"Sarah ferma! Non andartene!"
"Ti prego" gridò Austin tirando per il braccio la sua ragazza, che poco prima sei era girata per scappare da quella situazione.
"Lasciami mostro" disse con voce tremante la ragazza scansandolo via, ancora una volta, e girandosi, sperando invano che Austin la lasciasse andare.
"Giuro non ho fatto niente!" disse Austin ma le sue parole non giunsero alla ragazza e si dispersero nell'aria.
"Tu hai combinato questo casino e sarai tu a soffrirne!" finì la ragazza mentre una lacrima le rigava il volto, triste e provato.
Un passo, un altro e ancora un altro.
Poi man mano che quella figura si allontanava, quei suoni svanirono e il moro rimase in piedi, solo col suo senso di colpa.
"Tu hai combinato questo casino" si ripeté Austin tra se e se, conscio che nessuno avrebbe più sentito le sue parole.Il campus sembrava vuoto, il silenzio regnava sovrano. Ogni studente sbrigava le sue faccende di poco conto tranquillamente, indisturbato.
Niente risate a parte nei momenti di svago e niente parole se non in classe. Era come se tutto fosse morto.
E così che si sentiva Chris, morto, vuoto.
Un vuoto incolmabile. Era dubbioso, il ricordo della sera della festa vagava interrottamente nella sua mente, come se non volesse più lasciarlo.
Non sapeva se era un bene o un male ricordare quelle forti braccia intorno al suo esile corpo, troppo stanco per reggersi da solo in piedi.
Forse era un bene, in fondo poteva rivivere quel breve istante in cui i loro sguardi si sono incontrati e ha potuto sentire mille brividi percorrergli la schiena.
Ma molto più probabilmente non era così tanto fortunato a ricordarsene, cosa avrebbe fatto ora se avesse rivisto Austin in giro, cosa gli avrebbe detto?
Lo avrebbe dovuto ringraziare? Si sarebbe dovuto scusare? O avrebbe dovuto ignorarlo?
Alle sue domande non c'era risposta e, molto probabilmente, Christopher non voleva neanche averne una per quanto era imbarazzato.
Al solo pensare a cosa era accaduto le sue guance andavano in fiamme e l'imbarazzo era l'unico sentimento che riusciva a provare, ma per fortuna nessuno era spettatore di quei suoi piccoli momenti di debolezza.
Alex era uscito, come al solito, con Cameron e lui ora era solo.
Chris invece non aveva nessuno. Non gli andava di stendersi sul letto e passare, il resto dei suoi giorni, a fissare quel soffitto dal colore improbabile e sporco mente magari avrebbe potuto reagire, ma non ne aveva la forza, non più
Lui era Christopher Sparks e gli Sparks erano forti e coraggiosi, dei duri insomma.
Christopher era una roccia, che pian piano però si era sgretolata e ancora stava andando a pezzi, ma questo non lo avrebbe mai ammesso, neanche a se stesso.
Che roccia è una che si spezza?Austin sedeva sul suo letto, la sua faccia era ormai bagnata dalle lacrime e segnata dai dubbi che non facevano calmare più l'animo inquieto del giovane.
Si scrutava, provando ribrezzo nel vedersi in quello stato, avrebbe voluto rompere lo specchio che aveva davanti, sperando che non gli mostrasse il vero.
"Come cazzo ho potuto" disse Austin con voce roca e tremante.
"Sono un mostro" si ripeté in mente, mentre si riprendeva la testa tra le mani e inconsciamente tirava quelle piccole ciocche di capelli neri come la pece.
Quelle parole ormai tormentavano l'anima colpevole di Austin.
Avrebbe dovuto reagire, come aveva sempre fatto, avrebbe dovuto dimenticare tutto e gettarselo alle spalle, per poi uscire ancora fuori, davanti a tutti, a testa alta, mostrando come era fatto un vero uomo degno di questo nome.
Però quella volta non ci riuscì e, nonostante gli sforzi, quello che otteneva era solo l'ennesima lacrima che vedeva riflessa in quello specchio.
In quello stesso momento entrò nella stanza Cameron, col suo solito sorriso stampato in volto.
Austin spesso invidiava la vivacità dell'amico, eppure tutti, anche i più allegri e i più gioviali, a questo mondo, sotto la maschera, nascondono qualcosa che farebbe togliere quel sorriso a chiunque.
"Vado a farmi la doccia" disse Cameron senza degnare di uno sguardo il compagno.
"Okay" solo quando Austin rispose con voce tremante, e Cameron lo fissò, la sua espressione cambiò.
Ora che lo vedeva meglio non aveva motivo di tenere ancora quel sorriso, Austin era a pezzi e aveva bisogno di lui, il suo unico amico.
Si precipitò dal compagno in un attimo e gli prese una mano con decisione.
"Cosa ti è successo?"
Austin non rispose.
"Cazzo Austin" aggiunse il compagno che non sopportava vedere l'amico in quello stato.
Odiava veder soffrire le persone, soprattutto chi gli stava a cuore, e spesso in queste situazioni alzava la voce e perdeva le staffe.
"Ho combinato un casino Cam" disse Austin singhiozzando.-
"Si?"
"Chris, figliolo"
"Papà"
"Come te la cavi?"
"Bene dai"
"Perché sei così di poche parole. Di solito mi racconti di tutto"
"Lo so... È che ora sono molto stanco papà"
"Allora ti chiamo domani mattina"
"Buona idea"
"Buonanotte Chris"
"Buonanotte" disse il giovane prima di chiudere la chiamata frettolosamente, riponendo poi il telefono sul comodino.
Quel genere di chiamate era di routine, ma in quel momento Christopher non voleva sentire o vedere nessuno, neanche suo padre.
"Tu non sei stanco" ribatté Alex per l'affermazione di Chris.
Era anche vero che aveva un compagno di stanza decisamente ficcanaso, ma era anche un buon amico e forse gli avrebbe fatto bene parlarne con qualcuno.
"Cos'hai Chris?" aggiunse Alex preoccupato avvicinandosi al compagno di stanza e sdraiandosi sul suo letto, affiancandosi a Christopher.
"Credo che mi stia innamorando Alex" e Chris sapeva anche che si era appena condannato da solo con queste sue parole.Austin uscì dalla camera, camminava a passo svelto, senza guardare in faccia nessuno, continuando per la sua strada, sapeva dove andare e le sue intenzioni non sarebbero cambiate per nulla al mondo, aveva una meta precisa ed era deciso a raggiungerla. Percorse i corridoi notando che i ragazzi del dormitorio parlavano tranquillamente, non li degnò di uno sguardo, aveva di meglio a cui pensare.
Dopo il tragitto, fatto quasi di corsa, finalmente si trovò davanti alla porta che tanto aveva cercato.
Tirò finalmente un sospiro di sollievo e cercò di liberare ancora una volta la mente dai mille pensieri che la occupavano, per poter agire lucidamente, almeno una volta.
Poi finalmente, bussò alla stanza '210'.
Chris aprì la porta tranquillamente, lasciando che il nuovo arrivato potesse notare sul suo volto tutta la stanchezza di cui era provvisto quel suo piccolo corpicino.
Il suo umore cambiò del tutto appena vide Austin, l'ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento di indecisione.
"Austin?" Chris ruppe il ghiaccio.
Non sapeva esattamente cosa fare, ma sapeva che non potevano rimanere per tutta la notte a guardarsi come delle statue.
Austin espirò, come se fino a quel momento avesse trattenuto il fiato, e finalmente lo lasciò andare, per riprendere nuovamente ossigeno nei polmoni.
Un po' come le sue emozioni, aveva lasciato andare quelle che si era tenuto dentro e ora voleva solo accoglierne delle altre dentro quel suo cuore
Un cuore troppo grande per poterlo capire del tutto, ma troppo piccolo per essere condiviso in due.
"Zitto e abbracciami Sparks"NOTE AUTORI
PSYCHOIXX
Scusate per il ritardo, sono davvero dispiaciuto. Come avrete notato questo capitolo è un po'più piccolo degli atri.
Ma questo capitolo è di 'passaggio'.
Dite cose ne pensate nei commenti e soprattutto lasciate una stellina se vi è piaciuto.Alla prossima.
Psychoixx
Cookie-666
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Stanza 210➡ Tematica omosessuale
RomanceChristopher Sparks era ancora troppo giovane e immaturo, quando perse sua madre in un incidente stradale. Era ancora troppo spensierato per comprendere a pieno quella perdita inaspettata. Negli anni successivi, vivere con il padre, stava diventando...