J u s t i n
Bevvi dal bicchiere di cristallo per la quarta volta, tutto d'un sorso. La bottiglia di whisky era quasi del tutto vuota sopra il tavolo: dopo la strana chiamata ricevuta avevo deciso di darci un taglio con il lavoro. Ero stanco, troppi pensieri affollavano al mia mente in quel momento e concentrarmi sulle pratiche sarebbe stato inutile. Quando afferrai la bottiglia per la quinta volta, l'aprirsi della porta d'ingresso mi fece sobbalzare.
Alzai lo sguardo sulla porta: quando la figura di Caren mi si piantò davanti, ella rimase immobile con le buste della spesa fra le mani e la borsa su una spalla.
"Mi hai spaventata" disse con il fiato corto. Io versai il liquido nel bicchiere. La donna poggiò le buste sul tavolo, al mio fianco. Io non fiatai. "Pensavo fossi a lavoro" ammise sfilando via il cappotto. Bevvi ancora una volta, sarebbe stata l'ultima. Dovevo rimanere lucido.
"E invece sono qui" dissi alzandomi. Barcollai un attimo: percepii la stanza girare solo per un istante, poi tornò tutto alla normalità. Mi avvicinai all'isola e lasciai su di essa il bicchiere con la bottiglia.
Caren prese a disfare la spesa, portando in frigo tutto il necessario. Sotto il mio sguardo attento, continuò per alcuni minuti. Ero come bloccato: volevo parlarle, chiederle spiegazioni ma non riuscivo a trovare le parole giuste.
"È successo qualcosa?" domandò inarcando le sopracciglia. Mi voltai, la fissai negli occhi.
"Sì" annuii.
Lei si avvicinò all'isola, sedendosi su uno degli sgabelli di fronte a me. Pareva più stanca del solito: non una traccia di trucco sul suo pallido viso, il che era strano. Caren era solita ad uscire sempre truccata. Il suo viso era debole, con delle occhiaie piuttosto evidenti. Non lo avevo notato minimamente in quell'ultimo periodo: a tratti non sembrava neanche lei.
"Qualcosa di cui devo preoccuparmi?" domandò. Mi zittii. Rimasi qualche secondo a fissarla, poi mi sedetti sullo sgabello opposto e inizia a rigirare tra le mani il bicchiere. Il forte profumo di whisky mi invase le narici facendomene desiderare ulteriormente.
"Ho ricevuto una chiamata" iniziai.
Lei prese a torturarsi le mani l'una con l'altra, segno di preoccupazione. Morse il labbro inferiore e attese che io continuassi con il discorso. Mi stava nascondendo qualcosa di grosso, ne ero più che sicuro.
"Hanno parlato di un presunto test del DNA. Tu ne sai qualcosa?" andai dritto al punto senza giri di parole.
Lei trattenne il respiro, rimanendo inerme. Deglutì rumorosamente abbassando lo sguardo sulle sue mani, nel contempo io strinsi in una mano il bicchiere: sapeva fin troppo. Volevo che parlasse, non mi importava se ci sarebbero state delle pesante conseguenze. Ero stanco di essere preso in giro.
Cercai di mantenere la calma e le lasciai il tempo necessario per elaborare una risposta: se avessi preteso subito la sua parola, probabilmente saremmo finiti con il litigare e non ne saremmo usciti più. Era un rompicapo senza fine la nostra relazione.
"Sì" annuì debolmente.
Una parte di me ne fu felice, l'altra no. Avrei avuto le risposte, ma a quale caro prezzo? Vista la sua esitazione, la cosa non mi avrebbe fatto assolutamente piacere. Per smaltire l'agitazione decisi di riempire nuovamente il bicchiere.
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The Feeling
FanfictionJustin Bieber è un affermato avvocato canadese. Sposato e con un matrimonio disastroso a cui far fronte, si renderà presto conto di essere attratto dalla migliore amica di sua figlia. |PRIMO CAPITOLO DELLA TRILOGIA DI THE FEELING| |FORTI CONTENUTI...