Capitolo 29: "Appartenenza"

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Cos'erano pochi istanti in una vita di cui si vive mediamente 84 anni, con 1008 mesi e con 30660 giorni, che vuoi che siano 5 secondi di coraggio?
Eppure Michael ci aveva messo un'eternità per capire quanto brevi e sfuggenti potessero essere due semplici parole, potrebbe quasi definirle effimere tanto sembravano banali.
Eppure erano il suo tesoro più prezioso.
E le teneva gelosamente per se.
Non era una di quelle persone che urlava il suo amore al mondo, era uno di quelli che lo rivelava solo alla persona a cui era destinato.
Aveva avuto tante esperienze nella sua vita da ragazzo impertinente qual'era, ma nessuna era paragonabile, anche lontanamente, alla sensazione che sentiva quando stringeva a se quella ragazza e sentiva l'odore di quei capelli soffici e colorati.
Si era ritrovato ad amare il rosso.
Prima lo considerava un colore come gli altri, non gli aveva mai dato troppa importanza, per lui non aveva spessore, non gli suscitava niente.
Ora invece non poteva farne a meno.
Ma non un rosso qualsiasi, il rosso di quelle onde ramate che si muovevano ad ogni passo, mostrando di tanto in tanto la pelle candida del collo o delle spalle.
Gli ricordava il fuoco che ogni volta gli si accendeva nel petto quando la vedeva e che non riusciva a spegnersi tanto facilmente.
Ma amava anche il rosso che usava come rossetto, più simile al colore del sangue, intenso e sensuale.
Però quelle labbra erano perfette si con quel rosso che senza.
Perfette per lui.
"A che pensi?" chiese Austin dandogli una pacca sulla spalla e risvegliandolo.
Passare la pausa pranzo con quell'individuo non era stata la migliore delle idee, doveva ammetterlo.
Però non aveva voglia di restare solo, anche se avrebbe preferito la compagnia di qualcuno di meno... Invasivo.
"Cazzi miei."
Austin non sembrò gradire la risposta, infatti Michael ricevette una bella gomitata che lo fece tossire giusto un paio di volte, se l'era cercata in effetti.
"Dai, se non mi dici cosa affligge il tuo cuore da principessa innamorata, non potrò mai aiutarti!" disse con tono drammatico, ovviamente finto.
Michael sospirò e cercò di temporeggiare, fingendo di guardarsi in torno e poi vide la sua speranza.
Jonah e Cameron si stavano avvicinando al loro tavolo e tutto felice li salutò. Erano il diversivo perfetto.
"Ciao ragazzi! Che dite di bello?" chiese facendo posto ai ragazzi.
I due si sedettero e iniziarono a mangiare con gli amici.
"Bene, anche se inizio ad odiare la matematica!" protestò Jonah sconsolato.
Austin gli lanciò uno sguardo interrogativo, ma non ricevette risposta, così si girò verso Cameron che alzò gli occhi al cielo scrollando le spalle.
"E perché?" chiese Michael.
"Chiedilo all'insegnate, mi valuta ogni singola cosa, anche come chiedo di andare al cesso!"
Cam e Michael scoppiarono a ridere.
Se c'era una cosa risaputa è che i due cugini si irritavano facilmente, molto facilmente.
"Beh, spero che almeno a voi stia andando meglio."
"Ora che me lo dici Cam, qua c'è una principessa in pericolo." disse Austin indicando Michael.
E lui che aveva anche sperato che l'argomento fosse chiuso, richiuso, dimenticato, scordato e cancellato per sempre dalla mente di criceto del suo amico.
"Qual'è il problema?" chiese in modo premuroso Cameron.
Almeno c'era lui, perché se no i due Sanders lo avrebbero ucciso a forza di domande invadenti.
E a conferma di questa sua tesi, fu Austin a rispondere per lui.
"Il nostro amato Michael soffre di sospiro precoce. Si fa troppi pensieri, si fascia la testa prima di rompersela e questo lo porta a sospirare ininterrottamente per ore. Purtroppo la forma di questa patologia è troppo grave, non possiamo più fare niente per lui. Mi dispiace."
Cameron per la seconda volta alzò gli occhi al cielo e cercò di mantenere la calma.
Invece Michael la calma non sapeva neanche dove trovarla.
"È tanto grave?! Mi dispiace amico... Se solo ce ne fossimo accorti prima!"
Era ufficiale, Michael odiava i cugini Sanders. Con tutto il suo cuore.
Se non fossero stati in una mensa, cioè un luogo pubblico, avrebbe tentato, e compiuto, un omicidio... Chissà come avrebbe dovuto occultare i cadaveri... Doveva informarsi a riguardo.
"Se dite un'altra parola giuro che vi mando all'altro mondo." disse Michael esasperato.
Cameron sorrise e si portò al suo fianco, mettendogli una mano sulla spalla.
"Se hai un problema sai che puoi parlarne. Non sembra ma quei due sanno anche essere persone serie... A volte."
Sospirò. Forse di Cam poteva fidarsi.
Di Austin e Jonah proprio per niente, ma dato che erano lì non li poteva ignorare.
"Posso chiedervi come sono state le vostre prime volte con i vostri ragazzi?"
Tutti scattarono sull'attenti a quelle parole e fissarono Michael per qualche momento.
Poi Austin si alzò e diede una bella pacca sulla spalla a Michael, il quale di quel lasso si sarebbe ritrovato una scapola in meno.
"E bravo il nostro bambino! Come è andata?" chiese impaziente.
"Non è ancora andata, non ancora almeno."
A quel momento scese un silenzio di tomba, che per fortuna venne rotto da Jonah.
"La mia prima volta con Zack è stata nella stanza vuota di fianco all'ufficio di mia zia... Non è stata una grande idea ora che ci penso. Lo conoscevo da tipo 30 minuti e subito c'ero finito a letto, entro sera stavamo insieme. Abbiamo fatto l'amore ancora prima di esserci innamorati. Ma sinceramente non mi pento di niente!"
Austin rimase quasi allibito, forse per il luogo in cui era stato con consumato l'atto o forse per la poca conoscenza che c'era tra i due.
Cam invece cercò di mitigare l'imbarazzo con una risatina, mentre invece Michael era restato impassibile.
"Dio Santo! Lo avete fatto praticamente in presidenza ragazzi!"
Qualche ragazzo dei tavoli affianco si girò, ma tutti pensarono di aver capito male.
"Se non lo urli a tutto il mondo ci fai un favore. Anzi, perché non ci racconti della tua?" chiese incuriosito Jonah.
"A dire il vero non è stato niente di particolare, è stato solo molto bello ed eccitante. E poi non eravamo in un ufficio, ma nella sua stanza, diciamo che c'era più intimità."
Stranamente il più pazzo seduto a quel tavolo aveva l'esperienza più normale.
Michael continuava ed essere impassibile, fino a quando non si era girato verso Cam.
"E tu?"
Cam arrossì di colpo e iniziò a balbettare, ovviamente i due cugini presero a stuzzicarlo.
"E che problema c'è amico! Tanto niente mi può più sconvolgere!" disse Austin dopo aver guardato male Jonah.
"Va bene. La prima volta con Alex... È stata parecchio tempo fa ed è stata anche la sua prima volta, era abbastanza inesperto, ma diciamo che alla fine è andato tutto liscio come l'olio e soprattutto è stato bello."
Ma questo non spiegava perché il ragazzo fosse tanto imbarazzato prima.
"C'è qualcosa che non ci dici vero?" disse Jonah avvicinandosi ancora di più al suo amico che sembrava voler sprofondare dall'imbarazzo.
"Sapete della piscina che usa il club di nuoto e che d'estate è aperta a tutti?"
I ragazzi annuirono, per far continuare l'amico.
"Ecco era sera ed eravamo entrati di nascosto e... Avete capito!"
Eccome se avevano capito, ma erano comunque tutti abbastanza sorpresi.
"Non so se complimentarmi o essere disgustato ogni volta che vedrò quella piscina d'ora in poi..."

-

Michael avrebbe voluto dire che i suoi amici lo avevano aiutato, ma non era cambiato niente, forse era solo più sicuro.
Appunto mentale: non chiedere mai più più aiuto ad Austin Sanders. Mai.
L'unica cosa che aveva fatto quello stronzo era infilargli in tasca un preservativo che aveva tirato fuori da chissà dove!
Jonah aveva solo riso, mentre Cam si era scusato e aveva tentato di migliorare le cose, fallendo.
Ora per fortuna era lontano da quegli strani tipi.
Per l'esattezza era nella camera di Kat.
Lei era ancora a lezione, ma sarebbe tornata presto, mentre per la sua compagna di stanza... Beh non c'erano problemi, era sabato sera, sarebbe stata tutto il tempo a caccia di qualche bel maschio di cui si sarebbe vantata la mattina dopo.
Quando Kathrin entrò lasciò andare la borsa per lo spavento, non si aspettava una visita da parte del suo ragazzo.
Ma dopo essersi ripresa decise di rimettere a posto le cose che aveva fatto cadere.
"Non sono gradito?" chiese Michael aiutandola a rimettere le cose al loro posto.
La ragazza gli sorrise e gli lasciò un veloce bacio sulle labbra.
"Affatto, ma prima vorrei farmi una doccia, ti dispiace aspettare?"
E come poteva dir di no?
Così dopo averle dato un altro bacio la ragazza raggiunse il bagno e vi entrò, poco dopo si sentì il rumore della doccia.
Michael passò quei dieci minuti di doccia sul letto, cercando di non pensare alla sua ragazza mentre lei si lavava.
In certi momenti odiava proprio essere un ragazzo con una tempesta ormonale dentro.
Non si accorse nemmeno quando Kat uscì, con solo un asciugamano legato al petto.
Però sentì i suoi capelli umidi che gli sfioravano il volto, quando lei si chinò a baciarlo.
Quando aprì gli occhi, che erano stati chiusi fino a quel momento, vide la pelle bianca della ragazza e quelle iridi di un colore così particolare, quasi violacee.
Ed ecco che il desiderio di averla si faceva presente.
Ma poteva? Non poteva? Perché si stava facendo tutte quelle domande?!
Non si era mai sentito così insicuro, eppure non era la sua prima volta.
Probabilmente la sua espressione faceva trasparire più di quanto volesse, perché dopo un bacio appena più umido del precedente, la ragazza gli si sedette sulle gambe.
E dopo il terzo bacio Michael riuscì a sciogliersi almeno un po', iniziando ad accarezzare le gambe nude della ragazza.
Si muovettero istintivamente e in un qualche modo le posizioni si ribaltarono e l'asciugamano di Kat se ne andò, proprio come la maglia di Michael.
Poi le mani presero a correre sul corpo di entrambi.
Kat tastava il territorio, aggrappandosi alle possenti spalle di Michael quando lui la faceva gemere.
Lui invece aveva accarezzato prima tutta quelle pelle candida e morbida, per poi macchiarla ogni tanto con le sue labbra, facendo apparire giusto un paio di segni rossi. Dal colo aveva creato una dolce scia di baci, che lo avevano portato al seno, al quale si era soffermato giusto per sentire quei gemiti che tanto aveva agognato.
Aveva intenzione di scendere ancora, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa si alzò per togliersi i pantaloni, ma con sua grande sorpresa fu Kat ad abbassarglieli e toglierli dopo.
Michael però voleva ancora una cosa, ovvero continuare ciò che stava facendo prima che si fosse dovuto allontanare da quel corpo per liberarsi degli ultimi indumenti.
Così prima portò le labbra sul ventre della ragazza e vi lasciò qualche bacio, poi le aprì leggermente le gambe ed arrivò al punto in cui stava mirando da un bel po'.
Kathrin gemette sperando di non avere un tono di voce troppo altro, in fondo erano in un dormitorio pieno zeppo di ragazze impiccione.
Ma dopo tornò alla realtà notando che Michael si era allungato oltre il letto per frugare in una tasca dei suoi pantaloni, tirando fuori un preservativo.
"Avevi già pianificato tutto?" chiese sorpresa la ragazza tirandosi leggermente su.
"Io no, Austin sì." disse sbuffando e tornando a baciare le labbra della ragazza.
Lei interruppe il bacio solo per sibilare un "impiccione" che fece ridere il ragazzo.
Sì, Austin era un impiccione, ma almeno quel giorno si era reso utile.
Kathrin era vergine, nessuno l'aveva mai amata, tanto meno desiderata.
All'inizio fu strano, forse un po' piacevole, ma soprattutto strano, ma si ricredette poco dopo.
Non aveva idea per quanto fossero rimasti a gemere il nome l'uno dell'altra e a scambiarsi baci.
Sapeva solo di essere felice.
Poi quando tutto fu finito, mentre lui la teneva stretta fra le proprie braccia, lei si ricordò di una cosa.
"Ricordami di ringraziare Austin domani."

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