16- Damn

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Il mio stomaco era paragonabile ad un zoo. Tutte le emozioni che non avevo provato nei miei periodi di apatia si stavano facendo sentire tutte insieme. Con queste, sentivo un calore nel basso ventre. Ero un insieme di emozioni, e mi piaceva. Questo era l'effetto di Andrew su di me.

Staccò le sua labbra dalle mie solo per spostarsi sul mio collo, dove lasciò una lunga scia di baci umidi. Nel mentre le mie mani gli tiravano i capelli.

"Elice, ti voglio" Lo sentii dire tra un bacio e l'altro.
"Anche io ti voglio Andrew" Dissi spostando la testa all'indietro, come per lasciargli più spazio sul mio collo.

Dopo quelle parole lo sentii staccarsi dal muro, per spostarsi sul mio letto. Mi fece sdraiare e subito dopo lui si mise a cavalcioni sopra di me. Posizionò le sue mani ai lati della mia testa per non pesarmi, per poi ricominciare l'assalto alle mie labbra. Lo sentivo di tanto in tasto accarezzarmi il fianco destro con la mano alzandomi la maglia passandoci sotto con le sue mani calde. Quelle carezze mi fecero venire i brividi e lui se ne accorse.

"Non immagini da quanto tempo lo volevo fare" Lo sentii sussurrarmi all'orecchio.
"Cosa?" Dissi soffocando un piccolo gemito.
"Sentirti gemere sotto di me e sentire i brividi che solo io sono capace di provocarti" Mi morse il lobo alla fine della frase.

Gli tirai i capelli riportando il suo viso di fronte al mio per baciarlo nuovamente. Le sua labbra creavano dipendenza, tutto di lui creava dipendenza.

Durante il bacio spostò le sue mani sulla fine della mia maglietta per togliermela. Con un gesto velocissimo rimasi solo in reggiseno, e lo vidi fiondarsi sul mio collo per lasciare ulteriori baci umidi, fino ad arrivare al tessuto sul mio petto, che iniziò a mordicchiare.

Prima che potesse fare qualunque cose gli sfilai la maglia. La vista del suo corpo era a dir poco mozzafiato. Il suo corpo pallido faceva risaltare i suoi numerosi tatuaggi. Iniziai a toccarne uno sul tuo petto. Era un cuore con sopra una libellula. Rimasi, poi, colpita da quelli che aveva sul collo e da quelli sulle braccia, il sinistro era pieno.

"Sono bellissimi" Dissi a bassa voce.
"Mai quanto te" Disse lui sottovoce ricominciando a baciarmi con passione sulle labbra.

Non lo avevo mai fatto, quella sarebbe stata la mia prima volta, non sapevo bene cosa dovevo fare, quindi aspettavo che fosse lui a fare i primi passi. Di una cosa ero certa, volevo essere sua e volevo che lui fosse mio. Non potevo sapere quando avrei potuto riavere quell'occasione.

"Elice, lo so" Si staccò dalle mie labbra.
"So che non lo hai mai fatto" Mi guardò negli occhi.
"Hai paura?" Mi spostò una ciocca di capelli dagli occhi.
"No" Feci un leggero sorriso.
"Intendevo di me, hai paura di me?" Tornò serio ed iniziò ad accarezzarmi la guancia destra.
"No, non ho paura di te" Gli presi la mano.
"Non so controllare la mia forza" Disse lui.
"Non importa" Intrecciai le nostre mani.
"Sei l'unica persona al mondo alla quale non farei del male" Mi diede un dolce bacio sulla fronte.
"Mi fido di te" Gli confidai dopo il bacio.

Ricominciammo a baciarci e lo sentii spostare le mani sul bottone dei miei jeans, per poi aprire la zip. Me li tolse gettandoli a terra.

Ribaltai la situazione mettendomi io a cavalcioni sopra di lui e portai le mie mani verso i suoi pantaloni, dove sganciai il bottone ed aprii la zip. Mentre lo facevo vedevo sulla sua faccia un sorriso. Un sorriso che da lui avevo visto fare davvero poche volte, era un sorriso sincero.

Gli tolsi i jeans e li gettai chissà dove nella stanza. Eravamo in intimo e per la prima volta non mi vergognavo. Inutile dire nuovamente che con lui stavo bene, ero me stessa.

Prese il mio volto fra le mani e ricominciammo a baciarci da inginocchiati sul letto. Le mie braccia erano attorno al suo collo, poi lui spostò le sue sul mio sedere facendomi tornare sdraiata.

"Sei pronta, piccola?" Fece un sorriso malizioso. Gli risposi facendo un si con la testa.

Riprese a baciarmi e la sua mano destra scivolava fino al mio bacino. La sentii giocare con la mia intimità da sopra le mutandine e mi piaceva già molto. Lo sentii lentamente introdurcisi dentro e giocare direttamente con la mia intimità.

"Ti piace?" Chiese con tono malizioso. Volevo eccitarlo anche io in qualche modo, quindi come risposta gli tirai leggermente i capelli.

"Le prendo per un si" Mi baciò nuovamente in modo a dir poco passionale.

Sentii la sua mano scendere, per poi sentirlo entrare dentro di me con un dito. A quel punto gemetti nella sua bocca e la cosa gli piaceva. Lo sentii sorridere sulle mie labbra.

"Questo ti piace di più vedo" Mi stava facendo letteralmente impazzire. Non ero più capace di ragionare.

Andammo avanti così per qualche minuto ma qualcosa ci interruppe.

"Cos'è stato?" Domandai io con la poca voce che avevo.
"Non lo so" Mi rispose lui.
"Ma questo.. è il mio campanello" Dissi io.
"E chi diamine è?" Domandò scocciato Andrew.
"Non lo so, dovrei andare a vedere."
"Solo un momento" Mi fermò lui, con il suo solito sorriso malizioso.

Fece uscire il suo dito da dentro di me in un modo a dir poco sensuale, se lo portò alle labbra e lo leccò. Questo mi fece perdere il controllo e gli saltai addosso, facendo in modo che io fossi sopra di lui. Ad interromperci nuovamente fu il campanello.

Mi vestii velocemente e dissi ad Andrew di rimanere ad aspettarmi. Con malavoglia accettò, mentre io mi scendevo la piano di sotto.

Scesi le scale e mi diressi verso la porta. Senza nemmeno guardare aprii e rimasi meravigliata da chi mi trovai davanti.

"Ryan, cosa ci fai qui?" Domandai.
"Beh, non rispondevi ai messaggi e oggi a scuola non ci siamo visti. Cosa stavi facendo?" Chiese curioso lui.
"Ehm.. mi stavo facendo il bagno" Dissi la prima scusa. Ma dopo le mie parole sentii qualcuno scendere le scale. Andrew.


It isn't just a game  - Andy Biersack -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora