12-Friends?

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Misi la mia mano sulla guancia, dove mi aveva accarezzato lui poco prima.

Mi accasciai a terra in un angolo della stanza. Osservavo gli zaini dei miei amici. Vi troverò pensai. Rimasi a terra qualche minuto per poi alzarmi e tornare a casa.

Non avendo toccato cibo, ed essendo ormai le due del pomeriggio, i crampi al mio stomaco richiamarono la mia attenzione. Andai nel bar più vicino e presi un sandwich.

Cosa vagava nella mia mente? Il nulla.

Non stavo pensando a nulla. Non ero arrabbiata con Andrew. Mi aveva detto che non aveva altra scelta. Certo, non è bello portare i miei unici amici in un'altra dimensione, però non ci poteva fare niente lui. Andras era malvagio e Andrew doveva seguire alla lettera ogni suo ordine, oppure dovrà subire delle punizioni orribili.

Ma chi mi diceva che anche Andrew non fosse malvagio? Alla fine anche lui era un demone, nero per di più.

Prima di andare a casa, feci tappa in biblioteca. Provando a cercare qualche informazione, ma non trovai nulla di nuovo. Ormai avevo letto tutti i libri. Non molti scrivevano libri di questo genere, e se ce ne fossero altri, la biblioteca non era ben fornita.

Guardai ogni scaffale senza trovare nulla, quindi rassegnata me ne tornai a casa.

Gettai, come mia consuetudine, la mia giacca sul divano in salotto e mi diressi nella mia stanza.

Mi lasciai travolgere da una valanga di pensieri riguardo questa storia. Perché i miei amici avevano rifatto quel gioco? Perché avevo difeso Andrew e ho addirittura pensato che lui non fosse malvagio? Ma soprattutto, perché non sono arrabbiata con lui?

Mi accesi una sigaretta per rilassare i nervi ascoltando Picture Perfect degli Escape the Fate. Finii la sigaretta, ma non percepii alcun cambiamento, dunque me ne accesi una seconda. Non mi importava dei miei polmoni, bensì di risolvere questa maledettissima faccenda.

Passai il resto della giornata a non fare nulla.

Il giorno dopo era lunedì, ciò significava scuola. La mia sveglia suonò sempre puntuale ed io, a fatica, mi alzai dal letto. Mi diressi in bagno per truccarmi, una volta finito tornai nella mia stanza e misi una felpa dei Falling in Reverse.
Scesi al piano di sotto, infilai la giacca in pelle e misi lo zaino sulle spalle. Mentre camminavo verso la fermata misi le mie adorate cuffiette e feci partire The Drug in me is you, amavo quella canzone. Alla fermata non trovai nessuno, Alissia mancava di nuovo. Non che mi stesse antipatica o altro, ma ne ero felice. Mi piaceva molto la solitudine, in particolare la mattina.

Arrivai a scuola e tutto era uguale, soliti gruppetti, solita caos da lunedì mattina. Victoria non era ancora tornata, doveva stare via un mese.

Mi avviai all'interno del grande edificio dirigendomi verso il mio armadietto. Lo aprii e ne vidi uscire un biglietto, lo presi in mano e lessi Guardati alle spalle, non tutto è come sembra firmato AB.
Non feci in tempo a formulare alcun commento che la campanella suonò dando inizio alle lezioni. Misi il biglietto nella tasca della felpa e andai a lezione di filosofia.

Mi sedetti nel mio solito posto in fondo alla classe e tirai fuori il biglietto dalla mia felpa. Guardarmi alla spalle da chi? Non avevo amici, non parlavo con nessuno. Da chi avrei mai dovuto guardarmi le spalle?

Finita la lezione, mi diressi verso l'aula di letteratura, con in testa sempre quelle domande.

Mi sedetti in uno degli ultimi banchi rimasti, in terza fila. Una volta aver posizionato tutti i libri sul banco, mi ritrovai accerchiata da tutti i componenti della mia classe.

"Ehm, si?" Domandai timidamente.
"Volevamo sapere che fine avevano fatto i tuoi amichetti" Mi domandò Ryan. Vidi come un sorriso sulle labbra di Alan, un ragazzo accanto a quello che mi porse la domanda.
Stavo per iniziare a parlare che intervenne lui.
"Oh dai, non l'hai capito Ryan? Alla streghetta emo qui, non andavano più a genio, quindi gli ha fatto un qualche incantesimo" scoppiò a ridere insieme a tutta la classe ad eccezione mia e di Ryan.
"Non fare l'idiota Alan. Elice, vieni con me"Mi fece cenno di seguirlo fuori dalla classe.
"Mi dispiace per Alan, è uno stupido"
"Stai tranquillo, non è niente. Sono abituata" accennai un piccolo sorriso per tranquillizzarlo.
"Comunque riguardo ai miei amici, è un po' complicata la storia" Deglutii insicura.
"Ti ascolto" mi fece cenno di continuare, mettendomi una mano sulla spalla.

Non potevo raccontargli di Andrew o del gioco della campana. Dovevo aver cautela in quel momento.

"Tu cosa sai?" Domandai.
"Non molto a dir la verità, so solo che erano andati a fare un giro, ma che poi non tornarono più a casa. L'unica cosa ritrovata sono i loro zaini in una casa abbandonata" Si grattò la nuca con la mano destra.
"Beh, a dir la verità è quello che so anche io. Non so dove siano."
"Ma.. come? Non eri con loro?" Mi domandò confuso.
"No. Ecco, negli ultimi giorni non passo molto tempo con loro, per vari motivi sai, storia lunga, non penso che ti possa interessare." Confessai
"Ah, certo. Insomma, sono affari tuoi, non voglio intromettermi. Ma se vuoi un amico, sai su chi contare" mi fece un occhiolino.

Nel frattempo il professore di letteratura ci raggiunse e noi entrammo in classe. Durante la nostra entrata dissi a Ryan di non fare voce di ciò che gli avevo detto e mi fece un si con il capo. Non gli avevo detto nulla, ma comunque non volevo che le poche informazioni che magari un giorno gli avrei fornito facessero il giro di tutta la scuola.

Le ore successive passarono in un modo a dir poco lento.
Finalmente arrivò l'ora di pranzo. Con un sandwich mi diressi al mio solito posto nel retro della scuola. Mi sedetti sul cemento con le mie amate cuffiette. Dopo qualche minuto inizia a sentirmi osservata, mi voltai e vidi la sagoma di Ryan.

"Cosa ci fai qui?" Gli domandai.
"Volevo farti un po' di compagnia, sei sempre sola" Fece un leggero sorriso.
"Ah, beh, fai come vuoi" Tolsi le cuffiette e le rimisi in tasca dei miei jeans.

Per la prima volta dopo giorni, passai l'ora di pranzo insieme a qualcuno. Ryan era simpatico,eravamo piuttosto simili per quanto riguardava la musica. Ad interrompere lanostra chiacchierata fu la campanella che segnava l'inizio delle ore pomeridiane, tutte in comune con ilmio nuoco amico, se così lo possiamo definire.

It isn't just a game  - Andy Biersack -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora