16. Ma tu sei ancora più bella

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L y d i a

"Spettacolo lirico?" domandai tenendo il telefono incastrato tra l'orecchio e la spalla destra, mentre con entrambe le mani stringevo la padella e la spatola di plastica.

"So che non è una delle proposte di uscita più allettanti" rispose Adele dall'altro capo del telefono. Una voce piuttosto scocciata.

"In effetti non lo è" ribadii liberando le mani e afferrai con una di esse il cellulare. Diedi le spalle alla padella e mi appoggiai al marmo, aspettando che la mia amica continuasse.

"Mio padre ha insistito tanto. Mi ha concesso la possibilità di invitare anche qualche mio amico, in caso non volessi andare da sola" disse. "Quindi per favore, non abbandonarmi" mi pregò. Ridacchiai.

"Non lo farò" la rincuorai. La sentii gioire dall'altro capo del telefono. "Ma non so neanche come ci si veste per queste occasioni" ammisi facendo roteare una ciocca di capelli attorno all'indice, fissando il pavimento.

"Non è un problema. Qualcosa di elegante, preferibilmente un abito" ammise. Possedevo una marea di abiti, ma nessuno adatto ad una tale occasione. D'un tratto dall'altro capo del telefono vi fu silenzio, poi sentii Adele schiarirsi la gola.

"Devi dirmi qualcosa?" domandai conoscendola.

"Ecco...dopo lo spettacolo ci sarebbe una cena con dei colleghi di mio padre" disse a bassa voce.

"Scordatelo" la bloccai sul tempo, senza darle false speranze.

"Oh andiamo!" esclamò. "Per favore, non abbandonarmi. Sai quanto odio queste cose"

"Si può sapere cosa c'entro io con i colleghi di tuo padre e le tue cene in famiglia?" domandai.

Avevo speso gran parte dei miei soldi per il regalo di Adele, nel portafoglio mi erano rimasti pochi spicci. Non potevo permettermi anche una cena di lusso e non volevo che Adele si prendesse la briga di pagarmela.

"Sei la mia migliore amica, se io ti voglio al mio fianco allora non c'è nessun problema. Non fare drammi, sai che sei ben accetta dai miei" disse tutto d'un fiato cercando di farmi cambiare idea.

Sbuffai, strofinando il volto con la mano libera. Quando riaprii gli occhi intravidi la figura di mia madre sbucare dalla porta, avvolta nella sua vestaglia. Era rincasata la sera precedente sul tardi, così avevo deciso di mia spontanea volontà di preparare la colazione, senza scomodarla. Tutte le mie buone intenzioni però vennero troncate sul colpo.

"Cos'è questa puzza di bruciato?" domandò mia madre, tirando su con il naso. Era buffa: occhi impastati dal naso e capelli tirati indietro da una coda di cavallo del tutto disordinata.

Mi voltai di scatto notando i pancakes bruciare nella padella.

"Dannazione!" esclamai, spegnendo la Fiamma, sbuffando amaramente.

"Come scusa?" chiese Adele pensando che mi stessi riferendo a lei.

"No, niente. Senti ti richiamo io più tardi. Ti farò sapere" ci salutammo e riattaccai, poggiando il telefono sul tavolo.

Mia madre corse in mio aiuto, afferrano la padella e gettando nella pattumiera i pancakes andati a male. Ripose la padella sui fornelli e iniziò a prepararne degli altri con il preparato rimasto all'interno della ciotola di vetro.

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