"Christopher, io ti amerò per sempre"
Cosa sarebbe accaduto ora?
Austin sarebbe tornato il freddo e insensibile ragazzo di un tempo?
Probabilmente, ora non aveva più motivo di sorridere, o di voler vedere l'alba di un nuovo giorno.
Austin sentiva le gambe morbide, le ginocchia deboli e il corpo pesante.
Il ragazzo cadde a terra, rimanendo in ginocchio e senza staccare lo sguardo dal punto in cui la macchina su cui si trovava Christopher, aveva svoltato l'angolo.
Faceva male.
Eccome se faceva male, faceva tremendamente male.
Perché Austin doveva soffrire in quel modo, perché non poteva essere tutto più facile?
Perché doveva soffrire così? Perché proprio lui, che già tanto era stato male?
Una lacrima salata gli rigò il volto, perché si rese conto, forse per la prima volta, di quanto fosse debole.
Molte volte le persone lo definivano come una persona forte, piena di energie ed energica, ma la verità è che ora Austin si sentiva impotente davanti a quella situazione.
Per la prima volta Austin aveva avuto paura.
Ma non la paura che si trovano tutti davanti a un test di matematica o all'interrogazione più difficile dell'anno; no, la sua era paura vera, una paura che se lo stava divorando, dall'interno..
Paura e debolezza.
Lui non aveva mai sentito parlare di queste due sensazioni, tanto meno le aveva provate, ma solo quel giorno, per la prima volta aveva capito cosa potevano far provare. Quanta disperazione ti potessero dare la debolezza e la paura.
Paura di poter perdere Chris per sempre e questo non poteva sopportarlo, Christopher era tutto ciò di cui aveva bisogno.
Non avrebbe neanche potuto dare la colpa a qualcuno, perché a dire la verità era tutta colpa sua, ma era così difficile ammetterlo.
Si sentì prendere per le spalle, sperando che quando si sarebbe voltato avrebbe trovato il suo amato, ma subito comprese che era impossibile. Lui se ne era andato.
La figura di Jonah, entrò nel suo campo visivo, probabilmente aveva sentito dei rumori ed era andato a vedere, inizialmente gli era arrivato affianco con un sorriso, ma quando aveva vistò in che stato era ridotto Austin, si era subito preoccupato, spegnendo così il suo sorriso, dedicando al cugino uno sguardo preoccupato.
"Austin..." Jonah pronunciò il nome del cugino con un po' di titubanza.
Non era normale, se lo fosse stato, Austin lo avrebbe allontanato, sottraendosi al suo tocco e non lo avrebbe neanche guardato negli occhi.
Mentre ora lo fissava, con uno sguardo pieno di malinconia e vuoto, allo stesso tempo.
È vero, Austin era forte, dopo che lui lo aveva abbandonato era diventato una roccia, ma Chris era il suo punto debole. Era il punto ancora rimasto in argilla, che sciogliendosi stava distruggendo tutto, tutto ciò che era diventato.
Per quanto fosse possibile, Jonah voleva ancora molto bene ad Austin, e quando vedeva che stava male gli si spezzava il cuore, infondo erano cugini.
Forse ore non era così, ma quei due ragazzi erano sempre stati molto uniti, non avevano dei genitori presenti, non avevano fratelli, entrambi esistevano solo per sorreggere l'altro.
Poi Jonah se ne andò e la vita di Austin non ebbe più alcun senso, ai suoi occhi, ma per fortuna non ci volle troppo tempo prima che Austin potesse rafforzare il suo cuore.
Ma adesso non era più la nave più sicura del mondo, ma era una piccola barchetta in mezzo alle onde che volevano trasportarlo giù, negli abissi più profondi.
E ci stavano riuscendo perfettamente.Kat quando seppe che Chris era ritornato in accademia gli andò subito a fare una visita.
Ma non credette alle sue orecchie, dopo essere arrivata davanti alla camera 210, sentì dei singhiozzi provenire dall'interno, come se qualcuno stesse piangendo.
Cercò di aprire la porta ma era chiusa a chiave.
Come poteva Kathrin aiutarlo se la lasciava fuori dalla sua vita, come poteva la ragazza aiutare il suo amico se neanche poteva entrare in quella camera?!
"Chris sono io, apri!" disse la ragazza continuando ad abbassare freneticamente la maniglia, nella speranza di poter entrare da un momento all'altro.
"No" fu la risposta del ragazzo che in quel momento aveva alzato il volto dalle coperte in cui era sepolto, giusto per farsi sentire.
Kat non se l'era presa per il no, poteva benissimo capire il suo amico, il fatto che si sentisse male e che non volesse vedere nessuno, ma sapeva anche che quella non era una soluzione.
Chris era troppo fragile. Kathrin invece aveva imparato ad essere forte, ma Chris non ce l'avrebbe mai fatta.
Lo conosceva troppo bene e sapeva che a Chris bisognava dare del tempo, forse sarebbe stato controproducente, ma in quel momento Kathrin non poteva fare assolutamente niente
Ormai era caduto, e nessuno poteva farlo rialzare se non lui stesso.
Bisognava dare tempo al tempo. Solo lui poteva curare le sue stesse ferite, anche se era difficile, in un momento così non poteva fare in nessun altro modo.
Purtroppo Christopher era sempre stato uno di quei ragazzi troppo sensibili e proprio per questo, si ferivano più facilmente.
Ma alla fine essere deboli ha i suoi vantaggi, si può imparare a diventare forti, con molte difficoltà, ma non è impossibile.
Ed è proprio quello che stava facendo Christopher, stava provando a diventare forte, nonostante fosse debole.
Kathrin comprendeva tutto ciò e ammirava Chris, anche con i suoi difetti, con tutti i suoi lati peggiori e migliori e proprio per questo la rossa poteva capire che lasciar solo il suo amico non era un'idea così pessima.
Così, con il sorriso sulle labbra se ne andò, lasciando la stanza 210, chiusa a chiave con dentro delusione, paura, incertezze ma soprattutto un cuore fragile.
Che si sarebbe aggiustato un giorno, ma non quello.
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Stanza 210➡ Tematica omosessuale
Storie d'amoreChristopher Sparks era ancora troppo giovane e immaturo, quando perse sua madre in un incidente stradale. Era ancora troppo spensierato per comprendere a pieno quella perdita inaspettata. Negli anni successivi, vivere con il padre, stava diventando...