28. Dimenticare

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L y d i a

Raggiunsi a grandi falcate l'armadietto di Max e prima che lui potesse andare via, lo fermai afferrandolo per un braccio. Lui si voltò di scatto spaventato.

"Ah, sei tu" disse semplicemente, mollando la presa. Io incrociai le braccia al petto.

"Ho bisogno del tuo aiuto" andai dritta al punto. Ancora ero furiosa con lui ma era l'unico che in quel momento avrebbe potuto darmi una mano.

"Del tipo?" domandò poggiando una spalla all'armadietto, attendendo.

Io deglutii rumorosamente: mi ero ripromessa di non rivolgergli più la parola, invece gli stavo addirittura per chiedere un favore. 

"Devi portarmi in ospedale" dissi a denti stretti. Lui sgranò gli occhi.

"Io?" si indicò con l'indice. Annuii. Scoppiò leggermente a ridere, voltandosi per andare via. Mi piantai velocemente dinanzi alla sua figura.

"Per favore" a denti stretti, mettendo da parte il mio orgoglio. 

Sapevo dell'incidente di Justin. Sapevo perché Adele non veniva più a scuola da due giorni, ero a conoscenza di tutto. Due notti trascorse e non dormire. Avevo promesso a me stessa di non cercarlo più, di farmi da parte e vivere la mai vita senza tenere conto di ciò che provavo per lui. In quel momento però sentivo la necessità di stargli accanto e di sapere che stava bene.

Mi stavo torturando da due giorni. Sentivo la testa scoppiare. Max aveva ancora dei contatti con Adele, lui sapeva più di chiunque altro. Era la mia unica speranza.

"Scordatelo" disse secco. Io sbuffai.

"Se vuoi che io ti perdoni devi farmi questo favore" 

Lui si bloccò, inarcando un sopracciglio. "Tu pensi davvero che io possa portarti in ospedale senza che Adele se ne renda conto? E Caren?" 

Io mi zittii: avrei elaborato un piano. Le lezioni si erano concluse, sarebbe stato quello il momento perfetto. Iniziai ad agitarmi.

"Ci penseremo, troveremo un modo. Per favore Max, sei la mia unica speranza" le ultime parole fuoriuscirono rotte dal dolore. 

Lui abbassò il capo, poi scosse il capo leggermente. "È una pazzia" disse prima di dirigersi verso l'uscita. Io sorrisi leggermente.

"Devo prenderlo come un sì?" domandai, rilassando i muscoli che erano rimasti tesi fino a quel momento. Sarebbe stato difficile riacquistare la fiducia nei suoi confronti ma non avrei mai potuto ringraziarlo abbastanza per quello che stava facendo. 

"Prendilo come un biglietto sola andata verso la morte" rispose. 

Raggiungemmo la sua auto e partimmo a tutto gas: quella era l'ultima ora per le visite ospedaliere, da quel momento in poi Max non sarebbe più potuto entrare. Avevamo poco tempo. 

Allacciai la cintura di sicurezza e guardai fuori dal finestrino, torturandomi le mani l'una con l'altra. Avrei rivisto Justin. Il respiro divenne pesante, il cuore prese ad accelerare. 

"Ci tieni davvero così tanto?" domandò premendo ulteriormente il piede sull'acceleratore. Mi voltai a fissare i suoi lineamenti del viso tesi. Tenne lo sguardo puntato sulla strada per tutto il tempo.

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