21. Ti voglio per l'ultima volta

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Il capitolo è un tantino lungo ma non l'ho voluto dividere in due parti, ringraziatemi per questo ahaha!

L y d i a

La sua mano accarezzava dolcemente la mia spalla, facendomi rabbrividire. La pelle d'oca era ben visibile sulla mia pelle nuda, del tutto schiava dei suoi gesti, di quei tocchi lenti. Entrambi spogli, la coperta sotto i nostri corpi perché l'aria era diventata troppo calda e pesante. Una mano sul suo petto e una gamba piegata sulle sue gambe: avvinghiata a lui, come se avessi paura di lasciarlo andare. Lui invece era rilassato tranquillamente con una mano dietro la testa, l'altra attorno alle mie spalle. Di tanto in tanto mi concedevo il lusso di accarezzare il suo petto liscio, delineando i contorni della croce che sfoggiava, poi passavo alla corona e successivamente al numero romano. Non gli avevo ancora chiesto cosa significasse. Non sembrava infastidito dai miei movimento, per tanto continuai ancora per un po'.

Nella stanza l'aveva da padrona il silenzio: non uno di quei silenzi carichi di tensioni o troppo imbarazzanti ma piuttosto piacevole. Fissava il soffitto con insistenza, si vedeva che era pensieroso e avrei voluto con tutta me stessa poter leggere nella sua mente per sapere cosa lo turbasse tanto. I lineamenti sempre rigorosamente tesi, la mandibola serrata e il respiro regolare. Erano trascorsi circa trenta minuti dalla fine del rapporto, eppure eravamo entrambi ancora sudati e accaldati.

Mi alzai lentamente con la testa, lui abbassò lo sguardo per incontrare il mio.

"Tutto bene?" chiesi preoccupata. Lui annuì bagnando le sue labbra e riprese ad accarezzare la mia spalla. Avrei voluto vederlo con i capelli scompigliati e la faccia rossa sempre; era uno spettacolo da mozzare il fiato.

Sarei rimasta molto volentieri abbracciata a lui ancora per molto ma sentivo la necessità di fare una doccia. Mi distaccai lentamente facendogli intendere che era arrivato il momento di allontanarsi, lui allentò la presa lasciandomi andare. Mi alzai dal letto ancora nuda, senza vergogna. Non sentivo la necessità di coprirmi di fronte a lui, il che era strano: adoravo il mio corpo, eccetto le forme poco evidenti, eppure mostrarmi per quella che ero agli occhi di qualcuno mi aveva sempre disturbata. Non che fossi andata a letto con molti ragazzi, ce ne era stato solo uno, il mio ex. Neanche con lui riuscivo ad essere al cento per cento me stessa.

Legai i capelli con un elastico e aprii le ante dell'armadio alla ricerca di qualcosa di comodo da indossare. Afferrai una tuta grigia e una maglietta a maniche lunghe semplice bianca, Justin intanto continuava a fissare la mia figura pensieroso, tenendo la mano dietro la testa a una sul suo addome. La sua intimità era ben visibile e per me risultò piuttosto difficile non constatare con la coda dell'occhio, senza farmi notare. Lui morse il labbro inferiore e si alzò dal letto, raggiungendomi in un batter d'occhio. Mi abbracciò da dietro, poggiando le sue mani sui miei fianchi e il mento sulla mia spalla.

Il nostro riflesso era visibile attraverso lo specchio: sorrisi leggermente quando si strinse sempre di più a me, unendo le sue mani sulla mia pancia. Iniziò a baciare lentamente il mio collo e io non potetti fare a meno che socchiudere gli occhi, tirando indietro il capo avvolta dal piacere. Quando si bloccò tornai ad ammirare le nostre sagome allo specchio.

"Cosa siamo, noi, esattamente?" domandi istintivamente. Lui si irrigidì di colpo.

Non volevo essere la guastafeste di turno, ma avevo bisogno di trovare una risposta. Tutta quella situazione era diventata insostenibile. Milioni di punti interrogativi mi assalivano ogni attimo; il mio punto fisso da più di due mesi. Sapevo per certo che per lui altro non era che piacere fisico, e in un certo senso era lo stesso anche per me. Ma non potevo più nascondermi dall'evidenza: io qualcosa provavo. Una misera emozione, ma era comunque qualcosa.

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