Capitolo 7: "Il suo cuore aveva ripreso a battere"

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Calmati, vedrai che si risolverà tutto"
"No invece!" urlò Chris sull'orlo di una crisi di nervi.
"È la fine" piagnucolò Il biondo buttandosi sul letto dell'amico che sorrise teneramente a quella scena.
"Non è vero, scommetto tutto quello che vuoi, che te la caverai, anche tutta la storia con Austin finirà" disse Alex abbracciando il suo amico e cercando di consolarlo.
Quella mattina aveva avuto quella famosa interrogazione, peccato che Christopher proprio non era riuscito a studiare, continuava a pensare alle parole che aveva rivolto a Austin qualche giorno prima, inoltre era ancora arrabbiato.
Aveva già perso sua madre, non aveva intenzione di perdere anche l'ultimo ricordo della persona più lo aveva amato.
Aveva perso la testa, non riusciva a non pensare a quel momento.
Quel singolo momento di panico che lo aveva travolto.
"L'ho persa" aveva pensato.
A dire il vero la sua vera paura non era quella di perdere la foto in se, ma quella di dimenticarsi il volto di sua madre, sapeva che non era possibile, ma ne aveva paura.
Aveva paura di non ricordarsi della donna che gli aveva dato la vita e che gliela aveva tolta, nel quello stesso giorno, di anni prima, Chris si era sentito male.
Un male che nessuno poteva comprendere, nessuno, come se qualcuno gli avesse strappato via l'anima dal corpo, come se non avesse più al un motivo di vivere.
Purtoppo si ricordava bene di quel giorno.
"E ora cosa faccio?"
"Domani mattina ci mi sveglia?"
"Chi mi dirà di fare i compiti?"
"Ci mi dirà più che mi ama?"
Ed erano proprio queste semplici cose che mancavano a Chris, non ti accorgi subito di quello che ha perso, te ne rendi conto solo quando per la prima volta non c'è nessuno a prepararti la colazione, o a darti il buon giorno, a chiederti ripetutamente se stai bene, a dirti che non si mettono i gomiti sul tavolo.
Era quello che faceva sentire tremendamente solo Christopher, tutte quelle piccole cose se ne erano andate, con sua madre.
Sembra banale, ma erano proprio quelle banalità a far sentire la mancanza di quella donna.
"Ehi, Chris..." Alex lo teneva ancora stretto a se e quando il biondo aveva iniziato a singhiozzare allora gli aveva accarezzato la testa.
Però dopo tutto quel tempo il cuore di Christopher aveva ripreso a battere, per qualcuno.
Aveva ripreso a battere per amore, forse un'amore sbagliato,ma per quanto possa esserlo, aveva capito di àmare quello scorbutico senza cervello, che era solo in grado di sputare veleno e farlo impazzire.
"Ho bisogno di lui..." sussurrò senza ragionare troppo su quelle parole.
Ed er vero, aveva bisogno di Austin per andare avanti.
Per colpa di quella interrogazione il preside aveva quasi preso in considerazione l'ipotesi di chiamare suo padre, Chris non voleva andarsene.
Quello era il suo sogno.
Forse all'inizio non avrebbe scommesso un centesimo su Alex, me tre ora era diventato il suo migliore amico e compagno di sventure.
Ma di certo non avrebbe mai pensato di innamorarsi di Austin.
"Allora vai, scommetto che anche lui ha bisogno di te!" disse Alex sciogliendo l'abbraccio.
Christopher non disse niente e si alzò per andare alla pora e uscire dalla stanza, lasciando l'amico solo con la sua linfluenza.
Pensava di andare subito da Austin, ma appena girò l'angolo si ritrovò davanti la figura di Cameron.
"Dove è Austin?!" chiese quasi con urgenza Chris, mettendo le mani sulle spalle dell'altro.
"Nella nostra stanza, ma..."
Chris non ascoltò altro e superò Cameron, che però lo trattenne per un braccio.
"Senti, per quella storia... Cioè, per l'altro giorno, io volevo dirti che..."
"Alex mi ha detto tutto, avrei preferito che me lo diceste, ma va bene così" disse sorridendo rassicurante al maggiore che lasciò la presa sul braccio di Chris.
Si girò per andare nella stanza 210 per vedere come stava il suo compagno, quando fu fermato dalle parole del più piccolo.
"Fate quello che volete, basta che non fate sesso sul mio letto!"

-

Chris era finalmente arrivato alla posta della stanza 86.
Aveva già la mano sulla porta quando sente qualcosa cadere, aldilà della porta, qualcosa come una borsa o una sacca.
"Forse non è come credi, magari"
Christopher si allontana leggermente dalla porta, quella che aveva sentito era una voce femminile, di una ragazza, ora che ci pensava, quel timbro non gli risultava nuovo, ma non riusciva ad associarla al alcun volto conosciuto.
Ma cosa ci faceva una ragazza nella stanza di Austin?
Perché da soli?
Perché?
Non riusciva a trovare una spiegazione plausibile a tutto ciò, ma qualcosa dentro di lui lo portò ad avvicinarsi ancora una volta a quella porta.
"Pensi davvero quello che hai detto?"
Austin non era il tipo di persona che si fermava a riflettere su ogni singolo particolare della sua vita, non era il tipo di persona che si chiedeva cosa pensavano gli altri, di solito non gliene importava niente, tanto meno se ne preoccupava.
Ed era sempre stato così, ma non in quel momento.
"Si, lo penso davvero e credo che ci dovresti parlare..." quella ragazza aveva una voce premurosa, sembrava gentile, se solo si ricordasse a chi apparteneva quella voce!
"Io... Non lo so" Christopher non aveva mai sentito quel tono di voce da parte di Austin.
Era debole, fragile, sottile, come se le sue non volesse sentire le parole che lui stesso stava pronunciando.
Sembrava preoccupato, di qualcosa completamente sconosciuto al biondo.
Per qualche secondo Chris pensò che avesse usato la stessa voce di quando era corso da lui per abbracciarlo, ma si sbagliava.
Austin non aveva mai parlato così con lui, mai.
Ma con quella ragazza sì, perché proprio lei?!
Chi era? Perché Austin le parlava così? Perché con lei era sincero?
"Comunque non sono affari che mi riguardano" disse la ragazza, forse intuendo il disagio del moro davanti a lei.
"Già, non ti riguarda" ripeté Austin, come a sottolineare quella frase, forse per convincere più se stesso che la ragazza.
"Io devo andare ora... Senti, non ti conosco, ma se ti serve altro puoi chiedere" Chris dopo quelle parole si allontanò definitivamente, con l'intenzione di tornare nella sua stanza, ma non è così che andò.
Infatti il suo telefono iniziò a squillare.
"Ciao, come va figliolo?"
"Bene papà"
Niente andava bene. E suo padre era l'ultima persona con cui aveva voglia di parlare.
"Il preside mi ha chiamato e mi ha detto che le cose non vanno troppo bene"
Chris non si pronuncio, non ne ha le forze, sta ancora cercando di capire chi era quella ragazza, oppure ci sta pensando perché non vuole sentire le parole che suo padre sta per pronunciare.
"Puoi sempre tornare a casa, forse sarebbe meglio"
Sarebbe meglio?
Potrebbe, forse non soffrirebbe, forse si dimenticherebbe di quei mesi passati lì, ma questo non è ciò che vuole.
"Sto bene papà, non ti preoccupare"
"Sicuro?"
"Sì, grazie della telefonata"
Ultimamente le chiamate con suo padre non finivano esattamente bene.
Non vuole tornare in camera sua, non vuole neanche dare spiegazione del perché sta piangendo a qualcuno.
Neanche lui sa come mai quella breve discussione tra quella ragazza e Austin lo ha scosso in questo modo.
Forse perché non era lui quello con cui Austin stava parlando.
Stava per rinunciare all'idea di tornare dentro i dormitori quando si sedette su una panchina, praticamente senza accorgersene si era messo a vagare per la PCA.
Si passò le mani tra i capelli, stringendoli, poi sul volto, passando sulle lacrime, per poi guardarsi le mani, bagnate dalle sue stesse lacrime e dal dolore.
Stava tremando.
Le cose andavano male, il ragazzo che amava probabilmente dopo la loro ultima "chiacchierata" lo odiava, preferiva parlare dei suoi problemi con una ragazza, probabilmente sconosciuta, piuttosto che con lui; suo padre e il preside volevano. portargli via anche l'ultima possibilità di vivere davvero la sua vita.
Infatti quella era ormai diventata la sua vita, per quanto incasinata e problematica fosse, ormai lo era.
Era così preso dai suoi pensieri che non si accorse di un dettaglio tutt'altro che trascurabile.
"O-Oi, stai bene? Christopher?"

NOTE AUTORI
PSYCHOIXX
Capitolo stupendo, anche questo è di 'passaggio'. Infatti fra un po' ci sarà un capitolo importante, che segnerà il destino di questa storia.
Non vi dico il numero esatto, ma vi posso dire che non manca molto.

Ma, ritorniamo su questo capitolo, anche quí c'è dell'importante, ogni capitolo contiene qualcosa d'importante. Non mi piace portare alla lunga le cose, la lettura per me deve essere scorrevole. Infatti pochi giorni fa parlavo con Cookie-666 di questa cosa. Mi piace far accadere tante cose in un solo capitolo, nella mia storia non ci sarà mai, e dico mai un capitolo monotono, nei capitoli successivi, nonostante non siamo a manco un quarto della storia, succederanno tante cose che porteranno ad una sola. Per questo vi dico che con noi, niente è scontato.
Adesso peró voglio parlarvi di un'altra cosa.
Scusate per il ritardo ma Cookie-666 la scrittrice di questo capitolo ha avuto dei problemi.
Per questo vi voglio dire cha da ora in poi, aggiorneremo una volta alla settimana, il Sabato.
Con questo vi saluto.

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