32- I miss you

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Riaprii gli occhi e attorno a me trovai cinque dottori, uno di questi aveva un defibrillatore in mano e lo stava riponendo al suo posto. Gli altri se ne stavano a fissarmi, una, che penso fosse l'infermiera, mi teneva la mano. Appena iniziai a guardarmi intorno, la vidi farmi un sorriso e giurerei di aver visto i suoi occhi farsi leggermente lucidi, o forse era la mia vista a fera cilecca per via della mia poca stabilità.

Sentii gli altri medici fare un sospiro di sollievo e fare un leggero applauso. Tutti mi stavano sorridendo, ma ero troppo poco stabile per rispondere con qualcosa di sensato. Alzai leggermente la testa e, esattamente davanti al mio lettino, vi era un vetro leggermente oscurato, e lì vidi Andrew con una mano su quella superficie trasparente tendente al blu, con un'espressione tutt'altro che felice. Ma appena notò che il mio sguardo si era posato su di lui mi fece un sorriso sincero, che mi fece sorridere a mia volta.

"Signorina Dowson, ora deve riposare. La riportiamo nella sua stanza e faremo in modo che possa riprendersi." Mi disse con estrema calma e gentilezza l'infermiera che poco prima mi teneva per mano. Era una donna sulla quarantina, bionda con gli occhi azzurri e un sorriso reso più evidente per via del rossetto rosso sangue.
Io mi limitai ad annuire facendo un sorriso, ero piuttosto sconvolta da tutto. Ogni cosa mi dava alla testa, ma non lo volevo dare a vedere, in particolare modo a dei dottori, mi avrebbero rinchiuso nel reparto psichiatria a vita.

La mia stanza, se così la possiamo definire, era una comunissima stanza d'ospedale, bianca, con una finestra poco distante dal mio lettino. Due sedie blu alla mia destra e una luce bianca fredda. Penso che gli ospedali siano dei luoghi piuttosto squallidi. Insomma, alcune persone ci muoiono dentro, potrebbero renderli un po' meno freddi e un po' più accoglienti. Ma questo è solo un mio commento.

Rimasi a fissare il mio braccio ed iniziai a giocare con l'ago della flebo, fino a che una mano non mi fece fermare. Un tatuaggio dei misfits sull'indice sinistro, dita lunghe ed affusolate, leggermente storte, segno che sapeva suonare il piano.
Un'ondata calda, bollente, mi risalì per tutto il corpo.

"Sono qui" Mi sussurrò.

Alzai lo sguardo e mi persi in quelle iridi di ghiaccio. Penso che la cosa che le rendeva più belle fosse il contorno più scuro del resto. Il suo sguardo ti penetrava l'anima. Riuscivano sempre a mettermi in soggezione, ma stavo bene. Mi facevano sentire protetta.

Gli strinsi la mano, come per dirgli che ce la avevo fatta, che lo avevo fatto per lui.

"Come ti senti?" Mi domandò sedendosi accanto a me sul letto.
"Mi fa male tutto, ma sono ancora viva" Accennai un sorriso mentre giocavo con la sua mano facendo intrecciare le nostre dita.
"Immagino, ma l'importante è che tu sia qui." Disse serio, lasciandomi percepire la sua preoccupazione.
"Infatti, io sono qui" Dissi unendo con decisione le nostre mani.

Il suo sguardo si posò su di esse lasciandosi scappare un sorriso sincero. Un sorriso che non vedevo da tempo.

"Mi è mancato" Dissi rompendo il silenzio.
"Cosa?"
"Tu, il tuo sorriso. Era da quando ero in coma che non ti vedevo sorridere così. Anzi, non ti avevo mai visto sorridere." Risposi iniziando ad accarezzare la sua mano con il mio pollice.

Non rispose, ma lo vidi avvicinarsi a me lasciandomi un bacio sulla fronte.
Appena le sua labbra premettero sulla mia fronte sentii un'ondata di energia che mi fece rivivere, sentii la macchina che segnava i miei battiti iniziare ad accelerare e anche Andrew se ne accorse e lo sentii sorridere.

"Come mai tutta questa velocità?" Mi guardò negli occhi con il suo solito sguardo malizioso.
"Ehm.. niente, sarà la macchina con qualche problema. Il mio cuore non ha accelerato, è sempre uguale" Dissi cercando di fare la ovvia, nonostante mi venisse da ridere.
"Allora posso sentire, così per avere conferma che la tua tesi sia giusta" La sua voce a queste parole divenne più bassa, rendendola più roca del normale facendomi venire ancora più caldo.
"Faccia pure, dottore" Cercai di ridere, ma il caldo nel mio corpo era incontenibile.

Sciolse le nostre mani e portò la sua sul mio petto, esattamente in mezzo al mio seno. A quel contatto sentii il mio basso ventre andare in fiamme insieme alla mia faccia, il mio respiro farsi più pesante e il mio battito andare alle stelle.

Vidi un altro sorriso dipingersi sul suo volto e spostò la sua bocca sul mio collo per sussurrarmi qualcosa.

"Sai, mi sembra che la macchina funzioni piuttosto bene. Direi che la tua testi è errata."
"Non ne sono certa, forse tu non sei esperto." Balbettai.
"Ne sei così sicura? Lasciami fare una cosa" Lo sentii spostare una mano direttamente sul mio seno ed iniziò a baciarmi il collo in modo decisamente delicato, ma allo stesso tempo molto malizioso. La sua mano iniziò a stringermi facendomi gemere sottovoce dal piacere.
Strinsi in un pugno le lenzuola del letto, per cercare di non lasciarmi scappare un altro verso.

"Mi sembra che il tuo battito sia accelerato notevolmente e anche la macchina ha rilevato ogni singolo battito" Mi morse il lobo, proprio appena sopra dove mi aveva appena baciato.
"Complimenti dottore"
"Direi che la paziente da me appena visitata stia bene e possa essere dimessa all'istante"
"Mi dia il tempo di prendere le mie cose, dottore" Gli sorrisi.
"Sono già tutte pronte. Il sottoscritto avrebbe una certa fretta di vederla nuda sotto di lui" Il suo naso era esattamente sul mio collo. Il suo respiro mi stava mandando su di giri in modo assurdo. Non ci vidi più e gli tirai leggermente i capelli.
"Andrew" Ansimai, ma lui mi zittì.
"Shh.. siccome mi hai mentito sul tuo battito, mettiamo una regola. Non mi potrai tirare i capelli fino a che non lo decido io, ci stai?" Mi guardò serio negli occhi, ma con il suo solito accenno di malizia.
"E va bene.." Dissi seccata.
"Mi sei mancata" Divenne improvvisamente serio.
"Anche tu" Iniziò ad accarezzarmi la guancia spostandomi i capelli dal viso. Ma ad interrompere quel bel momento fu un dottore, irrompendo nella stanza con una cartella clinica in mano.


It isn't just a game  - Andy Biersack -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora