20- Do you love me?

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Mi svegliai avvolta dalle calde braccia di Andrew. Era rimasto con me come mi aveva detto. Guardai la sveglia posta sul comodino e segnava le tre del mattino.

Mi girai leggermente per guardarlo. Aveva gli occhi chiusi e la bocca leggermente aperta, era un angelo in tutti i sensi. Riuscii a girarmi completamente per osservarlo in ogni suo minimo dettaglio, con la mano destra iniziai a toccare la sua pelle dannatamente perfetta. La luce dell'alba proveniente dalla finestra della mia stanza gli donava un'aria ancora più angelica.

"Perché continui a fissarmi?" Sentii la sua voce roca.
"Da quanto sei sveglio?" Domandai sorpresa, credendo di averlo svegliato io.
"Io non dormo" Mi rispose semplicemente, spostandomi una ciocca di capelli dagli occhi.
"E cosa hai fatto fino ad ora?" Gli domandai curiosa.
"Quello che faccio sempre. Ti ho osservato." Fece un sorriso accarezzandomi la guancia.

A quell'affermazione sorrisi e mi nascosi appoggiando la mia testa sul suo petto nudo, per non mostrare le mia guance tinte di rosso. Lo sentii darmi un bacio sulla testa e accarezzarmi la schiena dolcemente.

"Come stai?" Lo sentii domandarmi.

Mai nessuno mi aveva chiesto come stavo e mi trovai impreparata. Non sapevo neanche io come mi sentissi, ma solo una cosa era certa. Non stavo male.

"Mai stata meglio" Gli risposi.
"Hai ancora male?" Lo sentii spostare la mano verso il mio ventre.
"Solo un po' ma è sopportabile" Gli risposi sorridendo.
"Mi dispiace" Disse d'un tratto.
"Per cosa?" Ero confusa. Non doveva scusarsi, era naturale che mi facesse male essendo stata la mia prima volta.

Si alzò dal letto facendomi cenno di seguirlo. Scesi dal letto e indossai una felpa lunga per coprirmi, essendo ancora nuda. Lui indossava i suoi boxer neri. Mi fece strada fino ad uno specchio.

"Guarda" Si posizionò dietro di me e fece scivolare dalla mia spalla destra la felpa mostrano un livido viola di su essa.

Rimasi a guardare la macchia violacea sul mio corpo. Dopo qualche minuto scossi la testa e mi voltai verso di lui.

"Andrew, non importa" Gli dissi mettendo le mie mani sul suo petto.
"Aspetta" Mi disse con tono mortificato. Mi fece girare nuovamente verso lo specchio e alzò la felpa dal basso rivelando, questa volta, un livido violaceo sul mio fianco.
"Senza contare i vari marchi che hai sul collo e sul petto" lo sentii dire mentre mi teneva per i fianchi. Ma questa volta sul suo volto si leggeva un mezzo sorriso.
"Andrew, a me non importa. Mi piace tutto questo, perché lo hai fatto tu" Mi voltai nuovamente, guardandolo dritto negli occhi
"Elice, sono un mostro. Guarda cosa ti ho fatto. Ti avevo detto che non mi so controllare. Non posso rischiare di procuratene altri, o fare di peggio." Era dispiaciuto.
"Non mi importa" Gli dissi semplicemente.
"Non voglio farti del male. Sei così.. fragile" Disse accarezzandomi una guancia.
"Ne ho vissute di tutti i colori e ne vivrò di tutti i colori. Non penso di non riuscire a sopportare qualche livido, procurato da te" Marcai sull'ultima parola.
"Per me sei tutto Elice, sei l'unica cosa che rende completa la mia vita da angelo nero" Sentii il suo bacino toccare il mio.
"Anche per me sei tutto Andrew. La mia vita da umana era troppo monotona e piatta, ma finalmente sei arrivato tu e mi hai scombussolato tutto e mi hai fatto provare dei sentimenti mai provati." Dissi tenendo fissi i miei occhi nei suoi, nonostante i miei mi pizzicassero per via delle lacrime che minacciavano di uscire.
"Io non so cosa sia l'amore, ma penso che sia quello che io provo per te Elice." Lo sentii dire prendendomi il viso fra le mani.
"Ma.. tu sei un angelo nero, non puoi amare" Balbettai agitata.
"Lo so.. ma tu.. te l'ho sempre detto, sei speciale. Hai dei poteri su di me." Fece toccare le nostre fronti.
"Quindi.. cosa vorresti dire?" Domandai con un filo di voce.
"Che.. penso di amarti, Elice"

Feci staccare le nostre fronti per guardarlo dritto negli occhi. Non resistetti e gli presi il viso fra le mani baciandolo come se non ci fosse un domani. Lo sentii rispondere subito al bacio. Sentii il suo corpo premere contro il mio fino a che non arrivai a sbattere le spalle contro lo specchio dietro di me.

Ci staccammo per assenza di fiato e posizionai le mie mani sul suo petto.

"Anche io, Andrew" gli risposi con un filo di fiatone.
"Anche se, a dire la verità, io lo penso già da un po' di tempo" Gli feci un leggero sorriso.
"Lo so" Ricambiò il mio sorriso accarezzandomi dolcemente il viso.
"Toglimi una curiosità. Puoi leggere nel pensiero?" Domandai di punto in bianco.
"Perché questa domanda?" Chiese divertito.
"Tu rispondi e basta."
"È complicato. Io generalmente posso sentire tutti i pensieri degli esseri umani. Ma i tuoi non li sento tutti. A quanto pare sento solo quelli più intensi" Si fece serio durante la spiegazione.
"È per questo che non mi definisci un'umana come gli altri?"
"Non solo. Ma ora basta domande, sei sempre troppo curiosa. Ti conviene prepararti per andare a scuola" Mi disse con un tono dolce, ma allo stesso tempo da genitore, accennando anche un leggero sorriso.

Mi avviai nella mia stanza a prendere l'intimo e mi chiusi in bagno per farmi una doccia calda. Andrew era rimasto nella mia stanza disteso sul letto.

Iniziai a spogliarmi e feci partire un po' di musica in riproduzione casuale.

Sentii bussare alla porta e poi la figura di Andrew si fece strada verso di me.

"Posso stare qui con te?" Mi prese per i fianchi. Ero rimasta in intimo.
"Vuoi farti il bagno insieme a me?" Gli domandai.
"Se mi vuoi" Rispose prima di baciarmi dolcemente le labbra.

Annuii felice della sua proposta ed iniziai a togliergli la maglietta.

Una volta che la vasca si riempì d'acqua entrò prima lui, per poi farmi cenno di sdraiarmi sul suo corpo. Feci come mi chiese e una volta entrata poggiai la mia testa al suo petto. Rimanemmo in quella posizione per circa due ore. L'unica cosa che ci fece dividere fu la sveglia che segnava e sei del mattino e io dovevo andare a scuola.


It isn't just a game  - Andy Biersack -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora