25- Broken pieces

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"Vieni, ti riporto a casa" Disse lui una volta staccatosi da me.
"Ma io non riesco a camminare" Gli dissi imbarazzata.
"E chi ha detto che devi camminare?" Mi guardò con un leggero sorriso in volto.
"E come ci torno a casa?" Domandai ancora più imbarazzata di poco prima.
"Ti fidi di me?" Mi chiese guardandomi intensamente negli occhi.

Come risposta io annuii.

"Allora vieni" Mi prese in braccio a mo di sposa e si recò al piano di sopra. Aprì la finestra della stanza più alta, e si mise in piedi sul davanzale.

"Tieniti stretta piccola" Mi avvertì lui.

Prima che io riuscissi a dire qualsiasi cosa Andrew si lanciò giù dalla finestra e dopo qualche millesimo di secondo di caduta, spiegò le sue grandi ali nere ed iniziammo a volare sopra la città.

"Puoi aprire gli occhi adesso" Mi disse lui con tono dolce.

Li aprii lentamente e ciò che vidi non poteva essere reale, non era la stessa città nella quale vivevo da ormai diciassette anni. Tutto era diverso, era tutto perfetto. Essere con Andrew era perfetto. Le sue mani che mi tenevano salda a lui mi donavano una sicurezza che mai avevo sentito prima. I suoi occhi che di tanto in tanto mi controllavano, ero in paradiso insieme al mio angelo nero.

"Ti piace?" Mi domandò lui notando, forse, il mio sorriso che andava da un orecchio all'altro.
"È.. è bellissimo. Non può essere reale tutto questo" Riuscii a balbettare.
"Per me lo è. Ma con te è tutta un'altra cosa" Mi diede un bacio tra i capelli e qualche minuto dopo arrivammo a casa mia.

Scendemmo lentamente nel giardino nel retro, per evitare di essere visti. Per fortuna lasciavo sempre un paio di chiavi di riserva sotto lo zerbino nella porta sul retro, così riuscimmo ad entrare in casa.

Andrew aprì la porta con me ancora in braccio. Entrammo e ci ritrovammo nella mia cucina. Mi fece sedere su uno sgabello e mi disse che sarebbe tornato subito.

Rimasi qualche secondo ad aspettarlo e lui tornò poco dopo con del cotone e del disinfettante in mano.

Si inginocchiò davanti a me e mi abbasso leggermente i pantaloni, rivelando un profondo taglio ancora sanguinante.

"Mi dispiace" Disse lui a voce bassa alla vista del liquido rosso mentre mi disinfettava la ferita.
"Se solo lo avessi saputo prima io.."
"Non importa" Lo interruppi.
"Si che importa, sei ferita, stai perdendo sangue"
"A me non importa" Dissi stringendo un pugno per il bruciore provocatomi dalla sostanza.
"A me si, sono io la causa di questo" Disse lui continuando il suo lavoro con la mia gamba. Io lo guardavo tenendo sempre un pugno ben serrato e mi cadde l'occhio sulla sua schiena ancora scoperta.

"Ma tua stai perdendo sangue" Osservai

Andrew si voltò di poco, quanto bastava per notare dei graffi sulle sue spalle.

"Perché non mi hai detto niente?" Lo rimproverai, quasi.
"Non volevo farti preoccupare"Rispose lui serio.
"Vieni qui" Presi del cotone dalla confezione ma lui mi fermò.
"No, non lo fare"
"Perché?"
"Le mie ferite guariscono da sole, senza nessun tipo di farmaci" Mi informò.

Io mi zittii e rimasi ad osservarlo per tutto il tempo in silenzio, pensando che i lividi e i tagli che erano sul suo corpo erano stati fatti a causa mia. Era mia la colpa di tutto.

"Ecco fatto. Ti consiglio di tenere questa garza per tutto il giorno, domani te la cambio io." Mi informò lui guardandomi dal basso. Intanto i miei occhi erano lucidi, avevo un magone in gola che era quasi impossibile da mandare via e lui lo notò.

"Che succede?" Mi domandò a pochi centimetri dal mio viso, tornando ad essere più alto di me.

Io scossi semplicemente la testa in segno negativo.

"Elice, dimmi cosa succede" passò un dito sulla mia guancia asciugandomi una lacrima che, involontariamente, mi ero lasciata scappare.
"È tutta colpa mia, Andrew" Iniziai a piangere sul serio.
"Guarda la tua schiena come è ridotta, è tutto a causa mia. Se io non esistessi tu ora staresti bene"
"Calmati Elice, calmati" Provò a farmi smettere di piangere, ma invano.
"No, guarda. La tua schiena è piena di lividi viola e di tagli rossi. Per colpa di una stupidissima mortale come me"
"Non è affatto così. Guardami Elice, guardami negli occhi" Prese il mio viso tra le mani facendo in modo che mi perdessi nei suoi due oceani.
"Tutto questo non è colpa tua. E poi non sei una stupidissima mortale, come hai detto. Tu sei molto di più. Tu sei tutto ciò che ho e tutto ciò che voglio."
"Ma le tue ferite.. guardale" Distolsi lo sguardo dai suoi occhi per un istante.
"Le mie ferite guariranno, non ti devi preoccupare" Fece ricombaciare i nostri sguardi.

"Il fatto, Elice, è che il nostro amore non è normale. Abbiamo entrambi il bisogno l'uno dell'altra. La sola assenza di uno, provoca il vuoto nell'altro e questo ci fa stare male. Ma allo stesso tempo, anche lo stare insieme porta a della sofferenza, e questo è solo l'inizio se tu scegli di stare con me." Mi spiegò lui con tono molto pacato.
"Io ti voglio, ho già scelto di stare con te, e non mi tirerò mai indietro da questa mia decisione" Risposi decisa.
"So di non poterti dare molto oltre ad un enorme buio, ma ti posso dare il mio amore"
"Ma il tuo amore è l'unica luce che vedo da quando ti ho incontrato, Andrew"

Era come se il tempo attorno a me si fosse fermato. Come se il mondo non esistesse più e ci fossimo solo noi due. Cercavo di asciugarmi gli occhi, ma le lacrime continuavano a rigare le mie guance.

"A volte piangere è un modo che hanno i tuoi occhi per parlare. Quando la tua bocca non riesce a spiegare cosa sta provando il tuo cuore. Non serve che te le asciughi, sei bellissima lo stesso, lo sei sempre."

A quelle parole mi precipitai sulle sue labbra dando vita ad un bacio disperato.

Le mie mani erano immerse tra i suoi capelli, mentre le sue accarezzavano ogni centimetro del mio corpo, fino a che non sentii una leggera spinta dal fondo schiena e mi ritrovai in braccio a lui. Il quale percorse le scale fino ad arrivare nella mia stanza, dove mi fece stendere sul letto posizionandosi a cavalcioni sopra di me, senza mai staccare le nostre labbra.

It isn't just a game  - Andy Biersack -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora