare bene?
Un rumore mi distolse da me stessa, facendomi voltare di scatto.
Federico stava sulla soglia della porta, con gli occhi azzurri spalancati.
In un modo o nell'altro, quello che mi avrebbe detto avrebbe cambiato tutto.
Stavo stringendo tra le dita la lettera che quella mattina avevo deciso  di portare con me con forza. Come se fosse la sua mano. Come se potesse davvero darmi forza.
Lo vidi annuire.
Era vivo. 
Era vivo?
-Si è svegliato, vero?- Chiesi sottovoce.
Mi sentivo come quando, da bambina, mi ero trovata nella stessa situazione, con la sola differenza che quella nella sala operatoria era mia nonna, che mi era stata accanto fin dalla mia nascita.
Era una delle persone a cui volevo più bene al mondo, e quando chiesi a mia madre "si è svegliata, vero?"... Lei rispose solo di no. Disse che un angelo era venuto a prenderla e che, in un modo o nell'altro, lei sarebbe stata lo stesso e per sempre con me.
Io quelle cose non le capivo, e scappai per stare sola: volevo solo la mia nonna, colei che mi aveva aiutato nei momenti più difficili, che aveva curato le mie ferite.
Non sarei mai riuscita a reggere un altro "no, non si è svegliato."
-Si è svegliato, vero?- Ripetei, a voce più alta.
Colsi io movimento impercettibile della testa di Fede.
-Si è svegliato, Soph.-

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AnastasiaConforti  questo è per stoppare la tua ansia haha

love y'all, see u at the next update,
C. :)

without you / benjamin mascoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora