19. Cinque desideri

7.4K 208 40
                                        

L y d i a

Finii di abbottonare la camicetta con dita tremanti, a causa del freddo. Mi voltai verso Justin che era intento a sistemare la cintura dei pantaloni, dietro la sua scrivania carica di scartoffie. Io ero seduta sulla comoda poltrona di pelle posizionata sulla parete destra dello studio, simile a quella che aveva a casa. Con la coda dell'occhio scrutai ogni suo minimo gesto, dal semplice tirare indietro i capelli ormai scompigliati al bagnare le labbra secche con la lingua. Nonostante avessimo appena finito di fare sesso, nell'aria si respirava un'atmosfera di tranquillità. La quiete dopo la tempesta.

Mi tirai su per sistemare i jeans e mi avvicinai alla scrivania, afferrando fra le mani una cornice rossa. Notai dapprima il sorriso a trentadue denti di un Justin nettamente più giovane: capelli a caschetto che gli coprivano la fronte, occhioni caramellati e occhiali quadrati neri. Al suo fianco invece vi era Caren, anche ella molto giovane con lunghi capelli corvino. La foto ritraeva ambedue seduti attorno ad un tavolo, lei con un semplice abito rosa e lui con un papillon attorno al collo e una camicia bianca.

Justin alzò lo sguardo sulla mia figura e sospirò, sfilandomi tra le mani la cornice, come se non volesse assolutamente che io la sfiorassi.

"Ballo studentesco, secondo anno di liceo. Lei era già incinta" commentò ad alta voce, riposando la cornice sulla scrivania. Poi si accomodò, tirando indietro il capo e socchiuse gli occhi. Era stanco, sia per il lavoro che per il divertimento che ci eravamo concessi.

"Perché le cose non vanno tra di voi?" domandai curiosa, d'istinto. Non volevo assolutamente importunare la sua privacy, anche se così poteva sembrare. In fin dei conti in quella storia c'entravo per quel poco anche io.

Lui aprì gli occhi, scontrando il suo sguardo con il mio. Rimase in silenzio qualche secondo e poco dopo scosse il capo lentamente.

"Non voglio parlarne" disse secco, tirandosi indietro con la sedia scorrevole.

Mi fece segno di avvicinarmi, io esitai qualche secondo: vista la sua freddezza, non volevo se la fosse presa per via della mia domanda. Mi avvicinai a passo lento con le braccia conserte e quando fui abbastanza vicino, lui alzò lo sguardo per incontrare il mio. Mi afferrò per un braccio e mi fece sedere sulle sue ginocchia, nascondendo il volto tra l'incavo del mio collo. Io rabbrividii.

"Cosa farai questa sera?" domandò debolmente sulla mia pelle, baciando quel punto successivamente.

"Nulla. Mia madre è fuori per la lavoro." risposi con un velo di malinconia nella voce. Non era mia intenzione fargli compassione, semplicemente con lui riuscivo ad essere me stessa senza preoccuparmi di sbagliare.

Lui si bloccò di colpo, torandosi indietro di poco per guardarmi negli occhi: scostò un ciuffo di capelli che copriva di poco il mio viso e lo portò dolcemente dietro l'orecchio.

"Non puoi trascorrere la vigilia di Natale da sola" bisbigliò premuroso.

Io non volevo assolutamente che rinunciasse alla sua famiglia per me, per tanto scossi il capo velocemente capendo subito le sue intenzioni dal sorriso malizioso che gli comparve sul volto.

"Scordatelo. Tu hai la tua famiglia, devi stare con loro. E poi non è la prima volta, so cavarmela"

Lui poco convinto scosse il capo di rimando. Riprese a baciarmi il collo a rilento, facendomi gemere: era il mio punto debole. Mi aggrappai alle sue spalle godendomi il momento e quando afferrò fra i denti il lembo di pelle, sussultai. Succhiò avidamente per un tempo che parve infinito, quando concluse baciò quel punto sensibile e sorrise, constatando il suo lavoro. Non avevo la possibilità di specchiarmi ma ero convinta che il segno violaceo fosse abbastanza grande, visto il tempo e la potenza con il quale aveva inciso i suoi denti e le sue labbra sul mio collo.

The Feeling Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora