Capitolo 24: "Cameron Luxuary"

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Erano ormai gli ultimi giorni di vacanza e qualcuno era tornato nei dormitori prima del previsto, come Zack e Jonah.
Il ragazzo era stato dimesso, ma comunque nei lui ne Jonah si sentivano a proprio agio in quella enorme casa di famiglia, quindi avevano deciso di tornare in accademia, spinti anche dal padre del maggiore che non faceva altro che incoraggiarli ad andarsene.
Le loro vacanze erano state a dir poco pessime, ma almeno erano sempre stati insieme e quindi, il fatto di essere stati in ospedale e soli per tutto il tempo, era passato in secondo piano.
Quando erano tornati alla P.C.A. avevano trovato anche Kat ad accoglierli e subito lei e Zack si erano rinchiusi in camera per dirsi tutto quello che non erano riusciti a dirsi in quelle due ore di telefonata che avevano fatto pochi giorni prima.
La vita era ripresa monotona e stranamente Zack e Jonah si ritrovarono a passare del tempo anche con Michael, dato che quest'ultimo non si staccava mai da Kathrin.
Zack non aveva capito molto il tipo di relazione che c'era tra quei due, Kat lo amava, ma Michael non provava le stesse cose.
Lui era ancora innamorato di Chris, però stava insieme a Kat.
Per Zack tutto quello non aveva senso.
Però la cosa sembrava andar bene alla ragazza, quindi non se ne era preoccupato troppo.
"Credi che lei sia felice?" aveva chiesto Zack al proprio ragazzo un pomeriggio in cui si erano ritrovati insieme.
Stavano quasi sempre in camera, nella stanza di uno o dell'altro, tanto erano soli e avevano più libertà.
"La rossa sa quel che fa, magari ora c'è qualche problemino, ma niente che non si possa risolvere col tempo e con qualche... Aspetta, ma loro hanno già scopato?"
A quanto pare Jonah era un mago quando si trattava di fare domande imbarazzanti.
Ed ovviamente aveva anche rovinato il momento, il tutto voleva essere serio e riflessivo, invece il moro si metteva a dire cose improbabili e fuori luogo.
"Non credo e comunque... Potevi dirlo in altri modi, no?!" chiese il ragazzo arrossendo e affondando il volto nel petto dell'altro.
Non ricevette risposta, solo un mugolio pensieroso e un sospiro.
"Se allora non fanno neanche quello, potrebbe essere un problema..."
Ecco, questo era uno dei lati di Jonah che alcune volte faceva fatica ad apprezzare.
Era un bel ragazzo ed era sempre stato apprezzato da entrambi i sessi e non si era stupito quando aveva scoperto che il suo ragazzo, al liceo era andato con mezzo istituto.
Però ora quel ragazzo era tutto suo e nessuno glielo avrebbe portato via.
Era un donnaiolo e anche ora che stavano insieme, ogni tanto doveva ricordargli di non guardare i fondo schiena di qualcuno che non fosse lui.
Ma il fatto che lui fosse un dio del sesso, non voleva dire che tutti dovessero essere come lui e fare costantemente quel genere di cose.
"Tra quei due c'è più tensione di quello che può sembrare... Tensione sessuale e dovresti sapere cosa succede se ce n'è troppa..." disse Jonah sorridendo ed accarezzando la chioma corvina dell'altro.
Inevitabilmente Zack mosse il capo per seguire i movimenti della mano dell'altro, lasciando scoperta una porzione di clavicola, troppo invitante per potergli resistere.
"È successo anche a noi... Al nostro primo incontro..."
In effetti era vero, i due ragazzi si erano incontrati la prima volta in quella scuola e fin da subito c'era stato qualcosa di particolare tra loro due.

FLASHBACK

Le lezioni erano iniziate da poco, ma le iscrizioni non mancavano e molti alunni iniziarono dopo la loro routine scolastica.
Da due mese era incominciata la scuola, ma non per Zack, a lui era bastata una sola settimana per poi voler subito ritirare la sua iscrizione dalla prima scuola che aveva scelto.
Ed ora si ritrovava alla P.C.A.
Era davanti a quella porta da ormai 30 minuti e non si era ancora deciso ad entrare.
La prima settimana la aveva trascorsa in un altro istituto, in un'altra città e subito era stato un disastro.
Il ragazzo fece un bel sospiro, facendo entrare l'aria nei polmoni, sperando di trovare così un minimo di sollievo.
Entrò nell'atrio di quella che doveva essere la segreteria, era quasi del tutto vuota, c'era solo un ragazzo che se ne stava seduto su una sedia, con gli occhi chiusi e la musica a tutto volume nelle cuffie.
Zack provò ad ignorarlo, guardandosi in giro, senza vedere niente, solo tante porte chiuse, così si lasciò andare ad un altro sospiro.
Aveva paura, era la prima volta che era fuori dalla sua città natale e non aveva molte esperienze, per quanto riguardava quelle scartoffie che aveva tra le mani, tanto meno sapeva come avrebbe dovuto comportarsi in un luogo del genere.
Lo sguardo di Zack vagò ancora per qualche secondo, per poi posarsi sulla figura del ragazzo che ancora sedeva su quella sedia scomoda e fredda.
Aveva le mani nelle tasche e il cappuccio della felpa grigia a coprirgli il capo, lasciando intravedere solo le palpebre chiuse e delle labbra carnose a dir poco invitanti.
I capelli neri come la pece e un volto spigoloso, con lineamenti decisi e un espressione rilassata in volto.
Chissà di che colore erano i suoi occhi...
Zack scosse la testa e distolse lo guardo. La prima settimana di scuola gli era bastata come delusione, non doveva pensare a quelle cose.
Non doveva guardare quel bellissimo ragazzo.
... Però che ci poteva fare? Lui si innamorava facilmente dell'aspetto delle persone, in particolar modo quello dei ragazzi con un bel viso, come quello che si trovava a pochi metri da lui, proprio in quel momento.
"Che hai?" chiese una voce fredda alla sua destra.
Per l'ennesima volta Zack si voltò al richiamo, osservando ancora quel ragazzo che in tutta risposta, ancora con gli occhi chiusi, si stava togliendo le cuffie.
"Eh?"
Il ragazzo non sapeva neanche cosa ci facesse ancora in piedi in quella grande stanza, figuriamoci se si metteva anche a pensare alla domanda di uno sconosciuto!
"Stai tremando" gli fece notare l'altro, spostano anche il cappuccio, rivelando così una chioma folta e disordinata di capelli; ora che non avevano più strati di stoffa a coprirli, il colore sembrava ancora più intenso e scuro.
Quello sconosciuto, freddo come il ghiaccio, alzò anche le palpebre, mostrando degli occhi indagatori ed attenti al minimo particolare.
Zack non gli aveva ancora risposto ed il suo corpo non stava contribuendo. Alcuni brividi avevano preso a risalirgli la schiena, facendolo rabbrividire, ma non per colpa del freddo.
"Ho solo... Freddo..." disse il moro cercando di ignorare il tremore incontrollato del suo corpo.
Sentì dei rumori al suo fianco, però si obbligò a rimanere fermo, quel ragazzo gli faceva uno strano effetto e la cosa non gli piaceva per niente.
"Tieni" disse lo sconosciuto, facendolo voltare, per poi lanciargli la propria felpa.
Zack afferrò al volo l'indumento e lo guardò per qualche istante, per poi guardare l'altro che ancora lo osservava, studiandolo meticolosamente.
"Mettila, a differenza mia non morde"
Inutile dire che il volto di Zack aveva assunto sfumature di colore ancora non conosciute dall'uomo, tutte molto vicine al rosso.
Il giovane si girò, mettendo velocemente la felpa, nonostante ora sentisse anche troppo caldo.
"Dovete consegnare delle iscrizioni?" chiese una donna che era appena sbucata da una delle porte che fino a qualche secondo prima era chiusa.
Entrambi i ragazzi in sala d'aspetto annuirono e poco dopo si ritrovarono entrambi davanti a una scrivania per consegnare i moduli.
"Bene, abbiamo finito: la tua stanza è la 210, mentre la tua è la 86" disse la donna rivolgendosi prima a Zack e poi all'altro ragazzo.
I ragazzi uscirono dall'ufficio e, involontariamente si voltarono uno verso l'altro.
Zack non era sicuro di quello che gli stesse succedendo, ma era abbastanza sicuro che i brividi di freddo di poco prima, si fossero trasformati in scosse calde, che gli scaldavano tutto il corpo.
Una strana morsa calda gli attanagliava il cuore, ma non solo.
Il volto, il petto, il ventre, le gambe.
Ovunque.
Avrebbe voluto spogliarsi, tanto caldo aveva.
Era sicuro di essere arrossito, ma nonostante ciò, non aveva distolto lo sguardo da quei bellissimi occhi.
Sobbalzò quando sentì qualcosa stringergli il polso.
Non capì molto cosa era successo, capì solo che quello sconosciuto lo aveva tirato in una stanza che credeva chiusa.
La stanza era buia, abbandonata a se stessa, inutilizzata probabilmente.
Zack istintivamente cercò l'interruttore, ma ancora una volta una mano gli afferrò il polso.
"Ma cosa stai facendo?!" urlò quasi Zack, trovandosi subito dopo una mano sulle labbra, intenta a zittirlo.
Si sentirono alcuni passi fuori dalla porta e istintivamente si strinse nelle spalle ed arretrò, ma quasi subito la sua schiena si scontrò contro il petto del ragazzo dietro di se.
Appena i passi si allontanarono la mano che era sopra le sue labbra si spostò sul petto, raggiungendo i bottoni della camicia e tentando di slacciarli.

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