Dire che la situazione fosse tesa era un eufemismo.
Se solo Alex avesse potuto sarebbe scappato, si sarebbe rigirato e avrebbe buttato all'aria tutte le sue motivazioni, il suo coraggio inutile e soprattutto suo padre.
Gli aveva promesso che lo avrebbe ascoltato, ed era proprio quello che voleva fare, ma lo stava aspettando già da dieci minuti e il giovane si stava maledicendo per la sua insensata e stupida decisione.
Avrebbe tanto voluto che Cameron fosse lì, ma col senno di poi, lasciare il suo ragazzo fuori da quella situazione era stata una cosa positiva.
Non vedeva suo padre da anni, ma lo ricordava come una persona violenta, figuriamoci, se dopo tutto quel tempo, si fosse presentato con una persona al suo fianco, presentandogliela come il suo compagno di vita.
No, meglio non rischiare, era suo padre, era lui che doveva parlarci, Cameron era la sua intera vita, e dopo quell'episodio sarebbe andato avanti con lui, ma prima doveva fare quel passo da solo.
"Alex?" sentendosi chiamare il giovane alzò il volto e incontrò quegli occhi che in men che non si dica, si ritrovò ad evitare.
Gli occhi erano una delle cose che Alex aveva preso dal padre, non se ne lamentava troppo, finché era una cosa fisica; ma si sarebbe odiato se, per caso, in futuro fosse diventato come quell'uomo.
Non si mosse, fu suo padre a sedersi al suo stesso tavolo, davanti a lui, rimanendo in silenzio.
Rimasero ad esaminarsi, Alex alzava qualche volta lo sguardo e notò come era cambiato suo padre.
Era dimagrito, aveva un completo, ordinato, non puzzava di alcool, sembrava lucido e cosciente.
Ma c'erano altre cose che non erano cambiate, come le mani, sempre rovinate dall'ansia, lo sguardo indecifrabile e la rilassatezza dei muscoli, mai contratti per troppo tempo.
"Sei cambiato"
Qualcuno doveva pur incominciare a parlare, ma proprio in quel momento, padre e figlio, avevano deciso di dire la stessa frase, nello stesso momento, all'unisolo.
"Buffo, pensavo non mi avresti rivolto la parola..." disse sospirando l'uomo, accennando un sorriso malinconico.
"Io invece pensavo che non ti saresti rifatto vivo, ma a quanto pare non è così, peccato..."
Era freddo Alex, più di un blocco di ghiaccio, come se quella sua freddezza gli servisse per difendersi da qualcosa di inaspettato, forse un attacco a sorpresa.
"Senti Alex, volevo parlarti di una cosa, successa molto tempo fa"
Alex aveva ripreso a guardare quell'uomo, ma con serietà, forse troppa, quella serietà che forse gli sarebbe servita come scudo.
"A quel tempo io e tua madre eravamo sposati solo da pochi mesi, eravamo troppo giovani, incoscienti, ma poi un giorno lei venne da me, dicendomi di essere incinta" poi si prese una pausa, come poteva dire una cosa del genere a suo figlio, che fino a quel momento era rimasto all'oscuro di tutto.
"Ero io, ok, questa parte la so, puoi anche saltare la parte in cui rovini la vita mia e di mia madre, per favore?" chiese Alex con tutta la cattiveria che aveva in corpo.
"Non eri tu Alex, quello era il secondo aborto di tua madre"
Cosa?!
Ok, doveva ragionare, erano appena sposati, non economicamente stabili e probabilmente hanno deciso così. Probabilmente ai loro occhi era una scelta saggia.
"Tu sei mio figlio, ma i due bambini, precedenti a te, che tua madre non ha voluto portare in grembo... Non erano miei..."
No.
"Ma non è per questo che ha deciso di interrompere la gravidanza, lo ha fatto perché non si sapesse in giro che la moglie perfetta faceva le corna al marito"
No.
"A me non importava, era la donna che amavo e avrei potuto amare quelle creature, anche se non era figlio mio, ma lei non volle così, all'inizio pensavo che fosse così solo perché si sentiva in colpa per avermi tradito"
No.
"E ammetto che il tradimento, divenne il motivo principale della mia rabbia, negli anni a seguire, ma mi sbagliavo. Non era solo per quel motivo, che aveva deciso di non dare vita a quei bambini"
No. No. No.
"Lei non voleva averne, ma il terzo, quel bambino, non glielo ho lasciato uccidere, non ho permesso che mi togliesse ancora la possibilità di avere un bambino con la donna che amavo..."
No...
"Alex, quel bambino eri tu... Ti ho amato, anche quando non ti voleva nessuno, neanche la donna che ti avrebbe dovuto dare la vita e io-"
"Bella storia" disse Alex interrompendolo.
"Peccato che non creda ad una singola parola di tutto ciò" disse alzandosi e lasciando dei soldi sul tavolo, per poi girarsi.
"Immaginavo che lo avresti detto, non posso obbligarti a credermi, ma posso dirti come sono andate le cose" disse alzandosi a sua volta l'adulto.
"Ah, perché ora tu dici il vero eh?!" gli urlò contro Alex voltandosi di scatto.
Ci furono diversi momenti di silenzio in cui i due non smisero mai di guardasi, ma poi, dopo interminabili secondi, Il signor McCardue, posò dei documenti sul tavolo, Alex non si era neanche accorto che li avesse sempre avuti in mano.
"Se non ti fidi di me allora ti lascio ai fatti, grazie della tua attenzione... Addio Alex, ti ho amato figlio mio"
STAI LEGGENDO
Stanza 210➡ Tematica omosessuale
RomansaChristopher Sparks era ancora troppo giovane e immaturo, quando perse sua madre in un incidente stradale. Era ancora troppo spensierato per comprendere a pieno quella perdita inaspettata. Negli anni successivi, vivere con il padre, stava diventando...