22. The thing you love the most

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Nella mia vita sembrava che tutti mi mentissero o mi nascondessero qualcosa.
"È tuo fratello, non ti mentirebbe mai" mi ripetevo sempre.
Invece non era così.
Mi aveva mentito anche lui. Ma stavolta ero preparata.
«Voglio tutta la storia. Non devi tralasciare un cazzo» dissi più arrabbiata che mai. Avevo messo da parte la tristezza e lasciato spazio alla rabbia.
Harley sospirò e mi guardò negli occhi.
«Adesso» puntualizzai.
«Perché credi che lo abbia fatto eh? Perché lo appoggio? Sembra che non mi conosci! Io non avrei mai fatto una cosa del genere, loro erano anche i miei genitori, cazzo!» disse gridando. Eravamo ancora sul balcone e fortunatamente eravamo troppo in alto per farci sentire dai passanti.
«Allora perché cazzo lo hai fatto?!» gridai anch'io.
«Per te! Solo e unicamente per te!»
«Perché? Cosa c'entro io in questa storia?!»
«Ti avrebbe uccisa! Credi che quella cicatrice che hai sul braccio sia solo un caso? Era un avvertimento! Era la dimostrazione che lui poteva farti del male! E può ancora farlo! Io non potevo rischiare...»
Perché? Perché doveva sempre uccidere qualcuno per convincere le persone a sottostare a lui?
«Io non ci credo più a questa stronzata del 'ucciderà tutti quanti'. Basta cazzo» sbottai.
«Puoi anche non crederci, sorellina cara, ma lui lo avrebbe fatto! Avresti preferito che ti lasciassi morire?»
Qualunque cosa pur di non diventare oscuro come lui!
«Si cazzo si! Se significava non cedere, avrei dovuto morire» non sapevo con quanto coraggio o con quanta stupidità o addirittura con quanto masochismo avessi detto quella frase. I miei genitori non erano morti per sconfiggere un esercito di cui il loro stesso figlio faceva parte.
Lui sembro perdere totalmente la speranza, il suo sguardo si riempì di tristezza e di senso di colpa. Passarono pochi minuti di silenzio e quando ci calmammo tutti e due, riprendemmo la conversazione.
«Racconta la storia» dissi calma.
«Devi sapere che alla fine del mio quarto anno, i Mangiamorte hanno messo gli occhi su di me. Volevano che diventassi uno di loro, ma questo lo sono venuto a sapere solo sei mesi fa. Io ovviamente all'inizio ho detto loro di no, ma quando hanno iniziato a minacciarti...» fece una lunga pausa e guardò altrove. Per la seconda volta, mi sono ritrovata a pensare che non volevo che qualcuno soffrisse a causa mia. Se le minacce erano vere, e lentamente stavo iniziando a credere che lo fossero, non volevo che mio fratello rimanesse solo. Non potevo perdere l'unica famiglia che mi era rimasta. Eravamo l'uno la forza dell'altro e separarci sarebbe stato devastante. Però ero ancora arrabbiata, soprattutto perché non me ne aveva mai parlato.
«Quando hanno iniziato a minacciarti... E quando ho visto la tua cicatrice ho capito che aveva 'sigillato' il nostro accordo. Daphne non voglio più mentirti: lui vuole anche te» a quelle parole mi raggelai. Ecco perché Grindelwald mi aveva rapita, ecco di cosa doveva parlarmi.
«Grindelwald mi ha rapita perché lui voleva parlarmi...» spalancò gli occhi.
«Ma Malfoy mi ha aiutata a scappare» ammisi.
«Quel bastardo fortunato» disse in una risatina ironica.
«Per questo non volevi che lo vedessi?» lui annuì.
«Adesso però credo di doverlo ringraziare. Ha rischiato di farsi uccidere per te.» disse. D'istinto guardai l'anello con il serpente dorato che mi aveva regalato la notte prima del mio smistamento. Quella notte.
«Voglio sapere se sta bene» dovevo saperlo.
«È troppo rischioso farti andare. Per questo ci andrò io. Per me è normale stare lì» gli ero grata. Anche se mi faceva strano sentirgli dire che per lui era normale stare lì... Già.
«Grazie Harley» dissi abbracciandolo.
«Come faccio a sapere se stai bene?» gli chiesi preoccupata.
«Tornerò. Ma tu devi promettermi che in nessun caso tu verrai a cercarmi» disse serio che così serio non lo avevo mai visto. Mi faceva paura in quelle situazioni.
«Non posso promettertelo»
«Devi farlo. Non possiamo rischiare» annuii, controvoglia, e abbracciai un'ultima volta mio fratello.

Due giorni dopo...
Ero affacciata al balcone della stanza di Harley, come due giorni prima, a guardare i passanti.
Lui non era ancora tornato e stavo iniziando seriamente a preoccuparmi, ma nonostante tutto dovevo, per una volta, fare quello che mi aveva chiesto.
"Tornerà". Mi ripetevo nonostante stessi andando lentamente nel panico.
"Forse sta solo cercando una scusa per andarsene" pensai ancora. Guardavo le donne tutte in tiro che con i loro tacchi cercavano di camminare senza sfracellarsi, i venditori di fiori che con i loro carrelli improvvisavano offerte pur di vendere qualche rosa, bambini che chiamavano il papà ogni volta che vedevano qualcosa di bello in vetrina... Ignari di tutto. Poi c'ero io, che li guardavo pensando al fatto che mio fratello si trovasse in un covo di mangiamorte per cercare di sapere se il "quasi ex ragazzo" di sua sorella stesse bene.
Sospirai rumorosamente. Appena avrei rivisto Draco, tornati dalle vacanze, lo avrei perdonato. Ero troppo preoccupata per lui. Il fatto che sarebbe potuto morire da un momento all'altro a causa di questo suo "lavoro", se così si può chiamare, mi aveva fatto aprire gli occhi.
Sentii la porta della camera scricchiolare e rientrai di scatto. Harley aveva un'espressione indifferente. Nascondeva qualcosa.
«Allora?» chiesi preoccupata.
«Perché non lo scopri tu stessa?» disse facendo un mezzo sorriso e allontanandosi dall'entrata.
Dalla porta di legno di ciliegio entrò l'ultima persona che mi aspettavo di vedere. Non contenni la gioia e lo corsi ad abbracciare, allacciandogli le gambe alla vita. Lui mi accarezzò dolcemente la schiena. Non potevo credere che fosse davvero qui.
Dovevo sembrare un'ebete per quanto sorridevo.
Lo guardai in quegli occhi di ghiaccio che tanto amavo e lo baciai. Ero felice.
«Malfoy vacci piano è mia sorella» disse Harley appena ci separammo in modo scherzoso fino a un certo punto.
«Tranquillo amico, non farei mai del male alla cosa che amo di più al mondo»

You Can't Turn Back|| Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora