Capitolo 32: "Il processo d'addio"

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"Secondo te come è andata?" chiese Cam insistente.
"Secondo te come faccio a dirti il risultato se neanche io lo so?!" sbottò Alex.
Sembrava che Cameron fosse più agitato di lui, nonostante fosse lui quello ad aspettare un test di paternità che ritardava ad arrivare.
"E poi calmati, sembri più agitato tu di noi..."
Ovviamente anche Alex era ansioso di avere un risultato, ma i tempi del test erano quelli, non poteva farci niente e anche se la paura era tanta non poteva fare altro che aspettare.
"Sono solo preoccupato..."
Erano da soli in sala d'attesa ed erano quasi le dieci di sera, ma purtroppo non erano riusciti a trovare orari migliori.
"Ragazzi come va?" chiese Oliver tornando con delle bevande appena comprate dalle macchinette.
Cam accettò di buon grado la sua bibita e dopo averne prese un lungo sorso, si lasciò andare contro lo schienale della sedia.
"Non riesco a calmarmi... Secondo te come è andata?"
Sempre la stessa domanda, la faceva da tipo 10 minuti al suo ragazzo, ma ovviamente anche lui non sapeva la risposta.
Quindi a Cameron sembrò giusto chiedere anche al padre.
L'uomo sorrise appena e poi si sedette di fianco al figlio, porgendo anche a lui una bevanda.
"Secondo te come faccio a dirti il risultato se neanche io lo so? E poi dovresti calmarti ragazzo, sei più agitato di noi."
Cameron guardò un attimo padre e figlio.
Era impossibile che non fossero consanguinei.
Lo aveva notato sin da subito, ma ora era diventato quasi un fatto inquietate.
Alex affermava di non accorgersene, ma quei due si assomigliavano molto.
Nel giro di cinque minuti avevano entrambi fatto la stessa cosa, risposto allo stesso tempo, persino il loro modo di sedere era uguale!
Però sotto sotto Cam trovava tutto questo tenero, nonostante fosse insolito.
"Gliel'ho detto anche io! Ma questo stupido non si vuole calmare." sbuffò Alex mettendo il broncio.
"Ehi!"
Cameron provò a protestare, ma si fermò quando udì la risata di Oliver.
Si erano visti poche volte, ma in quella settimana il padre di Alex era venuto tutti i pomeriggi alla accademia, nonostante si dovesse fare un'ora di treno sia all'andata che al ritorno.
Con le cose del processo, le pratiche, gli avvocati, le accuse.
C'era un sacco di roba da ricordare che aveva messo in confusione sia lui che Alex.
Ma almeno aveva imparato a conoscere meglio quell'uomo ed aveva imparato che era molto divertente e soprattutto era una persona alla mano, sorrideva spesso.
Ma una cosa che non faceva spesso era ridere.
"Mi dispiace figliolo, te lo sei scelto, non puoi farci niente." disse guardano Alex che scoppiava a ridere a su volta.
Cameron era allibito.
"Ma insomma! Lui mi dice che sono scemo e tu neanche lo sgridi un po'?!"
Ora Cameron quello col broncio, il suo non era infantile come quello di Alex, ma poco ci mancava.
"Perché dovrei sgridarlo se ha ragione?!" chiese Oliver facendo ridere ancora di più Alex.
Padre e figlio se la ridevano di gusto, lasciando il povero Cam con un broncio che ora era paragonabile a quello di un bambino di 5 anni quando gli dici che quel giocattolo non può averlo.
"Ora mi sento offeso!"
Ad Alex erano bastati solo 7 gironi per riprendere completamente in mano il rapporto che aveva con suo padre. Certo, c'erano ancora alcuni punti che andavano chiariti e molte cose erano ancora nascoste.
Ma era sicuro di voler sapere ogni cosa, bella o brutta che sia.
In fondo era suo figlio.
"Signor McCardue?"
Un medico era entrato in sala e loro non se ne erano neanche accorti.
Oliver si alzò subito in piedi e si avvicinò.
"Mi segua un attimo, dovrei parlargli in privato."
A quelle parole Alex si alzò di scatto e raggiunse il fianco del padre.
"Tu no ragazzino, devo prima parlare col signore."
Dire che Alex si sentiva offeso era un eufemismo.
Quel vecchiaccio dalla barba incolta lo aveva scartato come se fosse una cartaccia delle caramelle e osava addirittura chiamarlo "ragazzino".
Se solo quello non fosse il portatore dei risultati delle analisi, era abbastanza sicuro, lo avrebbe ucciso sul momento.
Ma suo padre tentò di calmarlo e gli mise una mano sulla spalla.
"Le dispiace se entra anche mio figlio? Vorrei fosse presente."
Alex ghignò e guardò con aria di superiorità il dottore che dopo una veloce occhiata ai due chinò il capo ed acconsentì.
E fu così che Cameron Luxuary fu lasciato solo come un cane in una sala d'aspetto.
E dire che era lui quello più ansioso e preoccupato.
Bevve tutta la sua bevanda e poi la gettò, iniziando poi a camminare per tutta la stanza, bisbigliando tra sé e sé frasi connesse come "Andrà tutto bene", "Non preoccuparti" o "Chissà qual'è il risultato...".
Secondo Cam erano passati anni.
A dire il vero erano a malapena 10 minuti.
Ma quando rivide i due uscire dalla porta non pensò a niente e si fiondò tra le braccia Alex.
"Ditemi che portate buone notizie!"
Sì era decisamente più agitato lui.
Alex gli appoggiò la mano sul petto per farlo staccare leggermente e poi lo fece voltare verso suo padre.
L'uomo sorrideva e teneva in mano un foglio che attestava che Alex McCardue era geneticamente figlio di Oliver McCradue.
"Direi proprio di sì."
E Cameron in quel momento non ci pensò due volte ad abbracciare anche Oliver.

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