Epilogo

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L y d i a

"Non posso credere che io ti stia seriamente lasciando andare" sussurrò mia madre fra i miei capelli, stringendomi a sé. Io mi avvolsi le mie braccia attorno alla sua vita, percependo per l'ultima volta un abbraccio materno. Non ne avrei ricevuto alcuno per molto tempo.

Aveva ceduto al mio desiderio di raggiungere Londra quanto prima possibile, una volta preso il diploma. Le vacanze estive erano iniziare da circa una settimane per noi dell'ultimo anno, la cerimonia della consegna dei diplomi non era stata emozionante come me l'ero sempre immaginata, ma fu una soddisfazione enorme udire il mio nome e stringere tra le mani il mio diploma, sudato con le mie forze. Probabilmente se il tutto fosse accaduto in un momento migliore, avrei reagito di conseguenza. Non me la sentivo di gioire neanche per me stessa.

"Starò via solamente tre mesi" dissi distaccandomi dalla sua figura: i suoi occhi erano lucidi.

"Sono comunque troppi" tirò su con il naso, tornando ad abbracciarmi. Caso volle che proprio quello fu il suo giorno libero, libera dal lavoro. Quella mattina sarei salita io su un aereo al suo posto.

Mi lasciai andare per alcuni secondi, poi fui costretta a richiamarla all'attenzione.

"Mamma, devo andare" dissi a denti stretti. Lei annuì.

"Mi raccomando, chiama tutti i giorni. Josh sarà contento di averti a casa con lui. Cosa più importante: divertiti" mi accarezzò una guancia. Io sorrisi di rimando.

"Lo farò" annuii e afferrai il bagaglio colma fino all'orlo. Per chiuderla avevo impiegato trenta minuti. La più grande invece era già stata imbarcata circa una decina di minuti prima, anche essa carica. Tutta colpa delle scarpe.

Mi incamminai verso i controlli, voltandomi un'ultima volta verso la donna che prese a piangere. Tre mesi sarebbero trascorsi velocemente, per lei invece erano paragonabili ad un'eternità. Portai il mio biglietto aereo sullo scanner e in un batter d'occhio la strada mi fu sbarrata. Da lì in poi avrei dovuto cavarmela da sola.

Quando mi volta, mia madre era ancora lì. Passarono alcuni minuti prima che la sua figura scomparve tra la folla. Effettuate tutte le procedure di sicurezza in silenzio, passai al controllo bagagli. Sfilai via tutto il necessario e per mia più grande fortuna, tutto proseguì nel migliore dei modi.

Ce l'avevo fatta. Tutto quello che mi era rimasto da fare era salire sull'aereo e partire, finalmente avrei raggiunto Londra. Raggiunsi con al seguito il bagaglio una caffetteria, ordinai un cappuccino e continuai per il mio cammino. Notai sin da subito che il mio casello di imbarco era ancora del tutto vuoto, così mi sedetti e aspettai. Mi guardai intorno: c'era un tale caos. La confusione non mi è mai piaciuta, eppure gli aeroporti mi rilassavano. Pensare al viaggio i faceva stare bene.

Bevvi in silenzio il mio cappuccino, afferrai il cellulare e indossai gli auricolari. L'imbarco non sarebbe iniziato prima di trenta minuti. Dalla borsa a mano estrassi dei fogli, li avevo stampati e raggruppati in una pellicola plastificata in ordine. Continuai a leggere.

Commozione celebrale:

Alcuni casi di commozione celebrale possono durare per giorni, settimane oppure anni. Possono essere difficili da risolvere.

La commozione cerebrale è il risultato di un'alterazione funzionale delle strutture nervose.

Sospirai, accavallando le gambe. Bevvi nuovamente dal bicchiere di cartone e continuai a leggere, concentrandomi.

La perdita di memoria può essere suddivisa in due categorie:

A breve termine: l'incapacità di ricordare eventi accaduti recentemente.

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