14. Simpatico il ragazzino

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Volevo chiarire un paio di punti visto che la storia aumenta giorno dopo giorno di letture, spero quindi che leggiate questo mio spazio d'autore.
Inizio con il dirvi che io sarò sempre più dettagliata per quanto riguarda le scene erotiche, e se questo da fastidio a qualche persona è inutile stare a commentare, ognuno di noi ha i suoi gusti e ogni libro ha il suo stile. Se non vi convince, la cosa migliore è smettere di leggere senza creare faide. Ho diciotto anni, credo che sia stupido vergognarsi del sesso in generale, anche perché sono fortemente convinta che sia pura arte. Non ci rendiamo conto di quanto il piacere, l'unione di due esseri umani che si desiderano e amano sia essenziale.
Spero di non avere a che fare con ragazzine che ogni due per tre commenteranno con un sonoro "che schifo!" oppure "potresti essere meno esplicita".
Io non ci trovo nulla di schifoso neanche nel soddisfarsi da soli, figuriamoci quando due persone che si amano (o non) decidono di unirsi. Probabilmente la penso così perché determinate esperienze le ho provate, spero quindi possiate andare oltre i pregiudizi e rispettare le mie decisioni.
Il sesso fa parte di noi esseri umani e vivere nell'ignoranza dei tabù non fa per me, spero neanche per voi.
Detto ciò, se avete qualcosa da dire, potete benissimo farmene presente in un messaggio privato e sarò lieta di rispondervi.
L'ho fatto intendere sin dall'inizio che questa non sarebbe stata la solita fan fiction in cui non vengono descritte neanche le emozioni durante il rapporto o in generale. Solo perché immagino Justin, non vuol dire che sia una storiella basata su dialoghi, dove gli atti sessuali vengono descritti malissimo per pura vergogna, come ho visto in giro. Io non mi vergogno mentre scrivo i capitoli né mi trattengo. Spero possiate appoggiarmi fino alla fine, anche perché per fortuna fino ad ora non ho riscontrato nessun problema, anzi siete stati tutti molto gentili.
Buona lettura a tutti!

L y d i a

Sedevo sulle gambe di Max, sorreggendomi con i gomiti sul tavolino tondo in legno di Starbucks. La campanella delle lezioni era suonata da una ventina di minuti; io, Adele, Max e Jordan -il migliore amico di Max- ci eravamo recati nella caffetteria con l'intento di trascorrere del tempo in compagnia, dopo una lunga pesante mattinata scolastica. Stringevo con una mano il mio frappuccino al caramello, mentre con l'altra il cellulare. Adele scaldava le sue mani attorno ad un bicchiere di cartone contenente del tè verde mentre Jordan e Max sgranocchiavano dei biscotti.

"Le ripetizioni di matematica sono servite a qualcosa" commentò Max, stringendo le sue mani sui miei fianchi.

Non stavamo insieme, né ci frequentavamo. Eravamo rimasti amici, forse più uniti rispetto al tempo passato. Trascorrevamo maggior tempo insieme e a noi si era unito anche Jordan, nonostante quest'ultimo a malapena ci parlasse prima di allora. Uscivamo spesso, ci divertivamo il doppio e né Adele, né il suo amico sapevano il perché: ricordo alla perfezione le sue labbra sulle mie, le sue mani fredde pronte ad asciugare le mie lacrime e i suoi baci sul collo. Quella notte sarebbe rimasta per sempre impressa nella mia mente.

Ci eravamo ripromessi di non farne parola con nessuno né tanto meno essere in imbarazzo l'uno nei confronti dell'altra una volta che tutto sarebbe tornato alla normalità. Il nostro rapporto non sarebbe dovuto mutare di una virgola. Avevo adorato il suo modo premuroso e gentile che aveva adottato nei miei confronti per tirarmi su di morale, senza sapere a cosa o meglio dire a chi era dovuto il mio dispiacere. Di tanto in tanto qualche bacio a fior di labbra scappava, più per volere suo che per volere mio ma stavo benissimo. Mi sentivo benissimo. Mi faceva sentire migliore in modo differente, nel modo in cui mi sarei sempre dovuta sentire.

"Avevi dei dubbi?" chiesi voltandomi, ritrovandomi a pochi centimetri di distanza. Non potevamo in quel momento. Fissò le mie labbra e bagnò le sue, segno che se solo avesse potuto, mi avrebbe volentieri baciata.

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