Vi ringrazio infinitamente per le 6.000 letture, siete stupendi! Aggiunto inoltre che la storia sta per concludersi, non mancano molti capitoli prima della fine. Non voletemi male!
J u s t i n
Di nuovo la segreteria telefonica, di nuovo nessuna risposta. Così per tutto il giorno. Scaraventai il cellulare sul divano vuoto, sbuffando amaramente: massaggiai il volto con ambedue le mani e mi trattenni dal gridare a squarcia gola. La casa era vuota, Caren si era recata a scuola quanto prima possibile appena ricevuta la chiamata del preside Brown. Mia figlia Adele aveva picchiato una sua compagna, la sua migliore amica. Quando abbassai la cornetta del telefono del tutto incredulo, la mia ex moglie mi pregò di dirle cosa era successo. Neanche il tempo di lasciarmi finire parlare, che subito saltò in auto e corse diretta verso la scuola, senza prendermi in considerazione.
Avevo immediatamente afferrato il mio cellulare e provato a chiamare Lydia, senza successo. Erano ormai venti minuti che tentavo invano di mettermi in contatto con la ragazza. Volevo sapere cosa avesse scaturito in Adele una reazione tanto aggressiva, anche se un'idea già la avevo. Speravo però che non fosse ciò che mi frullava nella testa da quando Caren aveva lasciato l'abitazione.
Fissai il cellulare furioso, poi lo presi bruscamente e composi nuovamente il numero che sapevo a memoria. Attesi qualche secondo, finché non vi fu una risposta.
"Pronto?" domandò una voce maschile. Inarcai le sopracciglia preso alla sprovvista. Era la voce dolce di Lydia che mi aspettavo come risposta, non quella di un uomo.
"È il telefono di Lydia Simmons?" chiesi a mia volta.
"Sì, Lydia adesso non può parlare. Chi è?"
Mi alzai dal divano di scatto: non avevo voglia di partecipare ad un interrogatorio. Soprattutto, come significava che Lydia non poteva parlare? L'ansia ebbe la meglio su di me.
"Sta bene?"
"Si può sapere chi parla?" alzò di poco la voce il ragazzo dall'altro capo del telefono. Furioso, roteai gli occhi al cielo.
"Non ti interessa. Dimmi dov'è e come sta Lydia, ho bisogno di saperlo" cercai di risultare autoritario, in realtà parve una supplica. Sperai con tutto me stesso nei secondi di silenzio che vi furono che non le fosse successo nulla di grave.
L'uomo riattaccò. Allontanai il cellulare dall'orecchio per controllare e, effettivamente, la chiamata era terminata. Ringhiai furioso e portai il cellulare all'interno dei pantaloni, afferrai la giacca e cercai di uscire fuori. Quando aprii la porta, Caren parcheggiò la sua auto nel cortile. Ero in trappola.
Al suo fianco Adele teneva lo sguardo basso, del tutto sentita. La causa del suo dolore ero io: quale razza di padre farebbe una cosa del genere a sua figlia? Scesero dall'auto, Caren furiosa e Adele con un'espressione cupa in volto. La donna mi passò di fianco con il fiatone, segno che aveva urlato un bel po' durante il tragitto; mi fulminò con lo sguardo e tornò dentro.
Mi avvicinai alla figura di mia figlia ma quando feci per posarle una mano sulla spalla, lei la scansò. Indossava la solita divisa scolastica assieme allo zaino rosso sulle spalle. Socchiusi gli occhi: era tutto finito. L'avrei persa per sempre. Mi stavo odiando con tutto me stesso, soprattutto sentivo i rimorsi crescere dentro il mio animo. Aveva ragione Lydia, avremmo dovuto riferirle ciò che ci stava accadendo.
STAI LEGGENDO
The Feeling
FanfictionJustin Bieber è un affermato avvocato canadese. Sposato e con un matrimonio disastroso a cui far fronte, si renderà presto conto di essere attratto dalla migliore amica di sua figlia. |PRIMO CAPITOLO DELLA TRILOGIA DI THE FEELING| |FORTI CONTENUTI...